Ciancio e gli affari concorrenti per i centri commerciali L’ex fedelissimo del boss Mandalà e le sponde politiche

«Lui si proponeva molto, aveva buoni agganci politici e collaborò per organizzare un incontro con Raffaele Lombardo». Un intercessore pettinato e profumato, in giacca e cravatta, che risponde al nome di Francesco CampanellaEx consigliere comunale di Villabate, in provincia di Palermo, e braccio destro del boss locale Nino Mandalà. Diventato collaboratore di giustizia, Campanella è noto per avere falsificato la carta d’identità di Bernardo Provenzano. Consentendogli, nel 2003, di raggiungere indisturbato una clinica di Marsiglia per un intervento alla prostata. Il suo nome lo pronuncia in aula l’imprenditore Paolo Marussig, convocato come testimone dell’accusa nel processo a Mario Ciancio Sanfilippo. Editore ex direttore del quotidiano La Sicilia accusato di concorso esterno in associazione mafiosa

Affiancato dal suo legale, l’avvocato Andrea Bertolini del foro di Roma, Marussig ripercorre la sua carriera imprenditoriale. Segnata dall’inchiesta risalente al 2006 della Direzione distrettuale antimafia di Palermo sulla costruzione, mai realizzata, di un centro commerciale proprio a Villabate. Dopo la condanna in primo grado per corruzione aggravata dall’avere favorito Cosa nostra, in Appello per lui è arrivata la prescrizione. «A Catania dovevo occuparmi di tre centri commerciali – racconta -. Uno alla Playa nei terreni di Mario Ciancio e l’altro alla zona industriale. Successivamente è entrato anche lo sviluppo di un’operazione nel territorio di Misterbianco, sempre nei terreni di Ciancio in contrada Cardinale». Il racconto di Marussig non è altro che l’anticipo di un filo conduttore che la procura segue durante tutta l’udienza. Cioè lo scontro, consumato tra fine anni Novanta e i primi anni Duemila, di due operazioni imprenditoriali concorrenti. Una di fronte all’altra nel territorio di Misterbianco. In cui ognuno si adoperò per arrivare agli sponsor politici utili per portare avanti i progetti. 

L’affare in contrada Cardinale – quello sui terreni di Ciancio – però non vedrà mai la luce. Contrariamente all’operazione nei terreni dall’altro lato della tangenziale, in contrada Tenutella, dove nel 2011 è stato tagliato il nastro del Centro Sicilia. «Non ci sono stati problemi – ironizza Marussig – ma un vero e proprio muro di gomma. Loro (i concorrenti, ndr) erano sponsorizzati dal Comune di Misterbianco, e di questo ho contezza». Così per cercare di sbloccare la situazione il manager avrebbe cercato altri interlocutori. «Ho presentato il nostro progetto a Raffaele Lombardo – conclude – Andammo al Comune di Catania con Campanella, ma lui non entrò nella stanza. Campanella era considerato un paladino dell’antimafia e noi ci siamo cascati tutti. Ero ingenuo ma credevo di operare in una Sicilia diversa». 

La stessa in cui si muoveva un altro noto imprenditore: il messinese Antonello Giostra. Anche lui attivo nel settore dei centri commerciali con rimandi alla provincia di Catania e al nome dell’editore de La Sicilia. «Mario Ciancio? Sapevo chi era. Chi è che non conosce Mario Ciancio?», risponde ai magistrati Agata Santonocito e Antonio Fanara. «Ci siamo visti in più occasioni a partire dal 1998 – racconta – e mi propose un terreno in contrada Cardinale, ma dall’altro lato c’era un progetto concorrente in mano a un certo Saro. Con Ciancio invece abbiamo fatto i compromessi ma senza una Lira». Anche Giostra, stando al suo racconto, avrebbe cercato il l’appoggio politico per sbloccare l’affare. «Ho incontrato Leanza, ma non ricordo il nome. Sicuramente era un deputato regionale. Una volta andando da Ciancio ho visto uscire l’onorevole Bianco». «I rapporti tra Bianco e Ciancio pensava fossero utili per il progetto?», chiede il pm. «Ciancio conosce tutti – risponde il testimone – Tutti andavano da lui. Aveva certamente un prestigio, essendo il proprietario del giornale più importante della Sicilia». 

Anche Giostra, come Marussig, cerca il grimaldello per entrare al Comune di Misterbianco. Così da farsi approvare il progetto e il contestuale cambio di destinazione d’uso dei terreni. «Di questa vicenda ho parlato anche con Pino Firrarello e con l’onorevole Mimmo Rotella. Tutte e due mi hanno introdotto al Comune per incontrare il sindaco». Ma come ha fatto Giostra a conoscere i due politici? «Mi pare che me li ha presentati Ciancio – risponde – A Messina conosco io le persone, a Catania ci sono i catanesi». Qualche anno dopo, nel 2005, anche la carriera di Giostra, così come quella di Marussig, si scontra con le indagini antimafia. Finendo indagato, e poi archiviato, nel procedimento Gioco d’azzardo. Il suo però è un remake: «Opero in questo settore da 40 anni e ho pagato tutto. Comprese delle vecchie condanne per bancarotta fraudolenta e riciclaggio».


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