Chiesta perizia sulla ragazza stuprata in piazza Europa «Vogliono dimostrare la sua incapacità di testimoniare»

«Riteniamo fondamentale una consulenza sulla giovane». È una delle richieste avanzate dai legali che difendono i tre ragazzi catanesi accusati di violenza sessuale di gruppo ai danni di una ragazza 19enne statunitense, la notte tra il 15 e il 16 marzo 2019 in piazza Europa. Per Roberto Mirabella, Salvatore Castrogiovanni e Agatino Valentino Spampinato è stato chiesto il rinvio a giudizio lo scorso gennaio.

Durante l’udienza di questa mattina, le difese hanno depositato diverse perizie. «Alcune sono tecniche e riguardano i file che la vittima ha inviato all’amico – spiega a MeridioNews l’avvocata Monica Catalano che difende Spampinato – poi abbiamo anche prodotto delle consulenze psichiatriche sui nostri assistiti e una relazione sull’attendibilità della teste, viste le diverse versioni finora fornite, e anche per l’eventuale richiesta di rito abbreviato condizionato».

Durante l’udienza di oggi hanno richiesto di costituirsi parte civile oltre alla persona offesa, anche il Comune di Catania con l’avvocata Agata Barbagallo e il centro antiviolenza Galeata con la legale Giusy Latino. Su questo, le difese hanno presentato le proprie contestazioni, anche per la 19enne. «In questo caso – spiega Catalano – da un punto di vista tecnico perché mancava la procura speciale che è una conditio sine qua non». Il giudice per le indagini preliminari Luigi Barone si è riservato di decidere su tutto e ha fissato la prossima udienza per il 27 febbraio

«Noi abbiamo chiesto di essere parte civile – conferma a questa testata l’avvocata Mirella Viscuso che assiste la vittima – mentre i difensori hanno chiesto di produrre delle consulenze finalizzate a dimostrare che la mia assistita sarebbe incapace di testimoniare». Dopo un primo rinvio dell’incidente probatorio per motivi personali, la vittima è stata ascoltata in videoconferenza dagli Stati Uniti per dieci ore in due diversi giorni (il 26 e il 27 settembre scorsi). In quella occasione la giovane, davanti a interpreti e psicologi, ha «confermato le accuse nei confronti dei tre e le richieste di aiuto rivolte alle forze dell’ordine e all’amico». 

Dieci chiamate al 112, il tentativo di mettersi in contatto con il 911 (numero unico di emergenze negli Usa) e diversi messaggi audio con richieste di aiuto e la localizzazione gps inviate invano all’amico a cui poi la ragazza scrive «Ti odio davvero». Insieme alla denuncia, la ragazza ha prodotto anche un video, girato da uno dei ragazzi in macchina, in cui si vedrebbero due degli indagati «nell’atto di abusare della vittima e si percepiscono i lamenti della giovane, che è saldamente trattenuta per i capelli, e risate e sghignazzi dei giovani». I quali, però, hanno negato di avere agito con violenza e hanno ammesso di averla «toccata leggermente» per i capelli. 

«No, non voglio, per favore», è una delle frasi che la 19enne avrebbe rivolto più volte ai tre ragazzi. Scampoli di conversazioni registrati dalla giovane con il proprio cellulare. Durante l’interrogatorio, due dei tre hanno confermato di avere sentito la frase pronunciata dalla ragazza all’inizio dei rapporti sessuali ma hanno riferito che dopo non avrebbe detto più nulla. Cosa che loro avrebbero interpretato come un segnale di consenso. Tutti hanno, infatti, affermato che «ci stava… Era tranquilla». Con la chiusura delle indagini, però, la posizione di Spampinato si è anche aggravata: a lui, infatti, viene contestato di avere abusato della ragazza una seconda volta, da solo, nel sottoscala della casa dove la ragazza era ospitata alla pari da una famiglia per cui faceva da baby sitter. Lì, su una parete, erano state trovate delle tracce di liquido seminale che, dagli esami, è risultato essere di Spampinato.


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