La legale di Filippo Marraro parla a MeridioNews delle reazioni dell'uomo davanti ai carabinieri, poco dopo avere ucciso l'ex compagna. «Ha tenuto a specificare che era lucido e stava bene». Tuttavia pare che l'uomo fosse seguito da uno psichiatra
Catenanuova, il femminicidio della 40enne Loredana Calì L’onore compromesso tra le motivazioni dell’assassino
La difesa dell’onore. Ruota attorno a questo concetto l’assassinio di Loredana Calì, la 40enne uccisa con due colpi di pistola dall’ex compagno Filippo Marraro. L’uomo, che tra qualche giorno compirà 51 anni, ha più volte ripetuto la motivazione di fronte ai carabinieri della caserma in cui si è presentato poco dopo il delitto. Accanto a lui l’avvocata Maria Fallico, nominata legale di fiducia dal figlio maggiore di Marraro, nato dal matrimonio precedente alla lunga convivenza con Calì, durata diciotto anni e da cui sono nati altri due figli. «Per adesso non ho ancora avuto modo di avere un colloquio da soli con il mio assistito – dichiara a MeridioNews l’avvocata -. L’ho incrociato alla presenza dei carabinieri, e sono in attesa della richiesta di convalida del fermo da parte del magistrato titolare dell’inchiesta».
Dagli elementi finora emersi dall’indagine, quello che più colpisce sono gli stereotipi tragici che stanno all’origine del femminicidio: il senso del possesso da parte dell’uomo, l’incapacità di accettare che la donna possa in autonomia determinare il proprio destino, l’esigenza di affermare il proprio potere a qualunque costo. Anche il più alto. Marraro, infatti, sin dal primo momento è sembrato volersi addebitare la responsabilità dell’accaduto, mostrando un’apparente lucidità. «Davanti ai carabinieri ha più volte detto di stare bene, di essere pienamente cosciente e consapevole di ciò che ha fatto», racconta la legale. Tuttavia, sullo stato di salute dell’uomo il quadro deve essere ancora chiarito: «L’uomo da qualche tempo pare fosse seguito da uno psichiatra dell’Asp che gli aveva somministrato una cura a base di farmaci, i cui dosaggi di recente erano stati ridotti – spiega l’avvocata Fallico -. Dovremo capire in che stato l’uomo abbia agito, al momento non è possibile dirlo».
Marraro, nel cui passato ci sarebbero piccoli precedenti per reati contro il patrimonio, lavorava in un autolavaggio. Di cui non sarebbe stato il titolare, a differenza di quello che in questi giorni si è detto. In passato, invece, ha preso parte anche ai cantieri di servizio, finanziati dalla Regione e rivolti alle fasce socio-economiche più deboli. «Che non vivesse un periodo semplice è un dato certo», chiosa l’avvocata Fallico.
All’origine della tragedia, a detta dello stesso Marraro, ci sarebbe la rottura del rapporto con la vittima unito al sospetto, sempre più forte, che la donna potesse avere avviato un’altra relazione. Un’evenienza che poche settimane fa aveva portato l’uomo ad aggredire l’ex compagna, sottraendole il cellulare. Uno scontro che sarebbe avvenuto nella stessa campagna, in cui due giorni fa Marraro ha portato la donna, per poi puntarle contro una pistola e fare fuoco due volte. Così da essere certo di averla uccisa. «Davanti ai carabinieri ha chiesto il perdono dei figli, ha chiesto scusa per avere tolto loro la madre, ma non si è detto pentito del gesto», conclude la legale.