«Non conosco la parola dimissioni», diceva l'allenatore. Il club lo ha allontanato. La maggior parte dei tifosi era da tempo scontenta del tecnico. Al suo posto l'ex calciatore, con alle spalle tre esoneri di fila. Esordirà contro la squadra dalla quale era andato via a novembre, il Martina Franca
Catania, via Pancaro nuovo allenatore Moriero Scelta dopo sconfitta e proteste della tifoseria
«Se ritenessi di essere io il problema, me ne andrei. Ma il problema è un altro». Queste, dette sabato scorso, resteranno le ultime parole di Giuseppe Pancaro come allenatore del Catania. Dopo tre giorni di trattative, e due allenamenti tenuti dal suo vice, il tecnico è stato allontanato dal club. Decisione che fa seguito alla sconfitta interna contro la Casertana, ultimo di una lunga serie di risultati al di sotto delle aspettative. Al suo posto, a conduzione della prima squadra, è stato chiamato Francesco Moriero, ex calciatore di Inter e Milan, reduce da tre esoneri nelle sue ultime esperienze come tecnico.
Pancaro lascia il Catania quartultimo, con 25 punti in classifica: se il campionato fosse finito sabato scorso, i rossazzurri avrebbero dovuto spareggiare per evitare la retrocessione. Nonostante la squadra abbia conquistato sul campo 35 punti, l’allarme serie D è concreto e ha spinto la dirigenza a cambiare guida tecnica. La panchina è stata affidata a Moriero, che avrebbe firmato un contratto fino al termine della stagione. A novembre aveva rescisso col Martina Franca – prossimo avversario del suo Catania – dopo tre giorni dalla firma. Nelle sue precedenti esperienze un solo grande successo: la promozione in serie B col Crotone, nel 2009. Due le retrocessioni, cinque gli esoneri. Nei nove anni trascorsi come allenatore non è mai rimasto in carica per un’intera stagione.
«Sento la fiducia della società», diceva Pancaro nella sua ultima conferenza stampa, quella prima dell’esonero. Era uscito dal campo, dopo lo 0-1 subito in casa dalla Casertana, tra i fischi dell’intero Massimino. A mostrare perplessità e, poi, di non avere più fiducia nell’allenatore – ancora prima che arrivasse la sfiducia da parte della società – erano stati proprio gli ormai pochi presenti allo stadio. Gli altri spettatori, partita dopo partita, delusione dopo delusione, si erano già allontanati lasciando spopolate le tribune dello stadio catanese. Un’immagine che è sembrata misura dell’insoddisfazione, più ancora che verso l’operato della società, verso il modo di gestire la squadra da parte del tecnico e verso l’atteggiamento dei calciatori. L’elenco di ciò che i tifosi rimproverano a Pancaro è lungo.
Anzitutto c’è l’avere sempre difeso, tranne in rare occasioni, la bontà del suo lavoro, l’impegno dei suoi calciatori e l’operato della società che l’aveva incaricato. Bollando la maggior parte dei risultati deludenti con l’etichetta «immeritati»: semplice effetto della rotondità del pallone e della fortuna degli avversari. Spiegazione che Pancaro, nell’ultimo periodo, aveva dovuto ripetere troppo spesso: nove pareggi, quattro sconfitte e tre vittorie nelle ultime 16 partite. Risultati che sono valsi dodici punti e lo scivolamento in zona retrocessione. Sebbene, con l’aggiunta dei dieci sottratti dalla giustizia sportiva, il Catania sarebbe sesto nella graduatoria del girone C. Ma ciò nulla toglie al rischio serie D.
I numeri deludenti sono frutto di scelte anch’esse criticate con asprezza, almeno dalle tribune. Come quella di avere affidato la porta, per lungo tempo, a Bastianoni invece che a Liverani. Quest’ultima era stata la scelta iniziale, poi accantonata e ripescata solo a seguito delle deludenti uscite del primo portiere. Sotto accusa anche la sistematicità nei cambi a gara in corso, l’adozione di un modulo di gioco e di schemi rigidi, la preferenza per alcuni calciatori piuttosto che altri: scelte vincenti a inizio stagione, ma che gli avversari – nel corso del campionato – hanno studiato trovando il più delle volte adeguate contromisure. Pancaro – e non è una critica meno aspra delle precedenti – viene rimproverato pure per l’impassibilità con cui i tifosi gli hanno più volte visto vivere la gara dalla panchina: braccia conserte, nessuno scatto d’ira, imperturbabile a prescindere dal risultato o dall’andamento della partita.