«Il Nievski non è un semplice locale notturno, ma la casa di tutti noi!». Ed è per questo che, dopo il rogo divampato qualche giorno fa all’interno dello storico pub che si trova sulla scalinata Alessi nella zona di via Crociferi a Catania, è stata lanciata una raccolta fondi sulla piattaforma Gofundme. A organizzarla è […]
Catania, la raccolta fondi per il Nievski dopo l’incendio: «É uno spazio sociale per la città»
«Il Nievski non è un semplice locale notturno, ma la casa di tutti noi!». Ed è per questo che, dopo il rogo divampato qualche giorno fa all’interno dello storico pub che si trova sulla scalinata Alessi nella zona di via Crociferi a Catania, è stata lanciata una raccolta fondi sulla piattaforma Gofundme. A organizzarla è stato Emanuele Feltri, diventato negli anni il simbolo degli agricoltori resistenti nella zona delle campagne tra Paternò e Santa Maria di Licodia. «Quelle scalinate e quei locali – si legge nella campagna di crowdfunding – hanno ospitato serate di autofinanziamento per i compagni in carcere e di sostegno per gli sgomberi degli spazi sociali». Il Nievski stesso, del resto, è diventato uno spazio sociale. «Anche stanchi, affumicati, intossicati e un attimino depressi – assicura Saro, il titolare del Nievski – quello che possiamo garantire è la nostra testarda volontà a resistere per ripartire».
Ci vorrà un po’ di tempo (e un po’ di soldi) per riaprire al pubblico uno storico locale catanese che «ha avuto sempre la porta aperta anche per comitati, collettivi, presentazione di libri, eventi culturali, concerti o semplicemente – si ricorda nella campagna di raccolta fondi – per una cena calda a prezzi popolari e quattro chiacchiere per sentirsi meno soli». Le fiamme che hanno interessato il locale sono solo «l’ultima grande sfortuna che questo posto si trova ad affrontare». Prima c’erano state le restrizioni dovute al Covid che avevano già messo a dura prova anche il Nievski, poi «ci sono le mode che fanno spostare le persone da un locale all’altro». Solo che, appunto, questo non è un locale come un altro ma «uno spazio sociale di cui Catania non può proprio fare a meno».