Dopo la decisione del tribunale i rossazzurri sono scesi in campo allo stadio Angelo Massimino. Dagli spalti nessun coro su quanto emerso oggi. All'orizzonte le vicende societarie con l'entrata in scena di tre curatori fallimentari
Catania, nel giorno del fallimento sconfitta con il Monopoli Il futuro passa da esercizio provvisorio ed eventuale asta
Una giornata che resterà nella storia del Catania, conclusa con la partita surreale giocata stasera dai rossazzurri allo stadio Angelo Massimino contro il Monopoli. Dopo il fallimento del club dichiarato dal tribunale, con la sentenza depositata nella tarda mattinata di oggi, era sicuramente difficile scendere in campo, ma la squadra di Francesco Baldini non si è tirata indietro. Il Catania ha perso 2-0, ma ha lottato dal primo minuto per cercare di fare comunque risultato contro una delle squadre più forti del girone C. Langella l’autore del primo gol siglato al 20’ dai pugliesi, con un preciso colpo di testa sul cross al bacio di Tazzer. Di Bussaglia al 94’ la rete del 2-0.
Per il resto per Claiton e compagni solo tanta voglia di reagire a tutto ciò che hanno vissuto fino a oggi e onorare la maglia come hanno sempre fatto, rispettando quel patto d’acciaio che si era stretto a inizio stagione nello spogliatoio. Encomiabile anche il sacrificio dei tifosi presenti sugli spalti, che anche contrariamente alle aspettative dei più pessimisti non hanno dedicato alcun coro a quanto accaduto oggi, risparmiando le energie per tributare il consueto amore ai giocatori in campo. Adesso però non c’è tempo da perdere, perché bisognerà fare di tutto per salvare almeno la categoria e consentire al Catania di completare il campionato di Serie C.
Il tribunale ha infatti disposto l’esercizio provvisorio della società rossazzurra fino al 2 gennaio del prossimo anno, nominando i curatori fallimentari: Daniela D’Arrigo, Enrico Maria Giucastro e l’avvocato Giuseppe Basile. A loro toccherà stilare l’elenco dei creditori e fare l’inventario dei beni nel più breve tempo possibile. Un passaggio di fondamentale importanza, perché l’esercizio provvisorio venga prorogato, si lega però inevitabilmente agli obblighi di Sigi. Secondo quanto previsto dalla sentenza i curatori dovranno infatti riscuotere da essa entro il 2 gennaio 600mila euro, individuati come valore negoziale del ramo d’azienda sportivo del Calcio Catania spa e considerati imprescindibili per la gestione del club nei primi due mesi del 2022.
Una volta superato questo scoglio, sarebbe davvero molto probabile la prosecuzione dell’esercizio provvisorio, durante il quale i curatori pagherebbero gli stipendi dei calciatori che appartengono alla rosa guidata da mister Baldini e dei dipendenti della società che continueranno ad essere considerati imprescindibili per l’attività del club. Non sarebbe esclusa in tal caso anche la possibilità di fare delle operazioni di mercato nella finestra di gennaio, considerando ovviamente che ormai da tempo proprio nella categoria in cui milita il Catania non viene riconosciuto quasi mai un corrispettivo economico alle vecchie società per il cartellino dei nuovi acquisti e che spesso questi si muovono dopo essersi svincolati o cambiano casacca in prestito secco.
Gli stessi curatori potranno inoltre cercare di recuperare i crediti che il Catania vanta dalla Lega d’appartenenza, a cui potrebbero chiedere di sbloccare anche le somme attualmente pignorate o quanto meno una parte di esse. Resta fondamentale, una volta garantite tutte le procedure da rispettare, bandire l’asta di vendita del club quanto prima, possibilmente entro 30 giorni da quando l’esercizio provvisorio è stato prorogato. La base d’asta dovrebbe coincidere con quella somma indicata dai consulenti nominati dal tribunale, che nelle perizie consegnate il 20 dicembre ai giudici hanno stimato il debito sportivo in 2.948.792 euro. Qualora il soggetto interessato all’acquisto del club fosse uno solo, e riuscisse a dimostrare di avere le somme per sostenere tale cifra, diventerà il nuovo proprietario del Catania. Nel caso ci fossero invece più soggetti interessati, si procederà alla classica asta tra i diversi potenziali acquirenti che si presenteranno per l’occasione e il maggior offerente rileverà la società.
Il nuovo proprietario non potrà naturalmente utilizzare il marchio e la matricola 11700 né l’attuale denominazione, quella che va avanti dal 1946, che cambierà dopo 75 anni di storia. A quel punto il compito della nuova società sarà quello di mantenere sul campo la categoria, ovviamente grazie alle prestazioni della squadra, e garantire la gestione ordinaria del club. Fatto questo e terminata la stagione bisognerà poi dar vita a tutto ciò che comporta l’iscrizione al nuovo campionato. Si potrà provare al tempo stesso a riacquistare il marchio, che verrà perso con la dichiarazione di fallimento odierna e che andrà in soffitta, ma che potrebbe essere recuperato dalla nuova società come avvenuto in altri casi simili. Una grande opportunità per chi vorrebbe restituire la sua storica denominazione al Calcio Catania, che forse potrebbe anche trovare il modo, nel tempo, di recuperare addirittura la matricola. Quel sogno che oggi per i tifosi sembra un’utopia.