Cronaca

Incendio e atti vandalici negli orti urbani a Catania. Comitato Librino Attivo: «Le telecamere? In qualche deposito del Comune»

Librino è un quartiere popolare e (molto) popoloso di Catania che si trova nella parte sud-occidentale della città, proprio di fronte all’aeroporto Fontanarossa. Popoloso perché conta circa 60mila abitanti, popolare perché nel parlato comune è così che si indica un quartiere abitato da persone non benestanti e alcune volte con difficoltà di carattere sociale. Infatti al netto del progetto originario – che avrebbe dovuto fare di Librino una sorta di città giardino – presto il quartiere catanese è diventato piuttosto una città satellite, nell’accezione brutta dell’espressione. Il concetto di città giardino è un modello di pianificazione urbanistica pensato a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento e aveva come obiettivo lo sviluppo di un’idea diversa sull’abitare: vivere in quartieri con i servizi della città, ma circondati dalla natura. Luoghi per la cultura, negozi, zone produttive, luoghi per il culto religioso, ma tutto circondato da alberi e da vegetazione: un ideale equilibrio tra vita di città e vita di campagna. A Librino, però, non è andata così.

La progettazione del quartiere risale agli anni Sessanta: il Piano regolatore generale (Prg) è stato firmato dall’architetto e urbanista veneto Luigi Piccinato, mentre per realizzare l’urbanizzazione di Librino è stato incaricato il celebre architetto e urbanista giapponese Kenzō Tange. Erano stati previsti grandi complessi abitativi, diversi spazi verdi, negozi, servizi e un grande parco centrale. Le ampie strade progettate da Tange avrebbero dovuto completare l’idea di new town – cioè nuova città – dello stesso architetto giapponese. Ma niente di tutto questo è stato realizzato, perché il progetto di Tange – consegnato nel 1972 – non è mai diventato veramente esecutivo. Non erano state considerate diverse cose: la vicinanza con l’aeroporto – per cui le torri non sarebbero potute essere alte come da progetto – l’inquinamento acustico causato dall’atterraggio e dal decollo degli aerei, la natura argillosa del terreno, che quindi non rendeva l’area ottimale per costruire edifici.

Nei primi anni Settanta, inoltre, in quella zona sono state costruite molte case abusive, cosa che ha reso necessaria una variante per inglobare le abitazioni irregolari; questo però ha comportato che molto spazio destinato a uso pubblico è stato riconvertito. Anni di abbandono e di degrado – uniti alla mancanza di punti di socialità e di aggregazione – sono alcuni tra i motivi che hanno favorito lo sviluppo della criminalità nel quartiere, con Librino che negli anni è diventata una grande piazza di spaccio, una specie di ghetto scollegato dal resto della città. Negli ultimi 15-20 anni le cose sono parzialmente cambiate, grazie quasi unicamente alle associazioni che – in molti modi – operano nel quartiere. Tra queste c’è il Comitato Librino Attivo. Fare attività sociale a Librino, però, non è semplice. «Esistiamo da 17 anni – dice a MeridioNews il vicepresidente del Comitato, Fabio Scuto – Alcune battaglie sono state vinte, ma le questioni relative alla manutenzione, all’emergenza abitativa e ai rifiuti sono temi evergreen nel quartiere».

Il 30 luglio scorso un incendio ha distrutto due capanni vicino agli orti urbani di Librino, in viale San Teodoro, che da anni sono oggetto di attivi vandalici. «Al di là degli atti vandalici – dice Scuto al nostro giornale – la situazione si è aggravata. Da quello che ci hanno raccontato alcuni ortolani, hanno subìto delle aggressioni, sono stati presi a sassate e ad alcuni è stato anche prelevato del denaro». Il vicepresidente del Comitato Librino Attivo dice che «il sospetto è che i roghi siano dolosi e non atti vandalici semplici». L’associazione non ha ancora «moltissimi dettagli in merito, né strumenti per ricostruire le dinamiche – dice Scuto – perché non ci sono le videocamere. Però dai palazzi qualcuno ha visto dei ragazzini andare lì e dare fuoco». Già, le videocamere, che il Comitato Librino Attivo aspetta da quando nel novembre 2022 il suo progetto – Un polmone verde per la città, i Giardini verticali di Librino – è risultato il più votato nell’ambito di un’iniziativa di democrazia partecipata del Comune di Catania. La locuzione ‘democrazia partecipata’ indica il coinvolgimento della cittadinanza nelle scelte amministrative: associazioni e gruppi di persone possono presentare progetti tematici e ambire al budget messo a disposizione dall’amministrazione comunale alla voce ‘democrazia partecipata’.

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La proposta del Comitato Librino Attivo riguardava un progetto per la riqualificazione del Parco urbano Librino attraverso il suo rimboschimento e la realizzazione di aree attrezzate per lo sport e per la socializzazione. «Ma sin da quando è stato avviato – dice Scuto al nostro giornale – sul progetto c’è stata una totale assenza di manutenzione. In questo il Comune ha una fetta di responsabilità – continua – perché è l’amministrazione che ha creato questo». E poi, visti i continui atti vandalici, «c’è la situazione relativa alla sicurezza, da affrontare a 360 gradi. Vedremo se riusciremo a scuotere la sensibilità del sindaco di Catania». Il rogo del 30 luglio ha portato, nei giorni scorsi, alla convocazione di un’assemblea, nella quale le 70 persone assegnatarie degli orti – concessi in comodato d’uso con bando pubblico – si sono confrontate e hanno preso delle decisioni. «Bisogna alzare l’attenzione sulle questioni di sicurezza – dice ancora Scuto – per questo nei prossimi giorni formuleremo la richiesta ufficiale di incontro al prefetto e al sindaco di Catania.

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E la cosa non riguarderebbe solo il parco urbano, perché «nel viale Moncada le corse del Librino Express sono state ridotte – dice Scuto – perché l’autista veniva preso a sassate. E quindi anziché lavorare sulla sicurezza, la soluzione nel 2024 è togliere un servizio», dice con amarezza. Librino Express è una linea di autobus che collega il quartiere al resto della città, distante alcuni chilometri. «Così – sottolinea il vicepresidente del Comitatoci vanno di mezzo le persone anziane e quelle che vanno a guadagnarsi qualcosa con dei lavoretti, perché la sera non possono più tornare a casa». Scuto segnala che ora l’ultimo autobus arriva al viale Moncada alle 19, mentre fino a qualche tempo fa – prima di alcune segnalazioni e di alcune proteste – addirittura alle 18. Con il suo progetto il Comitato Librino Attivo voleva «restituire a Librino il parco che il quartiere ha sempre atteso – dice Scuto – così come un laghetto, un parco giochi e il resto, ma non c’è niente di tutto questo. Da quando abbiamo vinto non c’è stato nessun dialogo con l’amministrazione». Da novembre 2022 a oggi a guidare il Comune di Catania sono stati prima due commissari straordinari poi l’amministrazione dell’attuale sindaco, Enrico Trantino. Scuto parla di «un dialogo che dev’esserci non solo con l’associazione, ma anche con gli ortolani».

Scuto denuncia alcune mancanze ormai note a tutti. «Il bilancio partecipativo serviva anche a uno studio per i terrazzamenti, perché sono stati realizzati in un impluvio», che è il punto verso il quale si convoglia l’acqua piovana. «Senza studio e senza manutenzione l’acqua fa il suo corso e trascina via i terrazzamenti». Il problema «è strutturale – dice Scuto – perché l’illuminazione funziona parzialmente, mentre le telecamere di videosorveglianza proprio non ci sono». La prima sembra essere deficitaria, «alcuni lampioni si accendono, altri no» e «non è censita da Enel, sui pali non ci sono i numeri, quindi non possiamo segnalare i guasti». Questa situazione «il Comitato l’ha segnalata alla Municipalità e all’ufficio competente». Poi c’è la questione delle telecamere. «Sappiamo che il Comune è in possesso delle videocamere destinate a quell’area – dice Scuto – ma non c’è chi si prende in carico la cosa e chi poi deve estrapolare i filmati, così le videocamere non sono installate». Eppure erano «parte del progetto di democrazia partecipata che ha vinto – dice il vicepresidente del Comitato Librino Attivo – ma al momento, dopo quasi due anni, non ci sono informazioni su come proceda l’iter». Anzi, qualcosa si sa: «Dovrebbero essere in qualche deposito del Comune», dice Scuto. Accanto agli orti «c’è la sede della Multiservizi (una società partecipata dal Comune, ndr), quindi potrebbe essere la struttura più vicina e strategica per installare gli hardware, però – continua – fino a ora non c’è stata disponibilità da parte di nessuno».

Dopo l’incendio del 30 luglio e la riunione del 6 agosto il Comitato Librino Attivo chiede «il ripristino dei casotti incendiati», ma anche che si ponga l’attenzione «sulle problematiche mai risolte: scarsa illuminazione, assenza di videocamere, nessuna pulizia o scerbamento e difficoltà con i turni di approvvigionamento dell’acqua». Scuto dice che «tempo fa abbiamo chiesto alla Municipalità, ma non si trova una soluzione. Poi, sempre mesi fa, durante una riunione con il Comitato l’ex dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Catania lamentava problematiche legate alla logistica e parlava di “zero budget per il verde” e di “zero budget per gli operai“. Ma noi – continua Scuto – con un bilancio partecipativo dal basso avremmo a disposizione 200mila euro». Soldi che, per quello che ne sa l’associazione, «sono fermi in Ragioneria. C’è un atto con l’impegno di spesa e forse una consulenza geologica, ma per il resto non sappiamo niente, perché non siamo interpellati da nessuno. E il Rup (responsabile unico del procedimento, ndr) non risponde». Questa figura è istituita dalla legge in materia di appalti pubblici. Il Rup è individuato dall’amministrazione appaltante ed è responsabile di tutte le fasi del procedimento di gara, dalla sua predisposizione all’aggiudicazione dell’appalto.

Quello che Scuto non riesce a spiegarsi è «perché dopo l’incendio nessuno dall’amministrazione – sindaco o presidente di Municipalità – si sia fatto vivo, mentre c’è stato un ottimo riscontro da parte della stampa e della cittadinanza, molto sensibile al tema». Eppure «si tratta di un progetto fiore all’occhiello non solo per Catania, ma più in generale – dice il vicepresidente del ComitatoTre ettari di progetto sociale che coinvolge persone, condomìni, verde, micro-economia – perché le famiglie assegnatarie hanno un giovamento economico dagli orti – e che viene ignorato dall’amministrazione. Un progetto costato 1,4 milioni di euro del Pon Metro», cioè il Programma operativo città metropolitane, che è un programma operativo nazionale unitario di interventi per lo sviluppo urbano sostenibile.

«Sono un attivista da 15 anni – dice Scuto – e in un quartiere delicato come Librino è sempre stato difficile portare avanti progetti sociali, ma quello degli orti è esploso: non c’è una famiglia che non voglia un orto. Per questo il progetto andrebbe osservato e valorizzato». Scuto dice anche che «l’amministrazione ha il riscontro materiale della situazione, perché abbiamo mandato e-mail di continuo al Comune, che dando seguito al progetto risolverebbe anche il problema della manutenzione del verde. Perché qui a Librino – conclude il vicepresidente del Comitato – la vegetazione è rigogliosa e la zona ricca d’acqua, per cui serve attenzione e manutenzione, se no la natura si riprende tutto».

Mauro Gemma

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