Castelvetrano, ecco chi sono i sei candidati a sindaco Dal legale degli abusivi all’ex fedelissimo di Ruggirello

Le ombre sono tante, le presenze ingombranti altrettante. Castelvetrano sta entrando faticosamente nel vivo di una campagna elettorale che vede ai nastri di partenza sei candidati a sindaco. Spiazzato chi pensava che – dopo il commissariamento per mafia, il dissesto, le inchieste giudiziarie che hanno devastato la politica locale – nessuno volesse cimentarsi nell’amministrazione del Comune in provincia di Trapani. C’è ancora la fila per guidare un ente con 27 milioni di euro di disavanzo e 42 milioni di tasse non riscosse. Ma secondo il commissario prefettizio Salvatore Caccamo la necessaria dote di discontinuità col passato non è di casa tra gli aspiranti sindaci, almeno stando a guardare le liste a loro sostegno. 

Chi rischia di macchiarsi di incoerenza nel parlare di discontinuità è Calogero Martire, ex presidente del consiglio comunale fino al 2012, per molti anni uomo di fiducia di Paolo Ruggirello, ex deputato regionale arrestato con l’accusa di associazione mafiosa, recentemente rimodulata in concorso esterno a Cosa nostra. Secondo l’accusa, il politico trapanese per oltre dieci anni ha tenuto rapporti con la criminalità organizzata, che ne ha fatto «un ponte per entrare dentro le istituzioni». Martire è stato tra i primi a seguire Ruggirello nella creazione del movimento Articolo 4 (poi confluito nel Pd), diventando commissario del neonato partito a Castelvetrano. «Ma io – spiega – non ho condiviso l’ingresso nel Pd e lì le nostre strade politiche si sono divise. Io – si difende – ho sposato progetti politici, non persone».

È l’unico candidato sindaco sostenuto da due liste civiche. «Su 24 candidati, 21 sono nuovi alla politica», sottolinea. Tra le tre facce note trova posto un altro elemento di continuità col recente passato: il medico Salvatore Stuppia, ex assessore nella prima fase della giunta di Felice Errante e iscritto alla loggia massonica Italo Letizia. Nelle carte dell’inchiesta Artemisia, Errante viene intercettato mentre parla del rimpasto che vede uscire Stuppia, sostituito da Nicola Li Causi (un cambio interno al movimento Sicilia Futura dell’ex ministro Totò Cardinale). «Stuppia – dice l’ex primo cittadino indagato – se ne va ringraziando apertamente, minchia a cielo aperto, perché spera di poter essere il candidato sindaco della coalizione». Un’ambizione che nel 2017 trova due stop: prima la coalizione gli preferisce Luciano Perricone (pure lui coinvolto nell’operazione Artemisia), poi il commissariamento posticipa di due anni il ritorno al voto. «Stuppia è persona perbene e presidente dell’Avis, nulla da dire», precisa Martire. 

Chi rivendica una presa di distanza netta da Ruggirello è il candidato sindaco del Pd Pasquale Calamia, volto storico della sinistra di Castelvetrano. «Qui Articolo 4 non ha mai avuto cittadinanza dentro il Pd – sottolinea – e Ruggirello non è mai stato invitato alle nostre riunioni. Andate a chiedere a chi lo ha fatto entrare nel partito a livello regionale, andate a chiedere a Davide Faraone». Calamia e il Pd hanno però sostenuto per i primi due anni l’amministrazione Errante per poi passare all’opposizione quando il sindaco ha stretto l’alleanza con Giovanni Lo Sciuto, l’ex deputato regionale arrestato con l’accusa di guidare un gruppo occulto con lo scopo di infiltrare la massoneria in tutte le stanze del potere. «Quando si è formato l’asse Errante-Lo Sciuto abbiamo lasciato la maggioranza, perché quel modo di fare politica è distante anni luce dal nostro. Nella nostra lista non c’è nessun massone». 

A contendere la poltrona di primo cittadino ci sono poi due avvocati. Da una parte c’è il giovane Davide Brillo, figlio d’arte, membro del direttivo cittadino dei Lions e iscritto fino al 2017 alla loggia massonica Enoch 238; è sostenuto solo da Fratelli d’Italia «perché – sottolinea – avevamo avviato un dialogo con la Lega, ma alla fine ha deciso di non scendere in campo». L’altra avvocata ai nastri di partenza è Vita Alba Pellerito. C’è poi Antonio Giaramita, ex militare della Guardia di finanza. Sesto e ultimo candidato è Enzo Alfano, funzionario di banca, volto del Movimento 5 stelle. Negli ultimi giorni i parlamentari nazionali pentastellati, a cominciare dalla testimone di giustizia Piera Aiello, sono intervenuti a Castelvetrano in suo sostegno. «Finora questa è stata la capitale della mafia, dove c’era Matteo Messina Denaro. Ora dovete urlare, imporvi e dire basta a tutto questo», ha scandito Aiello. 

La lunga latitanza del superlatitante di Cosa Nostra è un’altra cappa che i castelvetranesi vorrebbero scrollarsi di dosso. Ma per chi amministrerà il Comune le priorità, secondo il commissario uscente, si chiamano risanamento finanziario, a cominciare dalla riscossione dei tributi, una prassi che sembra essere stata dimenticata per diversi anni, e lotta all’abusivismo edilizio. Nella frazione balneare di Triscina 83 immobili sono abusivi, di questi 22 sono già stati abbattuti. Ma c’è un altro elenco di 273 edifici all’interno della fascia dei 150 metri dal mare. «Chi arriverà dopo di me – ha detto il commissario Caccamo – non si potrà esimere dal continuare questo lavoro, sia nelle demolizioni sia nelle comunicazioni all’autorità giudiziaria». Eppure nei programmi elettorali pubblicati dai sei candidati nessuno parla esplicitamente di proseguire le demolizioni. Anzi, in un caso, la candidata Pellerito dice di voler «regolarizzare gli immobili abusivi esistenti» attraverso «significative varianti al piano regolatore», seppur «nel rispetto delle norme». Un altro candidato, l’avvocato Brillo, ha invece difeso in Tribunale gli abusivi riuniti nell’associazione Triscina sabbie d’oro. «Sono rapporti tra clienti e professionista – spiega – da sindaco cambierebbe tutto e proseguirei sulla scia dei commissari, d’altronde le demolizioni sono un obbligo di legge».


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