Orazio Buda, cugino del boss Orazio Privitera, come svelato da MeridioNews era il responsabile dei parcheggi degli stabilimenti comunali. Alfio Vecchio, invece, è accusato di essere un prestanome di Buda. Entrambi, dopo le inchieste giornalistiche che li hanno coinvolti, hanno lasciato la cooperativa Caffè Napoleon
Caso spiagge libere, si dimettono Buda e Vecchio D’Agata: «Ma i controlli sull’azienda non sono finiti»
Orazio Buda e Alfio Vecchio si sono dimessi dalla società cooperativa Caffè Napoleon. È l’ultimo capitolo della complicata vicenda che riguarda la gestione delle spiagge libere e dei solarium del Comune di Catania, affidati alla ditta di Librino. Tra i cui dipendenti figuravano, almeno fino alle loro dimissioni di questi giorni, i due uomini coinvolti entrambi nell’inchiesta antimafia Prato verde della procura di Catania. Orazio Buda, cugino del boss del clan Cappello Orazio Privitera, come svelato da MeridioNews era il responsabile dei parcheggi degli stabilimenti comunali della Playa.
Un lavoro, quello nelle aree di sosta del lungomare Kennedy, al quale non era nuovo: secondo i magistrati, aveva imposto fino al 2012 i suoi servizi al lido La cucaracha, sotto la minaccia – anche implicita – della sua appartenenza alla cosca catanese. Discorso simile vale per Alfio Vecchio. Nella stessa operazione del 2014 è stato accusato di essere un prestanome proprio di Buda, che così avrebbe imposto allo stabilimento balneare anche il servizio di sicurezza all’ingresso della discoteca notturna del noto lido della Playa.
Dopo l’inchiesta di questo quotidiano, sono state molte le reazioni da parte di associazioni e cittadini. Che hanno chiesto a gran voce la revoca dell’appalto alla società Caffè Napoleon di viale Nitta. Il titolare Massimiliano Consoli diceva: «Conosco il passato giudiziario di Buda, ma io un’opportunità la do a tutti». Adesso dall’azienda le bocche sono cucite. Arriva solo la conferma che i due dipendenti hanno rinunciato al loro posto di lavoro. «Si sono dimessi, adesso siete contenti?», risponde Consoli a MeridioNews. «Questo, però, non significa che i controlli finiranno qui – assicura l’assessore all’Ecologia Rosario D’Agata – Continuano sia il monitoraggio dell’appalto, sia gli accertamenti su eventuali condizionamenti subiti dalla ditta».
L’elenco dei dipendenti era stato inviato da Palazzo degli elefanti alla prefettura. Sarà la prefetta, assieme al questore, «a dare notizia alla procura della Repubblica di eventuali fattispecie criminose – spiega D’Agata – Siamo in attesa dei risultati dell’indagine sulla lista dei lavoratori della cooperativa. La vicenda giudiziaria seguirà il suo corso, al Comune interessa quella amministrativa: abbiamo ottenuto il nulla osta dalla prefettura il 13 luglio, la vostra notizia è successiva e abbiamo appreso la circostanza da voi». Per revocare l’appalto all’azienda che se lo è aggiudicato, però, serve un’interdittiva antimafia. Che può arrivare solo dagli uffici di palazzo Minoriti.