Questa mattina il cimitero di Noto è rimasto chiuso. Sono cominciate presto, e si sono svolte in riservatezza, le operazioni per la riesumazione del cadavere di Emanuele Scieri, il parà siracusano di 26 anni trovato morto nel pomeriggio del 16 agosto del 1999 ai piedi di una torre di asciugatura dei paracadute della caserma Gamerra di Pisa. La procura di Pisa, che ha riaperto le indagini nel settembre del 2017, ha disposto un’autopsia a quasi 20 anni dalla morte, nell’ambito dell’inchiesta per omicidio volontario in cui sono indagati tre ex commilitoni del paracadutista siracusano. La salma, adesso, è già in viaggio per il luogo (tenuto ancora riservato) in cui verranno effettuati gli esami che potrebbero aiutare a ricostruire un pezzo di verità sul decesso che era stato archiviato come suicidio nei primi anni Duemila. Domani si saprà anche a quale perito verrà conferito l’incarico, ma la Procura avrebbe chiesto la disponibilità a Cristina Cattaneo, docente di Medicina Legale alla Statale di Milano, la stessa che ha coordinato la mega operazione di identificazione dei cadaveri dei migranti rimasti intrappolati nel barcone inabissato il 18 aprile del 2015 e poi ripescato un anno dopo.
L’esumazione è stata affidata a una ditta locale e seguita dalla squadra mobile di Firenze e dal commissariato di polizia di Noto. «L’autopsia può oggi raccontarci qualcosa in più grazie all’ausilio delle moderne tecnologie scientifiche – commenta Carlo Garozzo, il presidente dell’associazione Giustizia per Lele – Sin dal primo momento abbiamo richiesto verità e giustizia per la sua morte. Emanuele venne ucciso nel modo più ignobile possibile, vittima di atti violenti cagionati da mani giovani e stupide rispondenti a logiche becere e non da povero suicida come si provò a inscenare e sostenere, richiamando tesi assurde e denigratorie».
La svolta nella vicenda arriva dopo due anni di lavori della commissione parlamentare d’inchiesta, che nella relazione conclusiva ha individuato nuovi elementi utili per definire delle responsabilità penali. Colloqui e raffronti hanno fatto emergere il dubbio del nonnismo, che la procura ha deciso di verificare. Adesso il reato di omicidio volontario viene contestato all’ex caporal maggiore della Folgore Alessandro Panella (oggi 40enne), originario di Cerveteri, che al momento dell’arresto si era già organizzato per tornare negli Stati Uniti perché «se mi incastrano mi sa che ci muoio in carcere», diceva in una conversazione intercettata. Oltre a lui sono indagati anche altri due ex commilitoni di Scieri, Andrea Antico e Luigi Zabara.
Il primo, oggi 40enne originario di Casarano (in provincia di Lecce), è un sottoufficiale dell’esercito in servizio presso il reggimento settimo Vega a Rimini e anche consigliere comunale (eletto nel 2016) in una lista civica a Montescudo-Monte Colombo, un piccolo comune in provincia di Rimini. Zabara, invece, è l’autore del libro Coscienza di piombo che racconta, come si legge nella quarta di copertina, «la storia di quattro personaggi e cerca di sottoporre all’attenzione del lettore diversi temi come la guerra, il bullismo, il razzismo, l’ipocrisia sociale, i rapporti familiari, l’insegnamento, il lavoro e soprattutto il rimorso». Stando alla descrizione nel romanzo «i protagonisti commetteranno degli errori irreversibili. Come si può continuare a vivere la propria vita in maniera normale – si chiede l’autore – dopo aver commesso il più tremendo degli sbagli?».
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