Un documento conservato da circa vent'anni potrebbe tornare utile per fare chiarezza sulla morte del parà siracusano. Le tracce genetiche verranno comparate con quelle degli ex commilitoni Alessandro Panella, Luigi Zabara e Andrea Antico
Caso Scieri, dna su una busta a confronto con indagati Nella lettera anonima indizi e piste per sviare indagini
Una busta inviata agli inquirenti della procura militare di Roma contenente una lettera anonima nella quale sarebbero stati suggeriti degli indizi che avrebbero provato a depistare le indagini fornendo false piste sulla morte del parà siracusano Emanuele Scieri. Le tracce genetiche rilevate su quella lettera, spedita circa vent’anni fa, saranno comparate, come scritto da Il Tirreno, con il dna prelevato, nei mesi scorsi, agli indagati Alessandro Panella, Luigi Zabara e Andrea Antico.
Procedono le due indagini portate avanti parallelamente su quanto accaduto nella caserma Gamerra di Pisa, nell’agosto 1999. Da una parte c’è
la procura di Pisa che ha riaperto il caso, nel settembre del 2017 e indagato i tre ex commilitoni per omicidio volontario in concorso; dall’altra, la procura generale militare della corte d’Appello di Roma che ha chiesto, senza ottenerlo, il trasferimento dell’indagine «per competenza e giurisdizione». Gli stessi tre, in questo caso, devono rispondere di «abuso di autorità» e «violenza contro un inferiore». Per questo secondo binario, le indagini potrebbero chiudersi entro la prossima primavera. Intanto, lo scorso dicembre, dalla procura militare era arrivata l’ipotesi di una punizione inflitta a Scieri che sarebbe stato trovato a utilizzare il cellulare all’interno della caserma (pratica che all’epoca era vietata).
La punizione sarebbe consistita nel fare l’arrampicata della scala solo con le braccia, una pratica chiamata «esercizio 9». Da quella scala il giovane sarebbe caduto e lasciato sotto la torre di asciugatura dei paracadute fino al momento del ritrovamento, avvenuto tre giorni dopo, nonostante due ispezioni straordinarie. Più medici legali, negli anni, hanno concordato sul fatto che Lele si sarebbe potuto salvare. Eppure, da alcune anticipazioni non ufficiali e di parte che riguardano l’esito della nuova autopsia – che la scorsa primavera è stata affidata alla medica legale Cristina Cattaneo – sarebbe spuntata l’ipotesi della morte sul colpo. Teoria che, se confermata, avrebbe un impatto forte anche sulle indagini riaperte dalla procura di Pisa. Il reato di omicidio da volontario diventerebbe preterintenzionale e, quindi, sarebbe già prescritto.