Non si è tenuto l’interrogatorio di Rosanna Natoli. Oggi la consigliera del Consiglio superiore della magistratura (Csm) – originaria di Paternò, in provincia di Catania – doveva essere sentita dal procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo, ma ha chiesto e ottenuto uno slittamento dell’interrogatorio. La richiesta di rinvio – inoltrata dal suo legale – è stata accolta dalla procura e ora dovrà essere fissata una nuova data. La prossima riunione del Csm si terrà a settembre. In quella sede Natoli potrebbe essere estromessa dal Consiglio – ma in quel caso ci sarebbe bisogno di un voto del Csm – oppure potrebbe dimettersi prima, «come auspicato – dice l’agenzia di stampa Ansa – dall’Associazione nazionale magistrati (Anm) e dalla sinistra parlamentare». L’Associazione nazionale magistrati è l’organismo rappresentativo, senza carattere politico, che raggruppa i magistrati italiani: all’Anm aderiscono circa il 90 per cento dei magistrati e delle magistrate italiane.
Il Csm, invece, è l’organo tramite il quale la magistratura ordinaria italiana si auto-governa ed è composto da 33 persone. È presieduto dal presidente della Repubblica, che partecipa di diritto alle riunioni dell’organo; altri membri di diritto sono il primo presidente e il procuratore generale della Corte suprema di Cassazione. Le altre 30 persone che compongono il Csm sono membri cosiddetti togati – cioè appartenenti alle componenti della magistratura – e membri cosiddetti laici, scelti tra i docenti e le docenti universitarie in materie giuridiche e anche tra avvocati e avvocate che esercitano la professione da almeno quindici anni. I membri togati – che sono venti – sono eletti dalle magistrate e dai magistrati ordinari, mentre i membri laici – sono dieci – sono eletti dal Parlamento riunito in seduta comune. I nomi delle persone che vengono elette come membri laici del Csm spesso sono frutto di accordi tra i partiti: Rosanna Natoli è stata eletta in quota Fratelli d’Italia.
Il fascicolo di indagine su Natoli è stato aperto perché avrebbe incontrato la magistrata Maria Fascetto Rivillo, che quando era in servizio a Catania è stata condannata in primo grado dal tribunale di Messina a tre anni e sei mesi per aver preteso la cancellazione di una cartella esattoriale da parte dell’agenzia siciliana delle riscossioni: il tema dell’incontro tra le due sarebbe stato il procedimento disciplinare in corso a carico di Fascetto Rivillo. L’incontro, però, era stato registrato all’insaputa di Natoli e consegnato in una chiavetta alla Commissione disciplinare, assieme alla sua trascrizione. Natoli è indagata per rivelazione di segreti d’ufficio e per abuso d’ufficio.
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