Rinviata in commissione antimafia la trattazione del caso riguardante l’intercettazione tra il sindaco Enzo Bianco e l’imprenditore Mario Ciancio. A confermarlo è il deputato catanese e vice presidente Claudio Fava. La telefonata, risalente al 18 aprile 2013 – due mesi prima dalle ultime elezioni comunali – è stata svelata da MeridioNews ed è contenuta in uno dei 47 faldoni dell’indagine per concorso esterno alla mafia su Ciancio, editore e direttore del quotidiano locale La Sicilia. Il colloquio tra l’ex senatore – candidato del centrosinistra a primo cittadino – e l’editore avviene il giorno dopo l’approvazione in consiglio comunale del Pua, un progetto da 300 milioni nel litorale sud della città sul quale pesano gli interessi di Ciancio ma anche le ombre della speculazione edilizia e di Cosa nostra. «Abbiamo chiesto alla procura di Catania la documentazione riguardante l’inchiesta», spiega Fava a MeridioNews.
A palazzo San Macuto, sede della commissione parlamentare, deputati e senatori convocati nell’ufficio di presidenza mercoledì prossimo leggeranno verbali e intercettazioni. Alla fine della seduta potrebbero valutare anche «la possibilità di convocare il sindaco Enzo Bianco – precisa Fava -, se questo aiuterà a rendere più chiara la vicenda». Dal canto suo il primo cittadino (che non risulta indagato, ndr), in questi giorni non è mai entrato nel merito della vicenda. Nonostante secondo il Ros dei carabinieri, come messo nero su bianco agli atti dell’inchiesta, venga collegata al voto. Secondo gli stessi militari, Ciancio avrebbe espresso apprezzamento per «la serietà di Bianco nell‘impegno assunto nei suoi riguardi». «Sentire Bianco in commissione potrebbe essere una cosa normale – prosegue Fava -. Lui è il sindaco di una grande città e stiamo parlando di un processo delicato. Il suo contributo potrebbe essere utile al di là del coinvolgimento in quella intercettazione».
Il vicepresidente ha un’idea chiara anche sulle mancate reazioni alla notizia da parte della politica – a tutti i livelli – e di alcuni mezzi di informazione. «In una città come Catania questo silenzio è normale. Negli ultimi 35 anni c’è stata un’informazione con libertà vigilata gestita da Mario Ciancio, dove scrivere e dire erano considerati degli atti di disobbedienza».
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