Case popolari a Librino, a lavori finiti manca il metano In regalo la prima bombola. Danni? «Colpa inquilini»

«I danni nelle case popolari al viale Moncada 12 sono da attribuire agli assegnatari». È il mantra ripetuto da tecnici e ingegneri. Dalle ringhiere tremolanti, ai pozzetti franati, passando per le fognature a cielo aperto e finendo per le porte che cadono sulle persone. La fotografia arriva dall’ultima seduta della commissione consiliare Lavori pubblici del Comune di CataniaDopo il reportage esclusivo di MeridioNews, la denuncia del sindacato Sunia e un esposto in procura dell’associazione Codici, il presidente Niccolò Notarbartolo ha voluto vederci chiaro convocando chi conosce tutti i dettagli della vicenda. L’obiettivo dichiarato è quello di fare luce su eventuali responsabilità interne all’amministrazione o della ditta che in subappalto ha realizzato un’opera costata quasi due milioni di euro. Una palazzina con 24 alloggi consegnati in pompa magna il 10 agosto dal sindaco di Catania Enzo Bianco e che dopo 15 giorni già cadevano a pezzi. 

Ad alternarsi al tavolo della commissione, oltre ai consiglieri comunali, sono stati il Responsabile unico del procedimento Filippo Maccarrone e l’architetta Sabina Zappalà della STA progetti, azienda che ha in mano da decenni il monopolio delle opere nel quartiere dormitorio di Librino, in virtù di una sorta di appalto per il piano di zona risalente agli anni ’70. «Si è criminalizzato il mio operato andando a ricostruire sul giornale (MeridioNews, ndr) la genesi di questo appalto», esordisce Maccarrone, che è il secondo a prendere la parola dopo Dario Gulisano di Sunia Catania. Il tecnico cita delle presunte «strumentalizzazioni politiche» e parla di «una consegna fatta nel periodo feriale a lavori non ancora completi, ma ci siamo attivati e l’azienda è intervenuta. Ci tengo a sottolineare che dal momento dell’entrata degli inquilini i responsabili dei danni sono loro».

I riferimenti, senza giri di parole, sono a una serie di criticità emerse durante il reportage. «I pozzetti franati dopo tre giorni? Colpa dei mezzi pesanti utilizzati dalle persone per fare i traslochi», incalza il tecnico. Potevano essere fatti diversamente? O forse si escludeva la possibilità di un trasferimento di mobili e arredi? Si chiedono tutti. La risposta arriva da Zappalà: «Si può utilizzare la ghisa ma è un materiale che normalmente viene rubato quindi si preferisce optare per il cemento ma adesso tutto è stato ripristinato». Ci sono poi le ringhiere pericolanti ma anche queste sarebbero state danneggiate dai camion delle ditte per il trasporto di arredi. «Non c’è comunque nessun pericolo perché adesso abbiamo istallato un doppio tassello con materiale chimico». Le richieste di chiarimenti maggiori arrivano però quando si chiede delle infiltrazioni d’acqua nei garage e in alcuni appartamenti. «Nel video si vede dell’acqua gocciolare e abbiamo scoperto che il problema è dovuto all’istallazione di una lavatrice», spiega Zappalà. Sarebbe colpa degli assegnatari anche un altro caso d’infiltrazione al primo piano: «Qualcuno al terzo piano ha appeso la spazzatura a dei rubinetti per le caldaie che si sono danneggiati facendo uscire il liquido».

A supporto della tesi, che ha negli inquilini i principali colpevoli, c’è anche un reportage fotografico effettuato dai tecnici. Istantanee che secondi gli esperti dimostrerebbero anche i danni effettuati da possibili occupanti abusivi. «La fognatura al momento della consegna era stata collaudata ma poi abbiamo trovato di tutto, scarpe, pannoloni e stracci. Abbiamo quindi creato una nuova linea per evitare disagi alle persone con gli scavi». Una novità assolutamente inedita è invece quella che riguarda la rete del metano e il riscaldamento. A quanto a pare, ad alloggi consegnati ci si sarebbe accorti che la linea del viale Moncada non riuscirebbe ad alimentare le palazzine. «Stiamo cambiando i kit predisponendoli per le bombole – spiega Zappalà – con la prima che verrà regalata dall’impresa. Il problema è che la cabina di adduzione in quella parte di Librino non ha la pressione sufficiente. Le famiglie poi si organizzeranno in maniera individuale e poi in quella zona c’è il bombolaro vicino». 

Ma questi interventi sarebbero stati fatti senza la denuncia di MeridioNews? Chiedono i componenti della commissione. La risposta arriva quasi in coro: Sapevamo di alcune problematiche ma purtroppo tutto è avvenuto a cavallo del periodo di Ferragosto, dove siamo stati assenti per una settimana. Prima delle piogge istalleremo anche una rete di contenimento della scarpata e siamo in attesa dell’arrivo del materiale per sistemare la parte esterna dell’edificio». In attesa di capire l’evoluzione giudiziaria della vicenda, il Comune avrebbe mandato un atto di diffida all’azienda costruttrice. Un passaggio idoneo per ottenere interventi immediati. Uno degli ultimi aspetti è quello delle pareti interne in cartongesso e dei muri esterni già alterati. «La scelta di questo materiale ci lascia perplessi – spiega Notarbartolo ai presenti – ma sarà stata fatta per questioni economiche». «Il cartongesso si trova solo nelle zone dei corridoi – risponde Zappalà – mentre la facciata è costruita con materiali affidabili. Insomma, io ci abiterei».


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