E' stato querelato dal primo cittadino di Catania per aver modificato la sua voce su Wikipedia. Ma il gip ha accolto la richiesta di archiviazione del pubblico ministero. Adesso il giovane utente Joe Serpe si rivolge a Enzo Bianco. «Penso a tutti quei giornalisti pagati cinque euro ad articolo, che lavorano in un sistema in cui possono essere denunciati da politici come lei o da chiunque altro si senta infastidito dal loro operato»
Carissimo sindaco Bianco, lettera dall’utente querelato «Basta trovare pretesti per fare meschine denunce»
Carissimo Sindaco Enzo Bianco,
se oggi vivessimo nell’ancien régime o sotto il fascismo, io a quest’ora sarei già a tacere in galera per lesa maestà… e lei probabilmente ne gioirebbe.
Ma invece siamo in Italia all’inizio del 2015 e qui, malgrado tutto, vige ancora una Costituzione scritta da persone che sapevano sulla propria pelle quanti e quanto gravi danni può provocare l’ottusa arroganza del potere. Certo, a pensarci, in una città già oppressa da un pesante monopolio dell’informazione, fa arrabbiare il fatto che il sindaco si occupi di denunciare e fare convocare dalla polizia chi esercita il diritto alla cronaca attraverso Wikipedia.
Ma un giudice ha già deciso l’archiviazione di quella denuncia per «infondatezza della notizia di reato» in quanto «l’esposizione dei fatti è contenuta nei confini della obiettività e pertinenza all’interesse sociale alla conoscenza dei fatti stessi nonché della correttezza della forma e dell’apparente e, quanto al limite della verità, non risulterebbe sorretta da dolo», e questo fa bene all’animo.
Anche se ho avuto qualche fastidio: sono stato convocato e interrogato dalla polizia postale, sono stato per qualche mese indagato, qualche preoccupazione, qualche gratta capo, ma ne sono uscito presto e illeso. Senza sborsare nemmeno un euro perché ho trovato uno di quei rari avvocati che svolgono questo mestiere con un forte senso dell’etica professionale. E sono più convinto che mai della necessità di continuare ad esercitare ancora il mio diritto-dovere alla cronaca.
Penso però a tutti quei giornalisti pagati 4 o 5 euro ad articolo, che lavorano all’interno di un sistema in cui possono essere querelati da politici come lei o da chiunque altro si senta infastidito dal loro operato, e da un giorno all’altro doversi cercare un avvocato che il più delle volte li assisterà a pagamento, e a volte finiscono per dover anticipare migliaia di euro per affrontare un processo che poi magari vinceranno, ma che intanto dura diversi anni. Si ritrovano con la preoccupazione di una possibile condanna penale e di una richiesta di risarcimento danni milionaria. Ma al politico di turno quanto costa quel processo? Nulla. E anche quando spendesse dei soldi per costituirsi parte civile potrà fare rientrare quelle spese nelle voci della sua attività politica e, dunque, rimborsati con soldi pubblici.
Davanti a questi fatti la locuzione «informazione libera» perde ogni significato, «la legge è uguale per tutti» diventa una battuta satirica. In queste condizioni chi può essere ancora disposto ad esercitare seriamente il diritto-dovere alla cronaca? Chi, con una paga di 5 euro ad articolo, potrà ancora permettersi il lusso di fare un’inchiesta giornalistica approfondita per poi rischiare anche di pagare migliaia di euro per difendersi in tribunale e dimostrare le proprie ragioni? Senza contare poi la possibilità di poter anche commettere qualche errore in buona fede e perdere in tribunale: errare humanum est.
E allora la maggior parte dei giornalisti finiscono per parlare solo della maratona organizzata dal Comune, dell’ultimo spettacolo, della nuova delibera, della curiosità folcloristica… e quando si parla di un disservizio, di uno spreco o di una evidente irregolarità od ottusità amministrativa, meglio non citare mai i colpevoli, meglio non indagare mai fino in fondo. (Come, per fare solo un esempio, nel caso della non-raccolta differenziata a Catania, su cui non ho mai trovato un’inchiesta giornalistica seria che mi faccia capire dove finiscono le spropositate tasse sui rifiuti che paghiamo, chi e quanto guadagna sulle discariche. Vedo solo che le discariche crescono a dismisura fino a diventare montagne di melma utilizzabili anche con finalità metaforiche).
La libertà di stampa è negata. E intanto il nostro presidente del Consiglio, suo amico e compagno di partito, va a Parigi a marciare per la libertà di stampa… Vous êtes Charlie? E allora, se avete così a cuore quella libertà, finitela con quest’ipocrisia, smettetela di trovare pretesti per fare meschine denunce; esercitate il vostro sacrosanto diritto all’onorabilità e alla rettifica in modo meno lesivo del diritto alla cronaca, raccogliete le proposte di riforma legislativa che appaiono su notiziario.ossigeno.info, favorite fattivamente la libertà di espressione, il pluralismo dell’informazione, il diritto alla conoscenza. Lei è sindaco di una città in pessime condizioni per quanto riguarda queste libertà e diritti, e i risultati si vedono…