È scontro all'ente camerale etneo. L'assegnazione delle poltrone sta stretta al mondo dei commercianti che, dunque, chiedono maggiore rappresentatività. Sono 12 i consiglieri che hanno deciso di dimettersi per protesta, accusando l'associazione degli industriali di un voltafaccia. Confindustria dal canto suo si dice disponibile al dialogo solo dopo l'elezione del presidente
Camera di Commercio, il litigio continua Confcommercio contro Confindustria
Si litiga a distanza alla Camera di Commercio tra le diverse sigle rappresentative. Al centro del contendere la distribuzione delle poltrone allinterno della giunta camerale che sembra non soddisfare tutti e da cui nasce anche la mancata elezione del presidente. «Rappresentiamo il maggiore numero delle aziende della provincia di Catania ma non abbiamo, nella sostanza, nessuna tutela per le nostre posizioni – afferma il presidente di Confcommercio Catania, Riccardo Galimberti – Rappresentiamo 20mila aziende, ma il Consiglio è a maggioranza confindustriale come vogliono che sia la presidenza e per noi cè poco da fare», lamenta. Un punto centrale è proprio questo: il mondo dei commercianti etnei non si sente rappresentato in una composizione amministrativa nella quale detengono un solo seggio. Così, ieri, 12 consiglieri – un terzo del consiglio – hanno deciso di dimettersi.
Nei giorni scorsi si è tentata una mediazione tra il mondo confindustriale e quello dei commercianti, cercando un accordo per lallargamento del numero dei componenti, ma anche questa volta dalle intenzioni non si è passati ai fatti. «Un accordo che hanno proposto loro, ma che hanno presto ritirato afferma il componente di giunta, Nino Barberi che prevedeva la presidenza di Domenico Bonaccorsi di Reburdone di Confindustria e al contempo di due rappresentanti del commercio, oltre a uno per lartigianato e uno per lagricoltura» spiega. Una ipotesi mai scartata, in realtà, dal mondo degli industriali, ma diverse sono le modalità di cui si discute. Se infatti Confcommercio propone un allargamento a priori dellelezione del nuovo presidente, Confindustria lo propone a posteriori. «Sono convinto che a parità di costi sia giusto un allargamento, ma pensiamo prima a eleggere il nuovo presidente», afferma Domenico Bonaccorsi di Reburdone.
«Chiediamo all’assessorato regionale alle Attività produttive che si ponga realmente come soggetto terzo, quindi non faccia due pesi e due misure – spiega Riccardo Galimberti – e che si provveda a una nuova procedura per lente camerale con la quale si impedisca la prevaricazione di una parte». Chiedono dunque lo scioglimento del consiglio come è accaduto poco tempo fa a Ragusa. «Che venga asseverato il principio di diritto già stabilito presso la camera di commercio di Ragusa», dice. Le situazioni etnea e ragusana, però, secondo Confidustria sono molto diverse.
In merito a presunte pressioni per alcuni consiglieri perché ritirassero le dimissioni e collegamenti con laeroporto Fontanarossa di Catania, infine, Riccardo Galimberti non ha dubbi sul possibile peso del presidente dell’ente camerale nella gestione dello scalo in quanto «la Camera di commercio controlla il 37,5 per cento dellaeroporto quindi è socio di maggioranza relativa e nellipotesi di privatizzazione, chi presiede lente camerale ha una grande posizione. Noi non siamo contro la privatizzazione», conclude.
«È lo scontato epilogo di un disegno che risale a tanti mesi fa, molto prima del profilarsi delle candidature per cui Confcommercio è rimasta insoddisfatta, criticando lesito della procedura di rinnovo del consiglio dellente camerale», afferma il presidente di Confindustria di Catania e sulla ipotesi di scioglimento del consiglio risponde negativamente. «La norma è molto chiara sostiene le dimissioni di un terzo dei componenti del Consiglio non comporta lo scioglimento dello stesso, ma la sostituzione di questi consiglieri».
Luciano Ventura, presidente di confcooperative, rincara la dose: «La scelta delle dimissioni dei consiglieri è uno scandalo. Sono preoccupato perché è stato introdotto un modus operandi che mette a rischio la democrazia. Non è possibile bloccare i lavori perché sei in minoranza». E per fare luce su questa vicenda, che non esita a definire «anomala», Carmelo Micalizzi, il presidente dell’associazione degli armatori, ha anche presentato un esposto alla procura. «Troppo strane queste dimissioni, tutte datate il 7 aprile e tutte scritte con la stessa grafia».