Due ditte hanno lavorato gratis e il Comune palermitano adesso è raggiungibile in breve tempo, dopo che la rottura del pilone aveva interrotto il collegamento con l'autostrada. «Ci sentivamo intrappolati», spiega uno degli imprenditori. Che dieci anni fa ha usato la stessa soluzione in un altro tratto. Guarda le foto
Caltavuturo, aperta la strada realizzata dai volontari In tre settimane il collegamento all’autostrada A19
Hanno terminato la prima fase dei lavori il 25 aprile, nella giornata in cui si celebrava il 70esimo anniversario della Liberazione. E i cittadini di Caltavuturo, in provincia di Palermo, hanno sentito questo evento come una conquista. Da quando la frana ha travolto i piloni dell’autostrada A19 il loro piccolo Comune è rimasto isolato. «Ci sentivamo intrappolati», spiega Giacomo Li Destri, titolare con i fratelli di una ditta di costruzioni. Mentre sul fronte politico e dalla magistratura partiva la ricerca delle responsabilità e i tempi stimati dall’Anas per realizzare la bretella ufficiale si assestavano in almeno tre mesi, i cittadini hanno deciso di rimboccarsi le maniche costruendo una via alternativa che unisce il paese allo svincolo di Scillato, evitando il lungo percorso alternativo che prevede almeno 45 minuti in auto.
Da ieri, «con un percorso di un chilometro e mezzo siamo in autostrada», dice soddisfatto l’imprenditore. «C‘è molta pendenza – precisa – A scendere possono affrontarla tutti, in salita è meglio farla con mezzi più attrezzati». Ma, in caso di emergenza, «i mezzi di soccorso ci possono raggiungere. E comunque, con un servizio di navette, i nostri ragazzi e i pendolari potrebbero prendere gli autobus a Scillato».
Tutto è partito meno di tre settimane fa. Non si è trattato di un’operazione improvvisata, tiene a precisare. «Abbiamo fatto un incontro con il sindaco e il vicesindaco – racconta Li Destri – Abbiamo ricevuto il loro ok e nel frattempo abbiamo avuto il via libera dall’ente parco delle Madonie. Abbiamo stabilito un tracciato e assieme a un’altra ditta della zona, la Guggino costruzioni, abbiamo iniziato».
«Adesso è terminata la prima fase, la sistemazione della pista trazzerale – spiega il vicesindaco, Domenico Giannopolo – Si è mobilitato un gruppo di esperti, tutti a titolo volontario, è stato stabilito il percorso e posizionato il materiale compattato. Il Comune ha messo duemila metri cubi di materiale», proveniente da una cava convenzionata. L’amministrazione «ci ha dato il materiale, noi lo abbiamo portato nel sito con i nostri mezzi», conferma Li Destri. Nel frattempo le due ditte volontarie hanno sistemato il tratto nei pressi del fiume Himera. «Non era previsto, ma in quel punto la strada era franata, e noi già che c’eravamo abbiamo affrontato anche questi lavori».
La soluzione proposta da Giacomo Li Destri è già stata messa in opera quando la stessa frana che ha travolto i piloni della A19 ha danneggiato un’altra strada che conduce a Caltavuturo. «Nel 2005 la mia ditta ha avuto l’appalto per realizzare una bretella provvisoria, che però è diventata permanente perché non sono stati fatti altri interventi», sottolinea con un sorriso amaro. «In dieci anni sono stati tagliati entrambi gli accessi. Quando ho saputo del crollo dell’autostrada, da piccolo imprenditore che deve viaggiare spesso, mi sono sentito male». Una situazione comune a molti compaesani, che ha spinto il gruppo di volontari a iniziare.
«Ora parte la fase due – afferma il vicesindaco Domenico Giannopolo – Dovranno partire i lavori definitivi, la posa di asfalto e calcestruzzo e tutto quello che serve per l’arredo stradale. Che è la parte più impegnativa». Dall’assessorato regionale alle Infrastrutture diretto da Giovanni Pizzo «c’è la promessa di finanziamento per 500mila euro. Nei prossimi giorni ci incontreremo per definire tutti i dettagli», assicura Domenico Giannopolo.