A inizio mese è stata ufficializzata l'aggiudicazione alla Cosedil. La società, sede a Roma ma cuore nel Catanese, è di proprietà dell'ex senatore noto per l'impegno antiracket. L'estate scorsa l'indagine della Dda nissena aveva travolto un finto paladino dell'antimafia
Caltanissetta, 2,7 milioni per fare ripartire lavori al tribunale Dopo l’indagine su Scirocco, l’appalto alla famiglia Vecchio
Due milioni e 722mila euro. Questa è la somma da cui ripartiranno i lavori del nuovo palazzo di giustizia di Caltanissetta, opera di cui si attende la realizzazione da un decennio e che l’estate scorsa è finita al centro di un’inchiesta sulla gestione dei lavori da parte del consorzio Co.Ro.Im. Sotto la lente degli uomini della Dia erano finiti una serie di sospetti fallimenti a cascata, che hanno portato il gip del tribunale ad accogliere la tesi della procura secondo cui gli imprenditori avrebbero avuto in mente soltanto un obiettivo: distrarre fondi pubblici a favore dei propri interessi. Una vicenda intricata, che ha tra i protagonisti personaggi come Francesco Scirocco – ritenuta un’eminenza grigia della mafia tortoriciana, con alle spalle una condanna per concorso esterno – ma anche Gianpiero Falco, imprenditore campano con un profilo da paladino dell’antimafia, e i nisseni d’adozione Michele e Giacomo Iraci Cappuccinello, il cui padre a inizio anni Novanta era finito in un pizzino di Bernardo Provenzano.
Mentre su questa storia la giustizia è ancora al principio del proprio percorso, il ministero a inizio mese ha aggiudicato un nuovo appalto che servirà a completare ciò che non si è riuscito a fare con il consorzio Co.Ro.Im prima e Virgilio dopo. Anche in questo caso la gara è andata a una realtà imprenditoriale con sede a Roma, ma con il cuore pulsante in Sicilia: a spuntarla è stata infatti la Cosedil. La società, che ha presentato un ribasso del 27,98 per cento, è di proprietà della famiglia Vecchio, che ha in Andrea il capostipite. L’81enne ex senatore è noto per le sue battaglie contro il racket, impegno intrapreso a fine anni Duemila dopo una serie di attentati incendiari che avevano coinvolto le proprie aziende. Sulla scia di quegli episodi, che portarono le autorità ad assegnargli la scorta, Vecchio denunciò anche alcune telefonate mute ricevute nella primavera del 2008, che però non trovarono riscontro investigativo e portarono la procura di Catania a disporre la citazione immediata a giudizio per simulazione di reato.
Dopo l’aggiudicazione efficace della gara d’appalto, l’attesa adesso è per l’inizio dei lavori che riguardano il primo lotto. Ad attendere l’apertura del cantiere sono magistrati, avvocati e cancelliere. L’auspicio è che, questa volta, l’opera possa arrivare a conclusione. «Abbiamo fatto tutte le verifiche del caso in merito al ribasso offerto della ditta aggiudicataria e adesso vigileremo costantemente affinché tutto vada per il meglio», è la garanzia che arriva dal Provveditorato per le opere pubbliche, l’ente ministeriale che ha gestito la procedura di affidamento.