Il binomio Nino Pulvirenti-Calcio Catania, dopo 16 anni di gestione, da oggi non esiste più. L’era dell’imprenditore di Belpasso al timone della società calcistica si chiude, dopo una telenovela giudiziaria, e non solo, con il passaggio di proprietà alla Sigi, società per azioni nata appositamente per tentare la scalata al club di via Magenta. Alle 11 in punto, al palazzo di giustizia di piazza Giovanni Verga, era fissata l’apertura delle buste con le offerte, il tutto sotto la supervisione della giudice Alessandra Bellia. L’unica a essere presentata – un milione e 309mila euro – quella della cordata imprenditoriale Sport Investment Group Italia. La procedura prevedeva l’utilizzo di due opzioni: telematica e cartacea con possibilità di rilanci ogni 60 secondi.
L’avvocato Giovanni Ferraù, presidente del consiglio d’amministrazione di Sigi, è arrivato in tribunale – accompagnato da altri soci della società – intorno alle 10.45. Con loro l’avvocato Giuseppe Augello. Fuori dal tribunale gli ultras del Catania hanno appeso, autorizzati dalla Digos, uno striscione con la scritta: «11700 la storia va difesa». Chiaro riferimento alla storica matricola del club fondato nel 1946. A controllare la situazione fuori dal tribunale ci sono anche le forze dell’ordine.
«Adesso inizia il lavoro. Abbiamo messo cuore, intelligenza e passione, ringraziamo il tribunale per la disponibilità e la pazienza – le parole a caldo di Ferraù, presentatosi davanti numerosi giornalisti con una sciarpa con i colori rossazzurri attorno al collo – Abbiamo tempi strettissimi e pochissimi giorni per mettere insieme la squadra». Conferma l’apertura per l’ingresso di nuove realtà: «Saremo felici di avere nuovi partner. Oggi mi sento come dopo avere preso 30 e lode a un esame, abbiamo avuto la tensione alle stelle perché ogni giorno c’era una novità. Mi sono sentito come dopo la vittoria promozione contro l’Albinoleffe o come Catania-Roma 0-7. Ci siamo caricati di un onere incredibile».
A detenere la maggioranza delle quote del Calcio Catania era Finaria, holding del gruppo Pulvirenti dichiarata fallita dal tribunale il 16 luglio scorso. Un colpo duro come un macigno che, per diverse ore, ha fatto vacillare anche il bando per la cessione. Grazie allo sforzo degli ex commissari giudiziali, poi diventati curatori fallimentari, il bando è stato confermato senza però il vincolo alla proposta economica di Sigi.
A non presentare offerte, come anticipato nelle scorse ore dalla redazione di Unica Sport, l’imprenditore Joe Tacopina, 54 anni di origini italo-americane. Per il penalista e broker di base a New York non è detta però l’ultima parola. Nell’autunno 2011 entrò nel consiglio d’amministrazione della Roma con il ruolo di vicepresidente all’interno della cordata di Thomas DiBenedetto. Poi gli occhi puntati sul Bologna, acquistato nel 2014 e con la sua gestione promosso al primo anno di gestione. Nel mondo del calcio la sua esperienza continua nel 2015 con il Venezia e la panchina affidata a Pippo Inzaghi fino alla cessione del club a febbraio 2020.
Negli ultimi mesi per il futuro del Calcio Catania non sono mancati i colpi di scena. Tra questi l’arresto del commercialista Antonio Paladino. Uomo di punta della Sigi, di cui deteneva diverse quote sociali, finito indagato perché ritenuto dalla procura etnea al vertice di un’associazione a delinquere specializzata in reati tributari. Nella stessa inchiesta sono rimasti coinvolti Giuseppina Licciardello e Renato Balsamo, ormai ex presidente del collegio sindacale la prima ed ex presidente del consiglio d’amministrazione il secondo. Entro il 28 luglio la nuova cordata dovrà firmata il rogito davanti al notaio, ufficializzando il passaggio di proprietà, mentre per il 5 agosto è fissata l’iscrizione al campionato di Lega Pro. Quest’ultimo, considerato l’importo, è uno dei passaggi chiave per capire la portata del progetto imprenditoriale di Sigi e l’eventuale entrata in scena di altre realtà.
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