In principio fu Nello Musumeci ad annunciare con al fianco l’allora assessore alle Infrastrutture Marco Falcone un procedimento contro l’Anas per i tantissimi cantieri lumaca che attanagliavano – e attanagliano ancora – l’autostrada Palermo-Catania. Parole di fuoco e promesse di rivalsa rimaste però tali. Dopo un po’ del procedimento non si ha avuta più notizia […]
Buco nero Palermo-Catania, anche Schifani tentato di buttare la spugna per l’autostrada A19
In principio fu Nello Musumeci ad annunciare con al fianco l’allora assessore alle Infrastrutture Marco Falcone un procedimento contro l’Anas per i tantissimi cantieri lumaca che attanagliavano – e attanagliano ancora – l’autostrada Palermo-Catania. Parole di fuoco e promesse di rivalsa rimaste però tali. Dopo un po’ del procedimento non si ha avuta più notizia e Musumeci si è limitato a lanciare messaggi rassicuranti sull’impegno del governo regionale.
Quasi subito, appena subentrato al collega, toccò a Renato Schifani lamentarsi dello scarso impegno di Anas, con la ormai celebre dichiarazione «tratta la Sicilia come se fosse il Nordafrica». Da lì in poi, complice anche un governo nazionale della stessa area del presidente della Regione, Schifani aveva però chiesto e ottenuto i poteri speciali a Roma, con la nomina a commissario della A19 che avrebbe dovuto – e potuto – dare una scossa al sistema. Ottenuto però per modo di dire, visto che ancora manca il decreto attuativo perché questi poteri diventino effettivi. Così il presidente della Regione, in barba alla sintonia politica, si trova costretto a recriminare e minacciare persino di sollevare bandiera bianca.
«Ci siamo battuti per accelerare i cantieri lungo l’autostrada A19 Palermo-Catania – dice – abbiamo ottenuto che nel decreto Ponte venisse nominato commissario il presidente della regione, ma manca il decreto attuativo. Devo dire con estrema franchezza che è vero che questo governo nazionale aiuta la Sicilia, ma è altrettanto vero che sta diventando complicato agire per un presidente della regione che vede una norma di nomina a commissario a maggio e si ritrova a settembre ancora senza poteri».
«Se passano altri mesi senza che si concluda l’iter, mi sottrarrò da questo incarico non per polemica, ma perché le cose sono abituato a farle – Conclude Schifani -. Oggi mi trovo con le mani legate: c’è la norma, ma non posso operare perché scatta l’aspetto burocratico e amministrativo. Se questo decreto non arriverà velocemente, considererò fallito questo mio tentativo di missione».