Infrastrutture, il governo Musumeci fa causa all’Anas «Pazienza è finita, è vergognosamente inadempiente»

«L’Anas è vergognosamente inadempiente nei confronti della Sicilia». La Regione non ci sta più e decide di adire le vie legali nei confronti della società che gestisce statale e autostrada A19. Ad annunciarlo il presidente Nello Musumeci, insieme all’assessore al ramo Marco Falcone e al direttore generale delle Infrastrutture Fulvio Bellomo. «Vogliamo porre fine a un’attesa lunga ed estenuante improntata e dettata dal garbo istituzionale nei confronti della più grande azienda dello Stato – spiega Musumeci – Abbiamo atteso due anni e mezzo sperando che qualcosa cambiasse e invece ci siamo resi conto di quanto inutile fosse, se non dannoso, il trascorrere del tempo. Apriamo una vertenza che formalizziamo non con uno, ma con tre appositi atti deliberativi che nelle prossime ore saranno adottati dalla giunta». Tre atti in materia di infrastrutture, con i primi due concentrati sulle assi viarie dell’Isola.

Il primo atto riguarda la statale 640 Caltanissetta-Agrigento, la Palermo-Agrigento o la Palermo-Catania. «Uno scandalo sotto gli occhi di tutti», lo definisce il presidente della Regione. «Ci sono decine di cantieri aperti, si fa per dire, presenziati da due o tre operai, mentre noi da anni chiediamo un numero necessario di maestranze che lavorino anche di notte, se necessario». dice Musumeci. A cui fa eco Marco Falcone. «In questo momento – sottolinea l’assessore – sulla A19 ci sono 41 parzializzazioni e 21 deviazioni. Gli autotrasportatori in questi due anni hanno dovuto subire disagi continui, con deviazioni che hanno trasformato 12 chilometri di autostrada in 104 chilometri di strada secondaria».

«Ci sono norme contrattuali che regolano il rapporto tra due soggetti e l’intesa non è stata rispettata. In Sicilia le opere affidate all’Anas nella realizzazione diretta o indiretta rimangono ferme da decenni, in alcuni casi senza fare neppure un piccolo passo avanti – riprende Musumeci, che parla anche del viadotto Himera che ha dato segni di cedimento ormai cinque anni fa – Doveva essere inaugurato lo scorso anno, poi si era detto in primavera, poi causa coronavirus le operazioni si sono interrotte per due mesi, poi si è detto a giugno, ora si dice a luglio, mentre sullo sfondo rimane la vicenda del ponte Morandi di Genova che in un anno è stato rimesso in piedi. Tutti abbiamo provato grande emozione, ci siamo riconosciuti in quell’evento, ma ci chiediamo perché il metodo Morandi debba essere considerato l’eccezione e non la regola almeno per le opere più grandi?». E proprio la vicenda del ponte di Genova, crollato e poi ricostruito in tempi quasi da record, è stata alla base delle rimostranze della Regione, che aveva già concordato con il ministro delle Infrastrutture una soluzione simile per diverse situazioni viarie siciliane.

Intese che non si sono mai concretizzate e che danno vita al secondo atto della giunta, quello che riguarda i 14.500 chilometri di strade provinciali siciliane. «Da quando le province sono state commissariate dal governo Crocetta – spiega ancora il presidente – oltre il 50 per cento delle strade provinciali è stato chiuso al traffico, mentre la parte rimanente aperta si presenta in una condizione di assoluta insicurezza. Abbiamo chiesto l’intervento del ministro delle Infrastrutture, che 20 mesi fa aveva proposto un commissario straordinario. Sono passati quasi due anni, il ministro ci ha chiesto di condividere un nome e noi abbiamo proposto quello dell’ingegnere Gianluca Ievolella, provveditore delle opere pubbliche, persone di massima competenza. A quesi due anni di distanza ancora da Roma non arriva alcun segnale. Abbiamo messo a disposizione oltre 200 milioni di euro per intervenire su alcune strade provinciali. Rattoppi, sia chiaro, perché secondo i nostri tecnici – continua Musumeci – servirebbe un miliardo e mezzo di euro per mettere in sesto una parte della viabilità provinciale. Con un commissario con poteri straordinari e con la giusta dotazione finanziaria, in cinque anni la Sicilia avrebbe una viabilità secondaria degna di una nazione civile e questo chiediamo». 

Il terzo atto è quello legato alle infrastrutture strategiche. «Perché a Genova si può ricostruire un ponte in un anno e in Sicilia devono passare 20, 25, 30 anni per potere completare un’opera strategica? – si chiede Musumeci – Non è una domanda retorica, qualcuno deve avere il coraggio e la lealtà di rispondere. Con la delibera di oggi chiediamo al governo centrale la nomina di un commissario con gli stessi poteri riconosciuti al sindaco di Genova, per la durata di tre anni, affinché vengano portati a compimento dieci tra le tante opere pubbliche, viarie e civili, rimaste incomplete».

Le opere individuate dai tecnici della Regione sono: la variante alla Statale 115 Trapani-Mazzara del Vallo, il completamento della strada a scorrimento veloce Licodia Eubea-Libertinia, la variante di Nicosia, la tratta Agrigento-Palermo, la tangenziale di Gela, la Strada degli scrittori nell’Agrigentino, l’ammodernamento della Adrano-Bronte, il nuovo ospedale di Siracusa, la cittadella della cultura a Messina e la Ragusana, della quale si parla da 32 anni. «Abbiamo collaborato finché è stato possibile farlo – conclude Musumeci – abbiamo mantenuto il silenzio finché è stato possibile farlo, adesso non è più tempo di tacere: affidiamo a un gruppo di avvocati il compito di redigere una relazione per quantificare i danni economici e di immagine che l’Anas ha procurato alla nostra isola. Il 15 giugno il gruppo ci fornirà l’esito del lavoro e noi procederemo di conseguenza». 


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