La richiesta di risarcimento proposta da Bruno Contrada allo Stato dovrà essere riesaminata. A stabilirlo è stata la Corte di Cassazione. I giudici della terza sezione penale hanno annullato con rinvio l’ordinanza con cui la Corte d’appello di Palermo aveva rigettato la domanda presentata dal legale dell’ex poliziotto e agente del Sisde. «Aspettiamo il deposito delle motivazioni per meglio comprendere la portata del provvedimento – ha detto l’avvocato Stefano Giordano -. Quel che è certo è che la Corte di Cassazione si è rifiutata di ratificare la decisione ingiusta e convenzionalmente illegale della Corte di Appello di Palermo, che non aveva preso minimamente in considerazione le nostre difese e il diritto Cedu (Corte europea diritti dell’uomo), neppure per confutarli».
Il caso Contrada riguarda il pronunciamento della Cedu nei confronti dello Stato italiano in seguito alla condanna per concorso esterno in associazione mafiosa dell’ex poliziotto, oggi 91enne. La posizione della Corte europea non riguardava il merito delle accuse rivolte a Contrada, al quale nel 2007 era stata comminata una pena a dieci anni, ma il fatto che all’epoca dei fatti il reato di concorso esterno in associazione mafiosa non era ancora previsto nell’ordinamento giuridico né sufficientemente chiaro per colui che lo avrebbe commesso. «Rimane obiettivamente sempre meno margine, con questo provvedimento, per coloro che si ostinano a non attuare la Convenzione e a fare finta che la sentenza della Cedu su Contrada non sia mai esistita – ha aggiunto il legale -. Adesso puntiamo a che il risarcimento a favore del dottor Contrada venga riconosciuto nei tempi più brevi, considerati l’età e lo stato di salute dello stesso».
La figura di Contrada ha attraversato decenni di storia italiana, comprese le indagini seguite alle stragi del ’92, in particolar modo quella di via D’Amelio, dove persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta.
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