Manca poco all'annunciato matrimonio tra i due colossi del settore auto, che dovrebbe garantire il salvataggio degli stabilimenti nel Paese. Difficile non tornare con la memoria a otto anni fa, quando l'azienda torinese abbandonò i mille operai di Termini Imerese
Blutec, sempre più vicina la fusione Fca-Psa «L’ennesima umiliazione dopo addio di Fiat»
Probabilmente è in occasione dei matrimoni che i divorzi bruciano di più. Soprattutto quando in ballo c’è il futuro di mille famiglie. Manca pochissimo infatti all’annunciata fusione tra Fca e il gruppo Peugeot che potrebbe dare luce al quarto gruppo mondiale dell’auto con 8,7 milioni di veicoli venduti. La nuova realtà sarà posseduto da una società paritetica con sede in Olanda e un consiglio di amministrazione di undici membri presieduto da John Elkann e con Carlos Tavares come amministratore delegato. Nel comunicato, è questo non è mistero quando si parla di fusioni, si ipotizzano risparmi annuali di 3,7 miliardi di euro, senza chiusure per gli stabilimenti nel Paese.
Una notizia che rappresenta sicuramente motivo di soddisfazione per il futuro dell’industria made in Italy (seppure Fca non abbia da tempo più sede a Torino trasferita, dopo 115 anni, ad Amsterdam), anche se brucia ancora l’abbandono dello stabilimento a 30 chilometri da Palermo, nel lontano dicembre 2011. Un addio non senza strascichi, a causa di un piano di rilancio industriale mai realmente decollato. Mentre un migliaio di lavoratori, 670 operai ex Fiat e 300 dell’indotto, sono ancora in attesa di un progetto credibile dopo l’ennesimo fallimento targato Blutec.
Non tutti i mali vengono per nuocere, però. Perché lo scandalo giudiziario che ha travolto i manager dell’azienda, accusati di aver distratto ingenti finanziamenti pubblici e il successivo sequestro dell’azienda, potrebbero aprire inaspettati scenari. La nuova era tracciata all’amministrazione straordinaria e dalla nomina di tre commissari, con la riconferma di Giuseppe Glorioso, potrebbe essere l’occasione giusta. Ora, entro sei mesi si dovrà presentare un nuovo piano di risanamento. Il momento per individuare nuovi partner tra cui, perché no, la stessa Fca. Non è un mistero che i sindacati abbiano sempre chiesto al governo di «richiamare l’ex azienda del Lingotto alle sue responsabilità».
Un accordo, quella annunciato in queste ore tra i due colossi del settore automotive, che potrebbe prestarsi anche a questa lettura. Sebbene le parti sociali siano fin troppo smaliziate per non capire che, dietro queste manovre, l’imperativo è spesso quello del taglio dei costi. «L’augurio è che non facciano ulteriori ristrutturazioni e chiudano altri stabilimenti come già è accaduto», va dritto al punto Vincenzo Comella della Uilm Palermo. «Queste operazioni si mettono in campo per essere più competitivi», ribadisce senza dimenticare che al momento dell’addio fu proprio la Fiat a portare al tavolo del Mise la Blutec. Un dettaglio che non si cancella facilmente: «Assistere a questa nuova Fiat che cresce è un ulteriore umiliazione per i lavoratori – aggiunge con amarezza – perché prima di andar via non è stata in condizione di mettere un paracadute allo stabilimento di Termini Imerese che, comunque, era produttivo».