Birre artigianali, accise agevolate ma prezzi uguali «I pub dovrebbero fare sconti di cinque centesimi?»

Un costante tintinnio di monete di piccolo taglio, alla meglio di cinque centesimi, se no anche di uno o due. È quello che da un mese a questa parte, dopo l’entrata in vigore della norma che prevede la riduzione delle accise per gli stabilimenti non industriali, si dovrebbe sentire all’interno dei pub che servono birra artigianale

Il rumore metallico sarebbe quello del resto dato dai titolari dei locali agli amanti del luppolo e della miriade di ricette che, negli ultimi anni, hanno saputo farsi apprezzare dai consumatori. Tuttavia questa scena è ben lontana dal concretizzarsi, e questo perché chi auspicava che il prezzo delle birre scendesse è destinato a rimanere deluso. Il motivo è presto detto: l’abbattimento del tributo, pari al 40 per cento per chi produce in un anno non più di 10mila ettolitri, pur garantendo un risparmio ai produttori, al momento, non si riflette sui prezzi finali.

«Con la nuova norma, il risparmio si aggira intorno ai dieci centesimi per litro – spiega Marco Cardia, tutor di Unionbirrai e titolare di un pub ad Acireale specializzato nella vendita di birre artigianali -. Questo significa che per una birra media i prezzi si dovrebbero abbassare di cinque centesimi. Ma è irreale pensare che i locali inizieranno a ritoccarli considerato che si tratta di spiccioli». Stando così le cose, a sorridere per il momento saranno solo i birrifici, costretti spesso a fronteggiare costi che incidono in modo particolare nei bilanci di una piccola azienda. Tuttavia, anche in questo caso, le situazioni non sono tutti uguali. «Ci saranno senza dubbio effetti sensibili su quegli stabilimenti che riescono ad avvicinare il limite massimo dei 10mila ettolitri – prosegue Cardia – mentre per chi è molto più piccolo si tratterà di cifre più irrisorie». 

E in effetti le reazioni al provvedimento varato dal ministero dell’Economia e salutato con particolare entusiasmo dal Movimento 5 stelle cambiano in base alle capacità produttive delle società. «Per noi queste novità sono senz’altro positive – commenta Carmelo Radici di Epica, birrificio con sede a Sinagra, in provincia di Messina -. Non solo perché le accise sono state ridotte, ma anche perché le andremo a pagare sulla parte imbottigliata e non più sul mosto prodotto». La produzione gestita dal birrificio messinese consentirà di godere di un risparmio non indifferente, ed è per questo che l’azienda ha già preparato un piano investimenti. «Punteremo sul controllo della qualità, con l’acquisto di un ossimetro, uno strumento che consente di monitorare la quantità di ossigeno disciolto in bottiglia per evitare fenomeni ossidativi. Questa macchina è molto costosa, parliamo di circa 12mila euro».

Prospettive differenti, invece, per chi è più piccolo, come nel caso del birrificio Malarazza, nel Siracusano. «Noi siamo sul mercato da pochi anni e per adesso ci aggiriamo intorno alle poche centinaia di ettolitri all’anno – racconta il titolare Andrea Camuto -. Per usufruire dell’accisa ridotta, sistema che sarà obbligatorio per tutti a partire dalla fine del 2020, bisognerà fare alcuni adeguamenti agli impianti. Si tratta di interventi che hanno un costo che noi abbiamo calcolato di potere ammortizzare in circa tre anni». Per questi motivi, secondo Camuto, sarebbe avventato dire che le novità volute dal governo hanno suscitato un entusiasmo nell’intero settore. «Data la nostra produzione, nei periodi migliori potremo ambire a risparmiare al massimo sui mille euro al mese – prosegue -. Significa potere ammortizzare le bollette, che, intendiamoci, è una cosa positiva. Ma visto quanto dovremo spendere nell’immediato per adeguarci ai nuovi parametri, io avrei preferito potere scegliere di continuare a pagare le accise con il vecchio sistema».


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