«Vivi per miracolo» i sopravvissuti al naufragio dello yacht: il punto su indagini e ricerche

«Siamo vive per miracolo». È la frase che sussurrano le due hostess sopravvissute al naufragio del Bayesian, lo yacht di lusso del magnate britannico Mike Lynch, che è affondato intorno alle 4.30 del 19 agosto al largo di Porticello, frazione di Santa Flavia, in provincia di Palermo. La 20enne sudafricana Leah Randall e la 22enne tedesca Kaja Chichen sono tra i 15 superstiti del naufragio. Anche loro sono ospitate nell’albergo Domina Zagarella di Santa Flavia che è diventato il quartier generale di investigatori, forze dell’ordine e soccorritori. Anche loro sono tra le persone, ancora sotto choc per quanto accaduto, diventate testimoni di una tragedia di cui si deve ricostruire la dinamica. Motivo per cui la procura di Termini Imerese ha aperto un’inchiesta e sono in corso le indagini. Dal pomeriggio di oggi, davanti all’ingresso dell’hotel, sono arrivati i vigili del fuoco scortati da alcune macchine della polizia, con in mano diverse carte nautiche.

Da quella stessa struttura alberghiera – dove la Protezione civile regionale e la Croce rossa hanno portato indumenti e generi di prima necessità ai sopravvissuti – la prefettura coordina le operazioni di ricerca in mare dei sei dispersi: il 59enne imprenditore britannico del settore tecnologico Mike Lynch, la figlia 18enne Hannah, il presidente della banca d’affari Morgan Stanley International Jonathan Bloomer (70 anni), sua moglie Anne Elizabeth Judith Bloomer, uno dei legali di Lynch, Christopher Morvillo e la moglie Neda. Nelle loro ricerche e per capire come riuscire a recuperare i loro corpi – probabilmente rimasti intrappolati all’interno delle cabine dell’imbarcazione – da ieri sono impegnati i sommozzatori dei vigili del fuoco e della capitaneria. Questa mattina, sono riusciti ad aprire un varco nello scafo dello yacht: un’attività non semplice a 50 metri di profondità. L’unico corpo senza vita trovato finora è quello di Ricardo Thomas – l’uomo di origine canadese ma cittadino di Antigua e Barbuda (Stato dell’America centrale caraibica) – che a bordo del Bayesian lavorava come cuoco.

Nelle operazioni di ricerca dei dispersi sono impegnate cinque motovedette della guardia costiera di Palermo, Termini Imerese e Porticello, un elicottero della Base aeromobili guardia costiera di Catania, i sommozzatori dei nuclei subacquei guardia costiera di Napoli e Messina – che hanno operato con l’aiuto di un veicolo subacqueo a controllo remoto (Rov Remotely Operated Vehicle) – oltre a personale, unità navali e speleo sub dei vigili del fuoco, di un elicottero dell’aeronautica militare e dei carabinieri. Tutti sotto il coordinamento del dodicesimo centro secondario di soccorso marittimo (Mrsc Maritime Rescue Sub Center) della guardia costiera di Palermo. «Proseguiremo senza soluzione di continuità», fanno sapere dalla guardia costiera mentre i sommozzatori stanno valutando la fattibilità per entrare in sicurezza nel relitto. Un’operazione che è resa complicata dalla profondità e dalla posizione dello scafo adagiato sul fondale a circa 50 metri, a mezzo miglio dal porto di Porticello. Al momento, non risultano tracce di inquinamento da idrocarburi.

In una delle immersioni, i sommozzatori sono riusciti a entrare nel relitto e hanno potuto ispezionare alcuni ambienti che si trovano sotto la plancia di comando. Operazioni rese ancora più complesse per la presenza di numerosi ostacoli e per le dimensioni strette dei varchi di accesso. «Lo spazio è molto limitato e, se si incontra un ostacolo, è molto difficile avanzare e trovare percorsi alternativi», ha spiegato il portavoce dei vigili del fuoco Luca Cari. Non è ancora stato possibile, invece, entrare nelle cabine – e nemmeno guardarvi all’interno attraverso gli oblò – dove si ipotizza siano rimasti intrappolati gli altri passeggeri che erano a bordo del Bayesian.

E, intanto, è venuto fuori un video con delle immagini riprese dalle telecamere di videosorveglianza di una villa che si trova a 200 metri dal luogo del naufragio del Bayesian. Secondo quanto emerge, l’impianto riprende la barca a vela mentre cala a picco davanti al porto di Porticello. «In appena sessanta secondi – racconta il proprietario della villa – si vede che la nave sparisce. Dopo il clamore della notizia, casualmente ho guardato le telecamere. Di una ventina di telecamere installate nell’abitazione – sottolinea l’uomo – solo una non è stata disturbata dal vento e dalla pioggia. Si vede benissimo quello che succede ed è chiaro che per l’imbarcazione non c’è stato nulla da fare. È sparita in pochissimo tempo». Adesso, resta da capire come sia stato possibile per uno yacht di 56 metri battente bandiera britannica – considerato un gioiello di architettura e tecnologia – affondare dopo avere gettato l’ancora a circa 700 metri al largo dalla costa.


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