Il provvedimento emesso dal tribunale di Siracusa è stato eseguito dalla guardia di finanza. Cinque persone vanno ai domiciliari. Coinvolti avvocati, commercialisti e altri professionisti a disposizione del gruppo imprenditoriale
Bancarotta, sequestro alla famiglia Quercioli Dessena I sigilli anche alla società di raccolta dei rifiuti Igm
Cinque arresti domiciliari e due obblighi di dimora. Sono le misure incluse nell’ordinanza emessa dal tribunale di Siracusa nell’ambito di un procedimento denominato Gold trash, che coinvolge altre sette persone, su sistemi di bancarotta fraudolenta messi in atto da società riconducibili al gruppo imprenditoriale Quercioli Dessena, famiglia proprietaria della Igm, società che raccoglie i rifiuti. Sequestrate somme per undici milioni di euro. Tra i beni raggiunti dal provvedimento anche la stessa impresa del settore rifiuti che adesso verrà affidata a un amministratore giudiziario e il cui valore stimato è pari a più di 45 milioni di euro.
Stando a quanto ricostruito dalla guardia di finanza, le frodi messe in atto dal gruppo imprenditoriale con la complicità di una serie di professionisti hanno portato al fallimento di tre società. Le indagini sono partite dallo stato di dissesto in cui versavano le aziende: «Si scopriva così che tutte le entità costituivano un vero e proprio sistema di scatole vuote che in modo programmato – spiegano gli inquirenti – ha assorbito, non onorandolo, il carico fiscale e contributivo dell’attività nel suo complesso; tutto questo grazie alla compiacenza di persone con precisi ruoli e di unostaff tecnico, formato da commercialisti, nonché da prestanomi, tra cui un avvocato, regolarmente stipendiati dal gruppo».
Con questo sistema, il gruppo sarebbe riuscito a evitare di onorare debiti con lo Stato per 130 milioni di euro, lucrando profitti dagli appalti con le pubbliche amministrazioni. «La mole degli elementi raccolti e acquisiti agli atti ha reso evidente che i componenti della famiglia gestivano direttamente personale, appalti e rapporti con le banche dell’intera rete societaria, della quale conoscevano dettagliatamente la situazione finanziaria ed economico-patrimoniale», sottolineano gli inquirenti.
Nel corso delle indagini è stata indidivudata anche una società priva di dipendenti, finanziata con il denaro delle imprese del gruppo confluito nella realizzazione di una pregevole villa «a uso esclusivo dell’esponente di spicco della famiglia, nonché regista dell’associazione».