«Il signor Badalamenti non ha capito che i tempi sono cambiati e che il casolare appartiene alla gente di Cinisi». Quando il sindaco del Comune alle porte di Palermo, Giangiacomo Palazzolo, pronunciò queste parole era meno di un anno fa: l’agosto del 2020. Il tribunale di Palermo per un intoppo stava per ridare nelle mani di Leonardo Badalamenti – figlio di don Tano, capo indiscusso della famiglia mafiosa locale negli anni Settanta – una casa confiscata tempo prima, assegnata dall’Autorità nazionale per i beni confiscati al Comune e ristrutturata con fondi europei. Da lì una battaglia fatta di denunce e controdenunce tra il sindaco e l’erede di Badalamenti.
Alla fine a spuntarla è stato Palazzolo, con il casolare che è stato finalmente dato in gestione a Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, che ne ha fatto Casa Felicia. Pochi giorni dopo l’inizio della polemica, tuttavia, Badalamenti jr è stato arrestato per dei reati legati allo spaccio di droga commessi durante la sua seconda vita in Brasile, dove era conosciuto con il nome di Carlos Masetti e dove era considerato latitante da due anni. Nei giorni scorsi, tuttavia, il colpo di scena: la seconda sezione penale della Corte d’Appello di Palermo ha accolto la richiesta dei legali dell’imputato, negando l’estradizione in Brasile e rimettendo in libertà Leonardo Badalamenti, a questo punto più intenzionato che mai a riprendersi la casa che già illegalmente aveva tentato di rioccupare.
Stavolta però niente tronchese per rompere il lucchetto, ma una richiesta firmata e presentata dai suoi avvocati. Un ritorno che ha allarmato quanto mai Casa Memoria. «Abbiamo appreso che Leonardo Badalamenti, figlio di Don Tano, è tornato in libertà – dicono dall’associazione – I suoi legali hanno fatto sapere che a breve presenteranno un’ingiunzione affinché rientri in possesso del bene di contrada Napoli, confiscato, assegnato al Comune di Cinisi, ristrutturato con fondi europei ottenuti attraverso il Gal Castellammare del Golfo e dato da alcuni mesi in uso a Casa Memoria Felicia Peppino Impastato; lo stesso bene nel quale, prima dell’arresto, Leonardo Badalamenti aveva tentato di rientrare con prepotenza, rompendo la serratura».
«Abbiamo accettato la richiesta del Comune di Cinisi di gestire questo bene confiscato per usarlo per fini sociali e legati allo sviluppo del territorio – continuano – Continueremo a mantenere questo impegno, per dare un forte segnale alla collettività contro i metodi mafiosi e la sopraffazione. Il caseggiato in contrada Napoli è stato poi denominato Casa Felicia, abbiamo già programmato tante iniziative. Non ci fermeremo e continueremo ad impegnarci per svolgervi attività che diano opportunità ai giovani di Cinisi, per la giustizia, per dire no alla mafia, per difendere – concludono – il bene comune».
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