Augusta, dopo il rogo dei rifiuti cresce valore del Pm10 L’anno scorso Regione chiedeva di usare teloni ignifughi

Accertare se, oltre alla fatalità, ci siano state inadempianze. A tre giorni dall’incendio divampato all’interno della piattaforma di gestione di rifiuti di proprietà della Ecomac, ad Augusta, a chiedere di fare chiarezza sono l’associazione Natura Sicula e il Coordinamento Punta Izzo Possibile. Il rogo, che sarebbe partito a causa della caduta di un fulmine all’interno dell’area in contrada Cusimano, ha incendiato le ecoballe presenti nei piazzali dello stabilimento, dove sono raccolti rifiuti di diversi tipi: dalla plastica alla carta, ma anche per materiali pericolosi come le batterie esauste, i toner per le stampanti o gli apparecchi contenenti clorofluorocarburi. Le fiamme hanno impegnato i vigili del fuoco per più giorni e l’alta colonna di fumo che si è alzata è stata visibile da più parti della provincia siracusana. La quantificazione dei danni ambientali è ancora in corso: dopo una prima rilevazione che sembrava non segnalare particolari variazioni nella qualità dell’aria della zona industriale, ieri le centraline dell’Arpa hanno registrato piccole incidenze nei valori del benzene e del Pm10, il cosiddetto particolato. 

Intanto la procura di Siracusa ha aperto un’indagine che riguarderà anche la gestione della sicurezza all’interno dell’impianto. «Ai cittadini e alle associazioni impegnate nella difesa dell’ambiente – si legge in una nota condivisa dall’associazione e dal coordinamento – va riconosciuto il diritto di sapere se tutte le misure di sicurezza preventive erano state rese operative all’interno dell’impianto e se le azioni antincendio erano state correttamente pianificate e messe in atto in occasione dell’evento». Quando Ecomac presentò il proprio progetto alla Regione, a cui seguì a ottobre 2020 l’autorizzazione ambientale, tra le ipotesi di incendio valutate c’era quella di roghi causati da scariche elettrostatiche.

Stando a quanto verificato da MeridioNews, il progetto prevedeva la realizzazione di tettoie a copertura della zona di stoccaggio dei rifiuti. L’impianto, ad agosto dello scorso anno, è tornato all’attenzione della commissione tecnica-specialistica della Regione, in seguito alla richiesta dell’impresa di poter aumentare il quantitativo di rifiuti di carta e cartone da gestire. Dalla commissione era arrivato il via libera a patto, però, di adempiere a una serie di prescrizioni, alcune delle quali già oggetto della prima autorizzazione del 2020 ma non ancora realizzate ad agosto 2021. «Riguardo alle tettoie a copertura dei settori di stoccaggio esterni, prescritte nel decreto del 9 ottobre 2020 – si legge nel parere della Cts – il proponente afferma che, in attesa della loro realizzazione, dato che come affermato dal proponente è stata presentata la Scia presso il Suap (sportello unico attività produttive, ndr) di Augusta, verranno utilizzati dei teloni mobili di tipo ignifugo che saranno posti sui cumuli di rifiuti stoccati». Il compito di verificare il rispetto delle prescrizioni spetta all’Arpa, l’agenzia regionale per la protezione ambientale. «Al momento stiamo facendo i rilievi sull’aria, l’unica cosa che si può dire è che abbiamo effettuato sopralluoghi anche in tempi recenti. Per il resto c’è un’indagine in corso», è il commento che arriva dall’agenzia. MeridioNews ha contattato la Ecomac, ma dall’impresa hanno fatto sapere di non rilasciare dichiarazioni.

Nella primavera di due anni fa, la Ecomac era finita al centro dell’attenzione per un’indagine della guardia di finanza riguardante un presunto giro di sfruttamento del lavoro. L’accusa di caporalato era stata rivolta, tra gli altri, ai due proprietari, Angelo Aloschi e Gianfranco Consiglio, arrestati e poi scarcerati. Successivamente Aloschi ha patteggiato una pena a due anni e due mesi, mentre Consiglio è stato rinviato a giudizio. Il processo nei suoi confronti inizierà a novembre. 


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