L’assassino di Sara Campanella tenta di giustificare il delitto: «Quel giorno ero fuori di testa»

«Non so come tutto questo sia potuto succedere, non mi so dare una spiegazione, forse non c’è neanche una spiegazione, quantomeno razionale. Più rifletto, da solo con me stesso, più arrivo a una e una sola conclusione: quel giorno ero fuori di testa. Un uomo razionale non può spingersi a tanto. Ho sempre sognato di costruire qualcosa con Sara, e invece ho compiuto il gesto peggiore che si possa rivolgere a una persona, a una donna». Lo ha affermato Stefano Argentino, in carcere per il femminicidio di Sara Campanella, uccisa a Messina perché rifiutava le sue avances, secondo quanto riferito dal suo legale, l’avvocato Giuseppe Cultrera, a Tgcom24.

«Non ho uno straccio di carta, né una penna – avrebbe detto Argentino al suo legale – devo tenere tutto a mente e riferire al mio avvocato. È da giorni che penso a quello che sta passando la famiglia di Sara, per colpa mia, da giorni che penso di chieder loro scusa per ciò che ho fatto, ma so che sono l’ultima persona al mondo che vorrebbero sentire parlare, o di cui vorrebbero leggere. E hanno ragione, come non capirli».

«Non riesco a pensare a nulla – ha detto ancora il legale riportando le parole del giovane in carcere – non riesco a pensare con lucidità a tutto quello che mi è passato per la testa, agli ultimi atti: qualcosa dentro me non ha funzionato. Il perdono forse non è umano, ed è giusto così, ma spero che almeno Dio, al suo cospetto, mi perdoni quello che una parte di me, la peggiore, ha fatto. Non ho altre parole e so che i miei pensieri non interessano a nessuno perché fuori da queste quattro mura sono e sarò sempre il male, l’omicida».


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