Librino, orti urbani come facilitatore di comunità

Si chiamano orti condivisi, orti urbani, orti sociali. Qualunque nome si scelga sono sempre prati di buone relazioni dove non solo si semina cibo sano ma germinano collaborazione e inclusione. La dinamica alla base dell’orto condiviso fa da starter anche per ‘U Criscenti: orti urbani per coltivare comunità, il progetto che punta ad attivare nuove relazioni tra abitanti e attivisti del quartiere Librino e il resto della città attraverso la rigenerazione degli spazi comuni degli orti di viale San Teodoro.

Il progetto (che figura tra i 37 vincitori italiani della terza edizione del Creative Living Lab, l’avviso pubblico promosso dalla direzione generale creatività contemporanea del ministero della Cultura) ha l’obiettivo di realizzare processi innovativi di rigenerazione urbana, è proposto dall’associazione Talità Kum Ets che dal 2007 si occupa di attività educative, sportive e ricreative per minori e accompagnamento alla genitorialità per le famiglie del quartiere Librino di Catania. Tra gli associati ci sono anche Musica Insieme Librino, l’associazione per la difesa dell’ambiente e della salute (Adas) e Nuova Acropoli che intreccia i temi della conoscenza, della filosofia e del volontariato attivo.

Ma andiamo con ordine e vediamo quali sono gli ingredienti di questa iniziativa di rigenerazione nel segno della sostenibilità, non solo ambientale ma anche sociale. Nel 2016, l’area di viale San Teodoro, originariamente destinata a parco urbano, fu suddivisa in 72 lotti per un totale di circa 2,5 ettari coltivabili e concessi tramite avviso pubblico a famiglie, condomini, scuole e associazioni del quartiere. L’iniziativa raccolse un grande seguito in termini di richieste di assegnazione. La parte destinata ad attività comuni è però rimasta inutilizzata e quello che doveva essere un grande parco urbano oggi è un’area accolta con entusiasmo dagli abitanti del quartiere, ma con dei limiti evidenti e delle potenzialità inespresse su cui il progetto intende lavorare.

‘U Criscenti oggi vuole rompere, tramite la formula dal basso, il muro di pregiudizio che caratterizza Librino e, soprattutto, l’anello del viale Moncada limitrofo al parco urbano attraverso iniziative di miglioramento degli orti e proposte di integrazione dell’attuale regolamento di gestione degli orti urbani per ciò che riguarda gli spazi comuni. L’idea è quindi quella di realizzare un laboratorio dei beni comuni attraverso un’azione-pilota in cui alla rilevanza locale si aggiunge la possibilità di creare un impatto positivo sull’intera città.

Evocativo il nome del progetto, come spiegano Giuliana Gianino, presidente della Talità Kum e Laura Saija, docente di Tecnica e pianificazione urbanistica e responsabile scientifica del progetto. «‘U Criscenti in dialetto è il lievito madre che cresce, lievita e diventa sempre più potente per poi permettere all’impasto di diventare un pane davvero buono e nutriente. Questo progetto vorrebbe fare da criscenti alla socialità degli orti, concessi a suo tempo dal Comune di Catania ai legittimi assegnatari non solo per offrire un fazzoletto di terra da coltivare agli abitanti ma anche per creare scambi e nuove relazioni. Un aspetto bellissimo ma non facile e scontato».

E, d’altra parte, non è facile che Librino venga raccontato diversamente da come è accaduto in questi anni. «Il quartiere è molto di più di quel che appare – aggiungono – ed è ricco di enormi potenzialità, associazioni con una robusta storia alle spalle. Ecco, con questo progetto noi vorremmo tentare un rebranding. Puntiamo a una narrazione diversa, che superi i facili binomi periferia-disagio o periferia-criminalità. Lo faremo con gli assegnatari, con i tutor e i nostri esperti. La motivazione è alta – concludono – e la voglia di sperimentare pure. Siamo orgogliosi di essere tra i 37 progetti italiani del Creative Living Lab e faremo del nostro meglio per arrivare agli obiettivi anche in questi difficili mesi di pandemia».


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