La procura di Messina oggi ha notificato all'infermiere calabrese l'avviso di conclusione delle indagini per l'uccisione di Lorena Quaranta, avvenuta lo scorso 31 marzo. Al 27enne viene contestata anche l'aggravante della premeditazione
Femminicidio Furci Siculo, il delitto era stato pianificato Nelle chat l’intenzione di trasferire i suoi soldi ai nipoti
Chat inviate ai familiari in cui Antonio De Pace, l’infermiere calabrese e studente di Odontoiatria all’università di Messina che ha ucciso la fidanzata Lorena Quaranta a Furci Siculo (nel Messinese) lo scorso 31 marzo, avrebbe manifestato l’intenzione di trasferire ai nipoti i risparmi depositati sul proprio conto corrente. Per l’accusa, questo sarebbe uno dei segni del fatto che l’uomo avesse pianificato l’omicidio e che fosse certo delle conseguenze che avrebbe avuto il suo gesto.
Così la procura di Messina, che oggi ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini al 27enne originario di Vibo Valentia, gli ha contestato l’omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione. Altra contestazione riguarda le aggravanti per «avere commesso il fatto contro persona legata da relazione affettiva e per motivi abietti e futili».
All’interno dell’appartamento in via delle Mimose in cui i due vivevano in affitto dallo scorso settembre, intorno alle 4 del mattino, Pace avrebbe prima tramortito la 27enne – originaria di Favara (in provincia di Agrigento) e studentessa di Medicina all’università di Messina – colpendola alla fronte con un oggetto; poi sarebbe salito sopra di lei per immobilizzarla e strangolarla al culmine di una lite. Il ragazzo, che poi ha chiamato i carabinieri e confessato l’omicidio, avrebbe anche provato a uccidersi tagliandosi le vene dei polsi con una lametta. Gli inquirenti, però, non sarebbero convinti di questo tentativo, a seguito del quale il ragazzo avrebbe riportato solo delle ferite superficiali.
«Stavano insieme da tre anni – avevano raccontato a MeridioNews alcuni amici della coppia – e non ci spieghiamo perché sia successa una cosa simile». Un femminicidio avvenuto in pieno lockdown. «L’ho uccisa perché mi aveva trasmesso il coronavirus». È quanto avrebbe detto Pace a caldo al magistrato che lo interrogava. Gli investigatori della procura di Messina, che avevano già aperto un’inchiesta, però non hanno creduto alle parole del 27enne. I tamponi sui due ragazzi hanno poi dato entrambi risultati negativi al Covid-19.