Coronavirus: 188 contagiati, quasi la metà a Catania Si allarga focolaio a Sciacca. Sindaca: «Serve verità»

Sono 188 i contagiati da coronavirus in Sicilia, 32 in più di ieri. Poco più di un terzo, 71, sono ricoverati (sedici a Palermo, trentatré a Catania, sette a Messina, uno a Caltanissetta, due ad Agrigento, due a Enna, sei a Siracusa e quattro a Trapani). E 15 di questi si trovano in gravi condizioni in terapia intensiva. Sette sono guariti (due a Palermo e Agrigento, uno a Enna, Messina e Ragusa) e due sono morti: l’80enne di Sortino deceduto all’ospedale di Caltagirone e il 58enne tecnico di laboratorio dell’Asp a Caltanissetta. Dall’inizio dei controlli, i tamponi validati dai laboratori regionali di riferimento (Policlinici di Palermo e Catania) sono 2.452. 

È sempre Catania la provincia con più positivi. Nelle ultime 24 ore, sono passati da 68 a 91. Seguono Palermo 33, Agrigento 20 (con il focolaio di Sciacca che desta particolare preoccupazione), Siracusa 15, Trapani 11, Messina 10, Ragusa 4, Caltanissetta ed Enna 2.

CATANIA
Nel capoluogo etneo e in provincia sono ormai diverse «le scie» lasciate da pazienti contagiati a cui i sanitari stanno prestando attenzione. E positivi si registrano in molti paesi della provincia. Eppure, ancora oggi, diverse persone erano sul Lungomare per passeggiare o fare attività fisica

All’ospedale di Caltagirone, trasformato in presidio anti Covid-19, sono sette i ricoverati di cui uno in Rianimazione. Al Policlinico di Catania non è più intubato uno dei docenti di Agraria rimasto per diversi giorni in terapia intensiva. Il professore sta meglio, non è più sedato, è vigile e respira autonomamente con il supporto di una maschera facciale. Nello stesso ospedale, si è però aggiunta nelle ultime ore una donna che desta particolare preoccupazione anche a causa dell’obesità che complica il quadro di stress respiratorio. All’ospedale Cannizzaro, invece, tre sono i ricoverati in Rianimazione e sette in malattie infettive.

Sale il numero dei contagiati del filone Asp. Dopo i primi quattro dipendenti, sono adesso in totale più di dieci i tamponi risultati positivi. Anche tra i contatti del medico di endocrinologia ricoverato all’ospedale Garibaldi risultano alcuni casi. Altra situazione monitorata attentamente riguarda una casa di riposo di Catania: ieri almeno due anziani sono stati portati al pronto soccorso del Garibaldi per sospetti sintomi e sono risultati positivi. Sono stati ricoverati, mentre il personale e gli altri ospiti della struttura sono stati posti in quarantena in attesa dei risultati. 

IL CASO SCIACCA
Il focolaio dell’ospedale di Sciacca si allarga e i sindaci si appellano al governo regionale e nazionale. I casi sono saliti a 19 (sui 20 complessivi della provincia) e coinvolgono alcuni pazienti, loro parenti, e personale sanitario – medici, infermieri, operatori socio sanitari – che ha operato nei reparti di Medicina, Anestesia e rianimazione e Urologia, nel laboratorio di analisi e a Radiologia. Alcuni di questi hanno lavorato fino al giorno prima di essere risultati positivi al tampone. L’ospedale resta aperto e funzionante.

E la sindaca Francesca Valenti chiede chiarezza. «Né io né i miei colleghi sindaci, men che meno i cittadini, abbiamo contezza di quale sia la vera situazione nell’ospedale». È preoccupata, ma lucida e determinata, la prima cittadina parlando con MeridioNews. «Non c’è trasparenza da parte delle istituzioni sanitarie, pretendo un’informazione costante, corretta senza che venga taciuto nulla. Ho sentore che non si stia dicendo tutto, serve la verità e invece manca chiarezza sul numero dei contagiati e sulle condizioni di sicurezza della struttura. Ad esempio, non mi risulta che le operazioni di sanificazione e igienizzazione stiano avvenendo quotidianamente. E ancora – continua – non abbiamo contezza di quale sia stato il criterio con cui sono stati fatti o non fatti i tamponi».

Valenti insieme ad altri 16 sindaci dell’ampio territorio che ha nell’ospedale di Sciacca l’unico riferimento sanitario, ha scritto una lettera rivolta al presidente del consiglio Giuseppe Conte, al presidente della Regione Nello Musumeci e all’assessore Ruggero Razza. Una nota in cui si chiedono misure analoghe a quelle adottate per il Lodigiano e i Comuni veneti dichiarati per primi zona rossa. «Non vogliamo né chiudere l’ospedale né isolare Sciacca – sottolinea Valenti – ma che si adottino tutte le misure necessarie: è necessario ricostruire le catene di contatti dei contagiati e se serve, si spostino i reparti, si proceda con accorpamenti, ma basta con questa mancanza di trasparenza».

Qui la risposta dell’Asp di Agrigento.


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