Caso Gregoretti, sì del Senato a processo per Salvini «Dimostrerò ai miei figli che ho fatto il mio dovere»

L’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini può essere processato. Disco verde dell’aula del Senato alla richiesta del tribunale dei ministri di Catania per il via libera al procedimento per sequestro di persona aggravato di cui è accusato il senatore leghista per il caso della nave Gregoretti. Alle 131 persone salvate nel Mediterraneo, la scorsa estate, fu impedito lo sbarco. «Nell’aula non andrò a difendermi – ha detto Salvini durante il suo intervento in aula – ma a rivendicare con orgoglio tutto quello che collegialmente abbiamo fatto».

L’ordine del giorno presentato da Forza Italia e Fratelli d’Italia per negare l’autorizzazione a procedere è stato respinto da M5s, Pd, Italia Viva e Leu. I senatori della Lega sono usciti dall’aula e non hanno votato. Il numero dei favorevoli e dei contrari sarà reso noto solo in serata: chi non ha partecipato alla votazione, infatti, ha ancora la possibilità di farlo fino al tardo pomeriggio (comunicando il voto ai senatori segretari) quando l’esito dello scrutinio (palese) sarà ufficializzato.

«Non avrei preso la decisione che ho preso perché si tratta di un processo e non di una passeggiata – ha esordito Salvini nel suo discorso durato poco più di mezz’ora – Lo faccio per il rispetto della carica che ho ricoperto, degli italiani e dei miei due figli che vanno a scuola. Loro – ha proseguito – hanno il diritto di ritenere che il loro papà sia spesso lontano da casa non perché passa il tempo a sequestrare esseri umani, ma perché difendere i confini e la sicurezza del Paese era un suo preciso dovere, non un diritto». 

Da Bruxelles, a margine dei lavori del Comitato delle Regioni, anche il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci rivolge un pensiero di vicinanza al senatore leghista. «Lo dico da una sede europea: condivido la piena fiducia nella magistratura espressa da Matteo Salvini, che saprà dimostrare la correttezza del proprio comportamento. La stessa fiducia – aggiunge il governatore – vorrei potere avere nell’Unione Europea che, a oggi, ha lasciato l’Italia quasi da sola a presidiare il tormentato confine siciliano. Su di noi grava, infatti, essere la porta dell’Europa e ci attendiamo sforzi e sostegno maggiori».

L’imbarcazione della guardia costiera italiana con a bordo 135 migranti soccorsi in mare, lo scorso luglio, era arrivata a Catania ed era rimasta per giorni in attesa dell’assegnazione di un porto per lo sbarco. L’allora ministro dell’Interno aveva bloccato la procedura «in attesa che ci sia sulla carta una redistribuzione in tutta Europa». Cinquanta delle persone a bordo erano state salvate dal peschereccio Accursio Giarratano di Sciacca, mentre si trovavano su un gommone alla deriva.

Nel porto etneo era stata fatta sbarcare una donna all’ottavo mese di gravidanza insieme ai membri della sua famiglia (il marito e due figli piccoli). Giorni dopo, era arrivato il via libera allo sbarco per i sedici minori, con la nave ormeggiata al molo Nato di Augusta. Nei giorni successivi, il procuratore capo di Siracusa Fabio Scavone aveva aperto un’inchiesta sulle carenze nell’assistenza sanitaria. Dai risultati della relazione degli infettivologi, infatti, era emerso «un caso di tubercolosi e un altro di cellulite infettiva; venti di scabbia e qualche altro caso con diverse patologie. In totale 29 i migranti con problemi di natura sanitaria».


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