Caso Scieri, nuova autopsia affidata a Cristina Cattaneo Amoddio: «Sul corpo lesioni compatibili con le percosse»

La procura di Pisa ha conferito alla medica legale Cristina Cattaneo l’incarico di eseguire una nuova autopsia, a quasi vent’anni dalla morte, sui resti del corpo di Emanuele Scieri. La salma del parà siracusano, trovato morto nel pomeriggio del 16 agosto del 1999 ai piedi di una torre di asciugatura dei paracadute della caserma Gamerra di Pisa, è stata riesumata ieri nel cimitero di Noto. Adesso, si trova già a Milano dove il 21 maggio inizieranno le operazioni per l’esame autoptico. I legali dei tre ex commilitoni indagati per omicidio volontario in concorso – Alessandro Panella, Luigi Zabara e Andrea Antico  hanno contestato le modalità con cui la procura, in assoluta riservatezza, ha deciso di riesumare la salma di Scieri. Per questo hanno fatto mettere a verbale che si riserveranno di chiedere la nullità dell’autopsia

Il procuratore Alessandro Crini e il pubblico ministero Sisto Restuccia hanno affidato l’incarico all’anatomopatologa a capo del Labanof (Laboratorio di antropologia e odontologia forense) dell’Università di Milano che, in passato, ha coordinato la mega operazione di identificazione dei cadaveri dei migranti rimasti intrappolati nel barcone inabissato il 18 aprile del 2015 e ha seguito anche il caso di Yara Gambirasio e di Stefano Cucchi. Adesso, Cattaneo – che ha chiesto la riesumazione dopo avere analizzato la documentazione della procura – dovrà analizzare il corpo di Scieri per tentare di risalire a traumi e lesioni che potrebbero esserci stati in vita o al momento della morte. La relazione alla magistratura dovrebbe essere consegnata entro 60 giorni.

«Quando ho consegnato gli atti segretati della commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Emanuele Scieri di cui ero presidente – spiega a MeridioNews Sofia Amoddio – avevo già esposto la disponibilità della famiglia a riesumare il corpo se, dall’analisi della documentazione, si fosse reso necessario». La svolta nella vicenda arriva con la riapertura delle indagini da parte della procura di Pisa, dopo due anni di lavori della commissione parlamentare, che nella relazione conclusiva ha individuato nuovi elementi utili per definire delle responsabilità penali. Colloqui e raffronti in oltre cinquanta sedute e settantasei audizioni, hanno fatto emergere il dubbio del nonnismo, che la procura ha deciso di verificare. «Da questa autopsia si può capire tutto – spiega Amoddio – le cause della morte, se Emanuele poteva essere salvato, che tipo di percosse ha subito, se alcune lesioni non sono compatibili con la caduta». 

Nei primi anni Duemila, il decesso del parà siracusano laureato in giurisprudenza era stato archiviato come suicidio. «Anche all’epoca fu fatta l’autopsia e – afferma Amoddio – alcune cose che si potevano accertare non furono accertate. Come emerso dalla perizia che ho disposto, e che è stata effettuata dall’ingegnera Grazia La Cava e dal commissario della polizia scientifica di Roma Federico Boffi, sul corpo di Emanuele c’erano lesioni non compatibili con la caduta ma con le percosse». 


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