Ars: oggi la Corte dei Conti in audizione presso la Commissione Bilancio e Finanze

ALL’ORDINE DEL GIORNO LA SPINOSA QUESTIONE DEI RESIDUI ATTIVI NON PIU’ ESIGIBILI. IL GOVERNO CROCETTA DOVRA’ ANCHE SPIEGARE CHE COSA C’E’ DIETRO LA RESTITUZIONE DI 518 MILIONI DI EURO DA PARTE DI ROMA. INDISCREZIONI, INFATTI, RACCONTANO CHE…

Oggi, in Commissione Bilancio e Finanze dell’Ars è prevista d’audizione dei vertici della Corte dei Conti. Ci saranno, com’è ovvio, tutti i componenti della più importante Commissione legislativa di Sala d’Ercole. E ci sarà anche il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone. Ovviamente, sarà presente il Presidente delle Sezioni riunite per la Regione siciliana della Corte dei Conti, Maurizio Graffeo. Non siamo in grado di sapere se anche il presidente della Regione, Rosario Crocetta, prenderà parte ai lavori.

L’audizione di oggi è piuttosto importante. La politica siciliana, dati alla mano, dovrà fugare i dubbi sui conti economici e finanziari della Regione. In ballo non c’è soltanto il giudizio di ‘parifica’ sul Bilancio regionale 2013, ma la ‘tenuta’ complessiva di un’Amministrazione regionale sulla quale pesano tanti dubbi.

Come abbiamo scritto ieri, il presidente della Regione, Crocetta, e l’assessore all’Economia, Maurizio Agnello, non sono arrivati ‘impreparati’ all’appuntamento di oggi.

La scorsa settimana, com’è noto, hanno ottenuto da Roma liquidità pari a 518 milioni di euro e uno ‘spazio’ operativo – in termini di allentamento dei ‘Patto di stabilità’ – pari a circa 800 milioni di euro.

Oggi, però, dovrebbe essere il giorno delle spiegazioni. Ovvero: questi 518 milioni di euro ottenuti dalla Sicilia sono la restituzione di una parte del miliardo e 250 milioni di euro che lo Stato si è trattenuto quest’anno con il solito ‘accantonamento’ o, sotto, c’è qualche cosa che ancora non è venuta fuori?

Il tema non è secondario. Se si dovesse trattare della semplice restituzione di una parte dell’accantonamento operato da Roma ai danni del Bilancio regionale 2014, beh, sarebbe una vittoria del Governo della Regione, che sarebbe riuscito a recuperare almeno una parte non secondaria dello ‘scippo’ operato dal Governo nazionale di Matteo Renzi.

Solo che ieri circolava un’altra tesi che oggi dovrebbe essere chiarita dal Governo regionale. Proviamo a illustrare, per grandi linee, le indiscrezioni raccolte ieri sera.

Partendo da due dati: l’accantonamento pari a 950 milioni di euro operato da Roma, ai danni del Bilancio regionale 2013; e l’ulteriore accantonamento di un miliardo e 50 milioni di euro operato, sempre dal Governo nazionale, a carico del Bilancio della Regione siciliana di quest’anno.

Contro questi due accantonamenti la Regione ha inoltrato ricorso presso la Corte Costituzionale. Con buona probabilità di ottenere un pronunciamento positivo, perché questi due accantonamenti operati da Roma non stanno né in cielo, né in terra (all’accantonamento da un miliardo e 50 milioni di quest’anno, per la cronaca, vanno aggiunti i 200 milioni di euro che la Regione ha dovuto anticipare per la storia degli 80 euro in busta paga voluta da Renzi ma pagata dai siciliani: ed è stata proprio questa nuova imposizione operata da Roma sul Bilancio regionale che ha fatto saltare gli interventi in favore dei Teatri e, in generale, in favore delle attività culturali siciliane).

Stando a indiscrezioni – ancora da confermare – sembrerebbe che il Governo regionale di Rosario Crocetta, pur di avere da Roma i 518 milioni di euro, avrebbe rinunciato al ricorso in Corte Costituzionale avverso i due accantonamenti (2013 e 2014) che sfiorano i 2 miliardi di euro. La notizia a noi sembra inverosimile, perché, se così fosse, ci troveremmo davanti a un Governo regionale che, invece di fare gli interessi della Sicilia, fa gli interessi di Roma.

Ripetiamo: l’indiscrezione raccolta ieri sera a noi sembra irrazionale, perché la Regione siciliana, se tale scenario venisse confermato, avrebbe rinunciato a un ricorso sacrosanto preso la Consulta. In ogni caso, oggi ne sapremo di più, perché i giudici della Corte dei Conti e i parlamentari della Commissione Bilancio e Finanze chiederanno conto e ragione su questo passaggio ancora non del tutto chiarito.

Questa vicenda si lega a un altro argomento che, oggi, dovrebbe essere al centro dell’audizione dei giudici contabili: i residui attivi di dubbia o, forse, di impossibile esigibilità, che sfiorano e 4,2 miliardi di euro.

Su questo punto si è consumata l’impugnativa del Commissario dello Stato, che ha sanzionato un comportamento, non esattamente corretto, di Governo e Ars che, nei mesi scorsi, in occasione dell’approvazione della legge di stabilità (leggere Bilancio e Finanziaria 2014) hanno provato a ‘mangiarsi’ il fondo rischi, cioè le somme da accantonare per fronteggiare la montagna di residui attivi ormai inesigibili.

Con l’impugnativa – probabilmente concordata tra Ufficio del Commissario dello Stato e Corte dei Conti – il fondo rischi, pari a circa 500 milioni di euro, è stato ripristinato tagliando le spese.

Oggi, con molta probabilità, i giudici contabili chiederanno alla politica siciliana – e in particolare al Governo – ‘notizie’ su come la Regione intende eliminare i residui attivi ormai irrecuperabili. Occorrerà un piano di rientro di almeno un decennio. Accantonando, ogni anno, una certa somma.

Così il tema ritorna alla spiegazione dei 518 milioni di euro restituiti da Roma. Se questa somma è una semplice restituzione, nessun problema. Ma se risulterà verrà l’indiscrezione che questi 518 milioni di euro sono stati restituiti perché la Regione ha ritirato il ricorso presso la Corte Costituzionale contro i due accantonamenti operati da Roma negli ultimi due anni, beh, allora lo scenario muterà in negativo.

Questo perché, il prossimo anno, il Governo nazionale, liberato dal ricorso presso la Consulta, si sentirà legittimato ad operare un’ulteriore decurtazione dal Bilancio della Regione 2015, imponendo nuovi sacrifici ai siciliani e, con molta probabilità, rendendo impossibile la gestione economica, finanziaria e, soprattutto, sociale della Regione.

 


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