La Guardia di finanza di Messina ha eseguito undici misure cautelari (tra in carcere e otto ai domiciliari). Colpito un comitato d'affari di cui avrebbero fatto parte anche un dirigente del Genio civile di Messina e il capo di quello di Trapani
Appalti truccati, la cricca di Messina fino al Genio civile Ai domiciliari imprenditori, funzionari e un ex assessore
Appalti truccati con la compiacenza di amici all’interno del palazzo comunale di Messina e del genio civile di Trapani. C’è anche questo al centro dell’ordinanza Ottavo Cerchio condotta dalla squadra mobile di Messina che stamattina ha fatto scattare un blitz nei confronti di undici persone.
Tra i destinatari di una misura di arresti domiciliari ci sono un funzionario del Genio Civile di Messina, Felice D’Agostino e il capo del Genio Civile di Trapani, Giancarlo Teresi, che avrebbe intascato mazzette dall’imprenditore messinese Giuseppe Micali, quando si trovò a fare il direttore dei lavori dell’appalto per il dragaggio del porto canale di Mazara del Vallo, un’opera da un milione di euro. Lavori per i quali sarebbero stati offerti un soggiorno in albergo, una cena per i suoi amici e un contributo di 700 euro per acquistare un’auto d’epoca.
Micali è finito in carcere per un appalto bandito dal Comune di Messina. Ai domiciliari un funzionario dell’amministrazione, Giuseppe Frigione, così come l’ex assessore comunale di Messina Giorgio Muscolino, accusato di aver intascato una tangente per dei lavori in un immobile gestito da Arisme, l’agenzia per il risanamento di Messina. Ai domiciliari pure gli imprenditori Cinzia Fiorentino e Pietro Ferrante. In carcere invece una vecchia conoscenza, Antonino Ninetta Bonaffini.
L’indagine che ha portato agli arresti di oggi ha inizio la notte in cui la tabaccheria dei fratelli Ferrante diventa bersaglio di alcuni colpi di arma da fuoco. Gli investigatori pensano inizialmente che si tratti di un’intimidazione a fini estorsivi. Ma presto la squadra mobile scopre un sistema di corruzione che coinvolge, a vario titolo, soggetti operanti sia nel settore pubblico che in quello privato. Come Marcello Tavilla, socio di Pietro Ferrante e di un cittadino tunisino nella Blu Marine Service S.R.L., attività di import-export con l’estero di prodotti ittici. Le indagini scoprono così che Tavilla, un volto noto alle forze dell’ordine, con il concorso di Cinzia Fiorentino e Pietro Ferrante, si sarebbe accordato con Felice D’Agostino, funzionario del Genio Civile di Messina: in cambio di denaro, quest’ultimo si sarebbe impegnato a favorire nell’aggiudicazione di lavori pubblici, le ditte edili degli imprenditori Giuseppe Micali e Giovanni Francalanza. Duemila euro la mazzetta che avrebbe intascato D’Agostino per ogni appalto eventualmente aggiudicato.
Un pactum sceleris sarebbe stato stretto anche tra l’imprenditore Micali e Giuseppe Frigione, funzionario del Comune di Messina in servizio presso il Dipartimento Immobili Comunali. In cambio di una tangente compresa tra 5mila e 10mila euro avrebbe ottenuto l’affidamento diretto, in somma urgenza, dei lavori di manutenzione straordinaria da effettuarsi al mercato cittadino Sant’Orsola.
Nelle mire del duo Tavilla-Fiorentino sarebbero finiti invece gli appalti nell’ambito del risanamento di Messina. Per la squadra mobile, un ruolo avrebbe giocato in tal senso l’ex assessore comunale Giorgio Muscolino (fece parte, in quota Udc, della giunta del sindaco Giuseppe Buzzanca) oggi amministratore del complesso Sottomontagna, del patrimonio immobiliare del Comune di Messina e gestito da Arisme. Muscolino senza aver eseguito un’effettiva selezione, e dunque in violazione di legge, avrebbe affidato alla ditta di Tavilla i lavori per la sistemazione del parcheggio di Sottomontagna, intascando 400 euro.
Le indagini su Tavilla permettono agli investigatori di scoprire anche una talpa nel palazzo di giustizia di Messina. Si tratta di Angelo Parialò, autista a disposizione dei magistrati della Dda Messina, che avrebbe fatto da intermediario con alcuni impiegati del Tribunale deputati alla nomina di amministratori di condominio, per consentire l’affidamento degli incarichi a persone vicine a Tavilla e Fiorentino. Un meccanismo che avrebbe poi permesso a questi ultimi di beneficiare dell’eventuale assegnazione di lavori di manutenzione degli ascensori nei condomini in favore di una ditta riconducibile Fiorentino. Questo sistema di do ut des avrebbe consentito a Parialò di ottenere l’assunzione, presso una delle tante imprese del Tavilla, di una persona a lui vicina. Parialò è quindi accusato di corruzione per avere passato notizie sulle indagini in corso, ma anche informazioni sugli spostamenti dei magistrati.
L’operazione Ottavo Cerchio torna poi ad occuparsi di Antonino Bonaffini, più conosciuto come Ninetta. Quest’ultimo avrebbe intestato fittiziamente la titolarità dell’impresa individuale Mareblu e di un conto corrente a Tavilla, nonostante si trattasse di azienda e di denaro di cui conservava la piena e totale disponibilità. Per la società e le utilità economiche, oltre che per un bene mobile è scattato il sequestro preventivo.
In carcere sono finiti Ninetta Bonaffini, 46 anni, Giuuseppe Micali, 57 anni, Marcello Tavilla, 35 anni. Ai domiciliari Felice D’Agostino, 62 anni, Pietro Ferrante, 63 anni, Cinzia Fiornentino, 52 anni, Giovanni Francalanza, 52 anni, Giorgio Muscolino, 40 anni, Angelo Parialò, 64 anni e Giancarlo Teresi, 62 anni.
A proposito dell’inchiesta, in mattinata l’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone ha fatto sapere di avere «dato mandato al direttore del Dipartimento regionale tecnico Salvo Lizzio di avviare le procedure di sostituzione del dirigente Giancarlo Teresi».