Le installazioni artistiche dell'architetto romano sono visitabili nella sede della fondazione Puglisi Cosentino in via Vittorio Emanuele. Ispirate al concetto di libertà proprio di popoli e nazioni. L'artista: «La mia responsabilità è fare riflettere». La curatrice: «Un viaggio attraverso la storia». Guarda le foto
Aperta fino a luglio la mostra di Pietro Ruffo «Arte non offre risposte ma pone domande»
«La mia responsabilità come artista è occuparmi di temi storici o contemporanei e permettere alle persone di fare una riflessione». Lo ripete più volte Pietro Ruffo, architetto romano di 37 anni, durante la presentazione della sua Breve storia del resto del mondo, una mostra a cura della fondazione Puglisi Cosentino e della fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo, che attraversa 200 anni di storia e tratta diverse tematiche ancora attuali, dal colonialismo alla rivoluzione francese, fino alla primavera araba, quando le popolazioni scesero in piazza per inseguire il concetto di libertà.
Ed è proprio intorno a quest’ultima tematica che ruotano le opere di uno degli artisti italiani più interessanti a livello internazionale. La mostra, a Catania dal 3 aprile al 10 luglio nella sede della fondazione Puglisi Cosentino (via Vittorio Emanuele 122), rappresenta il viaggio dell’artista sul concetto universale di libertà attraverso i temi della colonizzazione, delle divisioni culturali, sociali e religiose da cui scaturiscono conflitti tra i popoli del mondo. Uno dei tratti distintivi di Ruffo – che si muove tra matite, carta, acquerelli e gessi – sono le grandi mappe delle nazioni su cui colloca schiere di libellule intagliate a mano e fermate con migliaia di spilli: rappresentano l’idea della libertà.
L’esposizione catanese si apre con l’opera del 2015 The Colours of Cultural Map, sulle differenze che uniscono i popoli, commissionata da Luciano Benetton per il progetto Imago Mundi. «Benetton chiede a migliaia di artisti di realizzare un piccolo quadro – spiega Ruffo – che poi viene esposto in giro per il mondo. Spesso il concetto di popolo è diverso dal concetto di nazione». Questo non vale per l’Italia sottolinea l’artista, ma altrove «i popoli sono spalmati su diverse nazioni o, al contrario, in una nazione coesistono diversi popoli». Nel lavoro di Ruffo sono rappresentati più di 90 popoli, disegnati a inchiostro, racchiusi in un cerchio cromatico che mette in luce come questi associno i colori a diversi sentimenti: paura, lutto, passione, integrità.
«Quello che l’arte può fare è porre delle domande – aggiunge Ruffo – Ogni opera, più che essere una risposta, è un punto interrogativo, che permette di pensare a un determinato tema». Come quello dell’immigrazione, a cui dedica un’istallazione creata appositamente per la mostra catanese. « è un omaggio al coraggio di tutte quelle donne che dal Nord Africa attraversano il mare per approdare sulle coste siciliane». Donne che portano con loro i figli, il loro e il nostro futuro. «Queste madri ci fanno un dono e solo quando lo capiremo potremo essere finalmente liberi». Un wall paper su cui pone l’accento anche Laura Barreca, curatrice della mostra, che per lei è «un viaggio attraverso la storia, le crisi e la nuova condizione geopolitica, che ci fa capire come alla fine chi soffre sono i più deboli della società, madri e bambini, che tutt’oggi attraversano il mare in cerca di speranze e di futuro».
E di futuro parla la neo presidente della fondazione che ospita la mostra, la 28enne Allegra Puglisi Cosentino, che si reputa «fortunata perché inizio con un giovane artista e penso sia un messaggio di speranza molto positivo per tutti i miei coetanei». Tra le opere dell’esposizione I sei traditori della libertà, dedicata al politologo inglese Isaiah Berlin, Liberty House, luogo della riflessione interiore che invita a cercare la libertà guardandosi dentro attraverso uno specchio, e l’opera scelta come immagine rappresentativa della mostra, Spad S.VII, un biplano di dimensioni reali realizzato in legno e carta che chiude l’esposizione.
«Si tratta di un aereo della prima guerra mondiale che ho ricostruito in dimensioni reali seguendo il progetto originale – racconta Ruffo – ma è rivestito di carta per smitizzare la guerra, grazie al contrasto tra la macchina bellica e la fragilità della carta». L’artista lancia un importante messaggio, rivolto alle popolazioni europee: «Abbiamo agito senza pensare alle conseguenze che un giorno avrebbero potuto tornarci indietro». Ma per Pietro Ruffo l’arte deve essere leggerezza, anche quando si parla di temi importanti come la guerra. «Fare l’artista – conclude – dà anche la possibilità di realizzare i sogni che uno ha da bambino o del proprio bambino, come costruire un aeroplano di dimensioni reali».