Dopo la riforma che ha sancito la chiusura degli Opg, come quello di Barcellona Pozzo di Gotto, le regioni attendono di riorganizzarsi. Nel Messinese un primo importante passo: è in funzione con i primi quattro pazienti la struttura che ospita persone sottoposte a misure giudiziarie che necessitano di cure specifiche
Aperta a Naso una delle poche Rems d’Italia Sostituisce l’Opg, ma restano i ritardi
In provincia di Messina, a Naso, la prima residenza per l’esecuzione della misura di sicurezza sanitaria della Sicilia. La Rems, questo il suo acronimo, realizzata dall’Asp peloritana, è attiva dallo scorso primo aprile e ha ospitato ieri i primi quattro pazienti, tutti provenienti dall’ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto. Si tratta di una delle poche strutture in Italia ad avere ultimato le procedure necessarie al trasferimento, voluto dalla norma che ha sancito la chiusura degli Opg a partire dal 31 marzo scorso.
In base a quanto disposto dal dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, saranno in tutto 15, almeno per ora, le persone che verranno trasferite nell’istituto a piccoli gruppi, così da garantire un inserimento graduale in una realtà decisamente diversa dagli ospedali psichiatrici giudiziari. La residenza conta 20 posti letto ed è stata ristrutturata dall’azienda sanitaria provinciale in funzione del percorso terapeutico da intraprendere. All’interno ci sono una palestra e dei laboratori dedicati, mentre all’esterno uno spazio verde ospiterà le attività all’aria aperta.
Le Rems sono gestite dalla sanità territoriale, in collaborazione con il ministero della Giustizia, e possono accogliere solo persone provenienti dagli Opg o comunque sottoposti a misure di sicurezza da parte dall’autorità giudiziaria. È il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria a disporne il trasferimento. La destinazione della struttura è però sanitaria. Tanto che, a essere accolti al suo interno, sono coloro che, classificati come indimissibili, necessitano di cure specifiche. Per ogni paziente viene messo a punto un progetto riabilitativo individuale, con l’obiettivo di tracciare un percorso di recupero progressivo.
A Naso operano due psichiatri, dodici infermieri, sei operatori socio-sanitari, cinque tecnici della riabilitazione psichiatrica, uno psicologo, un assistente sociale e un dipendente amministrativo. L’Asp di Messina ha predisposto una vigilanza non armata all’interno, mentre è in via di definizione un protocollo d’intesa tra l’assessorato regionale alla Salute e la Prefettura di Messina per un programma di sicurezza più strutturato, per le aree esterne alla residenza.
Un primo passo avanti all’interno di una situazione che, dopo la chiusura degli Opg, rimane contrassegnata da ritardi e inadempienze dello Stato e delle Regioni, soprattutto per quanto riguarda l’erogazione dei fondi necessari al previsto ampliamento degli organici di Dipartimenti di salute mentale, la necessità di ridefinire il tema della pericolosità sociale e di riorganizzare l’assistenza psichiatrica in carcere.
Criticità non risolte che vengono denunciate da psichiatri e magistrati. Che, ad un convegno sul tema qualche giorno fa a Brescia, hanno fronito i numeri aggiornati a livello nazionale. Dei circa 700 pazienti rimasti negli Opg in questi ultimi mesi, «una quota compresa tra i 250 e i 400 verrà accolta nelle Residenze alternative Rems, (come quella di Naso ndr), mentre la restante parte dei pazienti fruirà dell’insieme dei servizi offerti dai dipartimenti di salute mentale». Ma il problema, avverte la Società italiana di psichiatria, «sarà la gestione del futuro, soprattutto se si considera che nell’ultimo anno, già molti ospiti degli Opg, circa 800, sono stati liberati ed accolti nei Dipartimenti. Mancano però i fondi per la loro presa in carico da parte delle strutture territoriali».