Parlare di temi complessi attraverso il linguaggio semplice e ipnotico delle marionette è un modo per trasmettere modelli di comportamento tra i più alti che la storia italiana conosce. Da Falcone a Borsellino passando per padre Puglisi arrivano agli studenti di istituti con realtà a volte difficili e multietniche da oltre dieci anni
Antimafia nelle scuole con i pupi di Angelo Sicilia «Infondere rispetto per le istituzioni e le diversità»
In contesti difficili e complessi come quello palermitano e siciliano in generale, diffondere messaggi di legalità e rispetto del prossimo a partire dalle scuole diventa fondamentale. È necessario in tutte le realtà e a tutti i livelli, dal centro alla periferia. Lo sa bene il direttore del museo dei Pupi Antimafia Angelo Sicilia e lo sa bene anche Laura Pollichino, dirigente scolastica dell’istituto comprensivo statale Perez – Madre Teresa di Calcutta. La scuola, che si trova nei pressi della stazione centrale, ha una delle più alte percentuali di iscritti stranieri della Sicilia.
Angelo Sicilia da oltre dieci anni collabora con l’istituto cercando, attraverso gli spettacoli dei suoi Pupi antimafia, di restituire agli studenti un pezzo di memoria della città e insieme modelli di comportamento tra i più alti che la nostra storia possa ricordare. «Il tipo di riscontro che ho è sempre molto bello – dice Sicilia -. In particolare dai bambini di questa zona della città, di cui un’ampia percentuale è formata da studenti che provengono da altri Paesi, dall’Africa centrale, dal Maghreb, ma anche dallo Sri Lanka. Le domande più importanti, che restano scolpite nella memoria me le hanno fatte questi ragazzi. La loro sensibilità è grandiosa e utilizzavano termini che non si usano più come amore, pace». E se i giovani palermitani in senso stretto, ovvero nati e cresciuti qui, sentono molto la questione della mafia e dell’antimafia «loro si approcciano in un modo assolutamente libero. Ed è una cosa che mi piace molto», sottolinea ancora.
Una vocazione, quella del voler trasmettere l’esempio di persone come Falcone e Borsellino o come padre Puglisi, che racchiude l’essenza stessa del lavoro di Sicilia: «I Pupi Antimafia nascono per le scuole – afferma -. Il tentativo, iniziato più di 15 anni fa, era quello di coinvolgere le scuole palermitane in un progetto sulla legalità che prevedeva la presenza di pupi senza armature, vestiti come noi, che raccontano le storie di oggi. Devo dire che mi sono occupato molto delle scuole in trincea, anche in periferia, ma è chiaro che ci rivolgiamo e frequentiamo tutte le scuole di ogni ordine e grado di Palermo e non solo». Ogni volta l’attenzione è sempre massima. «Questa è la grande forza del teatro di figura, del teatro di animazione – spiega -. I pupi, i burattini o le ombre ipnotizzano il pubblico e specialmente i più piccoli. Quindi si crea questa forma di mediazione tra loro e noi attraverso le marionette che ci permette di poter parlare di temi così complessi per un’ora davanti a un uditorio silenziosissimo e attento».
Intere generazioni di studenti della Perez sono cresciuti con i suoi spettacoli. «Venerdì abbiamo portato in scena la storia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino mentre il giorno prima, per i più piccoli, la storia di padre Pino Puglisi. I ragazzi non capiscono perché a Palermo una persona così bella e giusta come il parroco di Brancaccio doveva essere uccisa. Sono domande che ti disarmano perché veramente non sai cosa rispondere. L’importanza di far conoscere queste storie è quella di non dimenticare da dove veniamo. Non dobbiamo adagiarci sul presente, che può essere più o meno bello. In realtà noi abbiamo una grande storia recente che è forte, fortissima. È necessario ogni tanto ricordare cosa hanno fatto Falcone e Borsellino o padre Pino Puglisi. Come parlavano e quanto fossero integerrimi nei confronti della mafia ma anche nella loro vita quotidiana, personale. Persone che potevano lavorare per mesi e senza fermarsi con la convinzione di essere nel giusto».
«Conosciamo Angelo Sicilia dal 2008, da quando abbiamo iniziato a fare progetti sulla legalità insieme a lui – dice Laura Pollichino -. Questa scuola ha una tradizione in questo senso, agevolata dall’alta qualità del suo lavoro e dal fatto che utilizza uno strumento di comunicazione molto originale e semplice per i ragazzi, che può sollecitare anche la loro attenzione. Ma facciamo anche tante altre attività sulla legalità. Anche attraverso il teatro dei pupi facciamo passare messaggi contro il bullismo e per il rispetto delle diversità, cercando di articolare il nostro tipo di intervento».
Palermo dalla fine degli anni Settanta è stata teatro di omicidi di mafia «a partire dall’uccisione eccellente del giudice Scaglione – ripercorre la dirigente scolastica -. E poi man mano negli anni successivi c’è stata una vera e propria escalation. Per suscitare interesse e favorire una riflessione da parte dei bambini dobbiamo operare necessariamente una selezione. Sono molti i nomi che restano fuori, e non potrebbe essere altrimenti, dai libri di storia. Come ad esempio quello di Claudio Domino o di Calogero Zucchetto. Messaggi di questo tipo non riescono però sempre a consolidarsi a seconda del contesto familiare dove vivono gli studenti. Ci sono realtà difficili e complesse dove non c’è un’adeguata sensibilità rispetto al fenomeno. Il cammino è lungo e difficile, ma noi ci auguriamo che qualcosa resti per sconfiggere la mentalità mafiosa che si porta dietro quell’atteggiamento culturale che a volte anche noi adulti, spesso inconsapevolmente, tendiamo ad assumere».
Oltre che tenere sempre viva l’attenzione sul fenomeno «dobbiamo sollecitare l’attenzione dei bambini a seconda della fascia d’età e poi attraverso questo tipo di attività favorire il rispetto delle istituzioni e delle persone che lavorano all’interno di queste – conclude -. Il giudice o il poliziotto non sono sbirri ma sono invece chi ci tutela».