Andrea Salsedo, l’anarchico di Pantelleria dimenticato Amico di Sacco e Vanzetti, morto negli Usa come Pinelli

C’è un anarchico trapanese, di Pantelleria per la precisione, che la memoria siciliana ricorda appena. Eppure il suo nome si lega alle vicende dei rinomati Sacco e Vanzetti, di cui ieri è ricorso l’89esimo anniversario della morte. Di lui ha parlato pure il premio nobel Dario Fo. Si chiamava Andrea Salsedo, nato il 21 settembre 1881 e probabilmente buttato giù da una finestra nel 1920 a New York dall’allora Bureau of Investigation, che poi diventerà la più celebre FBI. 

Il 3 maggio Salsedo – trattenuto e sottoposto da mesi a interrogatori nei quali, secondo le testimonianze di un altro fermato, subì violenze e torture mentre gli veniva impedito di contattare avvocati e familiari – cadde giù dal quattordicesimo piano del Park Row Building, il grattacielo dove si trovavano gli uffici del ministero della Giustizia statunitense. Una storia analoga a quella che, a distanza di quasi 50 anni e di migliaia di chilometri, toccò ad un altro anarchico italiano, quel Giuseppe Pinelli che nel 1969, secondo la definizione ironica di un famoso spettacolo teatrale di Dario Fo, incappò in una morte accidentale. Proprio per non finire censurato, e per collegare le due vicende, il premio Nobel chiamò il protagonista della sua opera Salsedo, pur riferendosi chiaramente al ferroviere Pinelli. 

Sulla vicenda di Pinelli esistono film, libri e spettacoli teatrali. Stessa sorte per Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, gli anarchici italiani emigrati negli Usa che, poco prima di tenere un comizio proprio sulla morte del loro amico Salsedo, furono arrestati per un crimine mai commesso e poi giustiziati. Solo 50 anni dopo lo Stato del Massachusetts riconobbe ufficialmente le ingiustizie commesse nel processo sommario, allestito nel clima da caccia alle streghe e del pericolo rosso che si respirava negli Usa in quegli anni. Nel 2011 Sacco e Vanzetti finirono persino sul palco di Sanremo, quando Emma Marrone e i Modà riproposero un classico di Joan Baez che faceva da colonna sonora al film del 1970 sulla storia dei due anarchici diretto da Giuliano Montaldo e con le straordinarie interpretazioni di Gian Maria Volontè e Riccardo Cucciolla

Poca invece l’attenzione per il siciliano Andrea Salsedo. La memoria è sostanzialmente custodita in una nota diffusa da Natale Musarra, curatore dell’archivio storico degli anarchici siciliani, che costituisce la base per le poche informazioni che girano sul web. Un contributo è venuto anche dal gruppo anarchico Andrea Salsedo di Trapani, nato nel febbraio 2011, ma al momento non attivo. Una piccola ma indomita casa editrice, la Galzerano editore, sta preparando un libro sulle vicende del rivoluzionario pantesco con la collaborazione della Federazione anarchica siciliana. 

Figlio di Giuseppe e Silvestra Pavia, tipografi di Pantelleria, Andrea manifesta sin da giovanissimo attenzione per le idee anarchiche, grazie anche alla scuola popolare di Luigi Galleani, anarchico piemontese, confinato negli ultimi anni dell’800 nella piccola isola siciliana. A nemmeno 20 anni, Salsedo subisce un processo per un suo scritto pubblicato su L’Avvenire Sociale di Messina. Astensionista, antimilitarista, sindacalista ed editore, l’anarchico di Pantelleria nel 1904 si trasferisce a Tunisi dove diventa tipografo e poi nel 1906, dopo un breve ritorno in Sicilia, prova l’avventura negli Stati Uniti. Lì incontra il vecchio maestro Galleani e inizia a collaborare con la rivista da lui fondata: Cronaca Sovversiva. In breve tempo Salsedo diventa uno snodo importante nell’organigramma dei gruppi anarchici dello stato di New York. È probabilmente per questo motivo che viene catturato. Da qui la morte accidentale di un anarchico siciliano, che darà via all’affaire Salsedo e dal quale scaturirà il più ben noto caso di Sacco e Vanzetti.

*si ringraziano per la collaborazione Pippo Gurrieri e Alessio Giannetto


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