Tra i tanti corteggiatori del teatro Coppola c’è anche un prete. È padre Ignazio Mirabella, della parrocchia di San Gaetano, in via San Gaetano 13. A pochi passi da via Vecchio bastione 9, nel pieno del quartiere Civita, dove il primo teatro comunale catanese è stato occupato il 16 dicembre 2011. La sua chiesa è inagibile e, di conseguenza, chiusa da agosto 2011, «perché tra crolli e allagamenti non ci si poteva nemmeno stare dentro», afferma. Per questo, da più di un anno e mezzo, ha a cuore le sorti del teatro Coppola. «Sono 340 metri quadrati dice il parroco per i bambini e gli anziani del quartiere sarebbero una gran cosa». La manna dal cielo, per restare in tema. «Con Antonio Scalia (ex assessore allo Sport, turismo e tempo libero del Comune di Catania, ndr) abbiamo fatto due sopralluoghi racconta Mirabella e il sindaco Raffaele Stancanelli è perfettamente a conoscenza delle mie richieste di prendere in mano quello stabile». Quando c’è entrato Mirabella, la situazione del Coppola era disastrosa: «Era in uno stato di completo abbandono». Anche se la giunta comunale aveva già ricominciato a interessarsene.
Nell’attesa che qualcosa si muovesse dalle istituzioni, il prete del quartiere s’è mosso per altre vie e ha cercato Rita Gari Cinquegrana, nominata sovrintendente del teatro massimo Vincenzo Bellini a settembre 2010. Poiché era al teatro più importante di Catania che il Coppola era destinato. «Sapevo che al Massimo non serviva ricorda l’uomo di chiesa e volevo capire se ci fossero dei margini affinché quello spazio non venisse lasciato perdere». E continua: «Io e la Cinquegrana ci siamo incontrati in occasione della festa di Sant’Agata dello scorso anno, poi ci siamo sentiti telefonicamente circa due mesi e mezzo fa: avremmo dovuto fissare un appuntamento, ma non ci siamo ancora riusciti». E, tra una cosa e l’altra, gli artisti sono entrati in quel posto e l’hanno fatto proprio. «Sono 12 anni che lavoro alla Civita, e non cambia mai niente dice con una punta di malinconia Ma se non ho posti da sfruttare e in questo quartiere non c’è nulla come faccio? Come fanno tutti quelli che qui ci vivono?». L’occupazione dei lavoratori dello spettacolo, in sé, «può servire affinché si muovano le acque, è una cosa meritoria», purché la struttura «sia aperta e fruibile». Lui ci ha pure provato ad andare a trovare i volontari, «ma quando sono arrivato erano così occupati a lavorare che non me la sono sentita di disturbarli». Di una cosa è certo, però: «So che sono tutti lavoratori della cultura: ebbene, la cultura parte dalla gente, non lo dimentichino».
Dal canto loro, quelli che stanno rimettendo a nuovo lo stabile, invitano padre Ignazio Mirabella ad andarli a trovare. «Siamo aperti al quartiere e a chiunque voglia venire afferma Cesare Basile che, con la federazione siciliana delle arti e della musica L’arsenale, è promotore dell’occupazione naturalmente anche al parroco». E aggiunge: «Vogliamo organizzare delle mattinate o dei pomeriggi di scuola di teatro per ragazzi, abbiamo parlato con l’insegnante di una scuola col quale ci piacerebbe fare delle cose». «Stiamo progettando dice e accogliamo con gioia qualunque iniziativa». Anche quelle che verrebbero da una parrocchia, perché «le vie della buona volontà delle persone sono infinite». Ma sia chiaro un punto: «Il Coppola non sarà mai un teatro confessionale, rimarrà un posto di laicità».
Intanto, l’amministrazione comunale continua a non avere una posizione ufficiale sul destino dell’edificio di via Vecchio bastione. Ieri mattina, la VII commissione consiliare Cultura, presieduta dal consigliere comunale Manlio Messina, ha incontrato Sebastiano Arcidiacono, assessore ai Lavori pubblici. «Ma non s’è detto niente di nuovo spiega Messina Non sono state date risposte a domande specifiche e non si sono presentati documenti». A questo punto, la palla passa alla direzione Cultura, «affinché ci fornisca i progetti sui quali sta lavorando e ci dia modo di analizzare la situazione del teatro Coppola carte alla mano».
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