I giudici hanno depositato 287 pagine in cui illustrano le ragioni che hanno portato alla pena per gli ex primi cittadini di Messina, Giuseppe Buzzanca, e Scaletta Zanclea, Mario Briguglio. Nonostante «indicatori incontrovertibili, non hanno messo in moto quanto previsto nei rispettivi piani comunali di Protezione civile»
Alluvione Giampilieri, motivi delle condanne ai sindaci Non evacuarono zone a rischio e non chiusero strade
Colpevoli di «inazione», di non aver agito. È quanto si legge nelle motivazioni della sentenza che lo scorso aprile ha condannato a sei anni di reclusione per omicidio colposo plurimo gli ex sindaci di Messina e Scaletta Zanclea, Giuseppe Buzzanca e Mario Briguglio per l’alluvione del 1 ottobre 2009 a Giampilieri, Scaletta, Molino, Altolia, Itala e Santa Margherita.
In 287 pagine il giudice monocratico Massimiliano Micali spiega il ragionamento che lo ha portato a emettere la sentenza di un processo che si è svolto in due anni e che si è concluso con due condanne e 13 assoluzioni. Una sentenza che ha lasciato l’amaro in bocca ai parenti delle vittime che il 27 aprile scorso erano presenti nell’aula di palazzo Piacentini. Secondo il magistrato, i due sindaci sono colpevoli di non aver fatto nulla di fronte ad alcuni indicatori fattuali incontrovertibili, non legati all’allerta della protezione civile, ma a segnali che fin dal primo pomeriggio de giorno dell’alluvione arrivarono e furono ignorati.
Tante le telefonate ai numeri di emergenze ad esempio che secondo il magistrato dovevano spingere ad evacuare le zone a rischio. Invece, come rileva Il giudice, «non aprirono un canale informativo con la cittadinanza», nemmeno attraverso un banale auto dei vigili urbani muniti di altoparlante. E, si legge nella motivazione, proprio «nell’inazione di cui, quali autorità comunali di protezione civile, si sono resi protagonisti nelle ore pomeridiane del’1 ottobre 2009 risultano appieno ravvisabili tutti gli estremi, materiali e soggettivi, del delitto loro ascritto».
E ancora «può apparire banale evidenziare che l’evento non si sarebbe verificato se i due imputati, riconosciuta quale potenzialità offensiva fosse sottesa alla situazione palesata, nel pomeriggio avessero deciso di fronteggiarla mettendo in moto quanto previsto nei rispettivi piani comunali di Protezione civile o, comunque, orientando le proprie determinazioni alle sovrapponibili raccomandazioni scritte elaborate dal Dipartimento regionale della Protezione civile». In sostanza, i magistrati sottolineano che avrebbero dovuto evacuare le zone a rischio e prendere misure di sicurezza come la chiusura immediata delle strade della zona sud, cosa che non venne fatta a differenza di quanto deciso dal Consorzio autostrade che impedì di accedere alla tangenziale.