Foto di Giovanni Arcuri

Allarme sicurezza a Palermo e Catania: quanti agenti di polizia mancano nelle due città

Non si parla che di allarme sicurezza a Palermo e Catania. Ventiquattro agenti di polizia oggi prenderanno servizio nel capoluogo. Un rinforzo straordinario voluto dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi dopo l’omicidio di Paolo Taormina. Il 21enne ucciso con un colpo di pistola in testa davanti al pub che gestiva in piazza Spinuzza, a due passi dal teatro Massimo. Insieme agli agenti, verranno istituite anche tre zone rosse e probabilmente aumenteranno in città anche le operazioni denominate Alto impatto. Cioè quei controlli che prevedono il dispiegamento di un gran numero di agenti, più reparti delle forze dell’ordine, e vengono organizzate per ottenere risultati significativi. Ma quali sono i numeri reali delle carenze di organico delle forze dell’ordine nelle due principali città dell’isola?

Pochi giorni dopo l’omicidio Taormina, un maxi blitz di controllo ha interessato lo Zen. Quartiere di Palermo in cui abitava Gaetano Maranzano, il 28enne finito in carcere per il delitto. Lo stesso di Samuel Acquisto, Mattias Conti e Salvatore Calvaruso, i tre giovani accusati della strage di Monreale. Circa 300 uomini per un’operazione per lo più simbolica, anche considerando i risultati: due panetti di hashish e poco più di 100 grammi di cocaina sequestrati. Poi la scoperta di un pugnale e di 13mila euro in una casa. Infine, centinaia di persone identificate e 35 multe per violazioni al codice della Strada. Il blitz è stato accolto con favore da diversi politici di centrodestra e, in particolare, dalla deputata di Fratelli d’Italia ed ex vicesindaca di Palermo Carolina Varchi.

Ma 24 agenti di polizia e le zone rosse possono bastare?

Basta avere frequentato i quartiere periferici, dallo Zen a Librino, a sud di Catania, per capire che blitz e controlli straordinari non possono essere l’unica risposta. Tuttavia, la carenza di agenti e personale delle forze dell’ordine è un problema endemico. Che torna d’attualità ogni qual volta si registra un aumento di eventi criminosi o fatti di sangue. Oltre al sindaco di Palermo e al presidente della Regione Renato Schifani, al Viminale la scorsa settimana si è recato il primo cittadino di Catania Enrico Trantino. La richiesta è stata sempre la stessa: «Servono più forze dell’ordine e una sicurezza rafforzata».

La situazione a Palermo? «Alle Volanti mancano circa 100 agenti»

«Questi 24 agenti sono un qualcosina per tamponare in questo momento, poi a dicembre capiremo se verrà aggiunto altro personale». Così commenta a MeridioNews Paolo Tripoli, segretario provinciale Uil polizia Palermo. «Negli ultimi dieci anni, c’è stato un deficit generale che nella polizia arriva a circa 300 unità. Numeri che tengono conto del personale in esercizio all’ufficio Prevenzione generale servizio pubblico e di quello in servizio alla Squadra mobile. Per le sole Volanti, c’è una carenza di circa 100 agenti. Questo è il dato complessivo». Palermo come Catania è divisa in zone, all’interno delle quale operano insieme polizia e carabinieri. La famosa presenza sul territorio che per molti cittadini si traduce nel vedere una macchina delle forze dell’ordine quando è sera.

«Palermo è divisa in tre zone – A, B e C – che a rotazione sono suddivise tra polizia, che ne gestisce due, e una è affidata ai carabinieri. Nell’arco di 24 ore si fa questa rotazione. Il numero delle Volanti che operano è variabile in base alle disponibilità che ci sono, poiché vengono assegnate non solo dall’ufficio Prevenzione ma anche dai commissariati».

A Catania commissariati accorpati e poche pattuglie

«La situazione è disastrosa, ma è un problema generale. La criminalità avanza e una cosa che a Catania sta passando in sordina è che il dipartimento della Pubblica sicurezza per coprire le carenze sta accorpando gli uffici di polizia», spiega al nostro giornale Giuseppe Sottile, segretario della Federazione sindacale polizia di Stato. «Il commissariato Nesima è un avamposto di legalità – continua – E sta per essere chiuso per decreto e accorpato con quello di Borgo-Ognina. Il commissariato San Cristoforo lo stanno accorpando a quello centrale. Non si riesce più a coprirei il turnover e stanno iniziando a chiudere i posti di polizia. Quello che avviene per Catania sta accadendo anche nel resto d’Italia».

«Assenza di personale significa che se si deve fare una pattuglia ci si ritrova con ispettori che fanno il lavoro degli assistenti. Questo lo facciamo solo per senso per dovere – continua Sottile – Le carenze a Catania? Tempo fa, venne rilevata una mancanza di 200 unità ma devo dire che non abbiamo un numero esatto». Con il tempo a essere cambiato è stato anche il modo in cui il territorio viene controllato nel capoluogo etneo. «Prima funzionava con la polizia che presidiava la città e nei paesi etnei c’erano i carabinieri. Con la riduzione, si è passati a metà città alla polizia e l’altra ai carabinieri. Adesso siamo a tre quarti polizia e un quarto carabinieri. Nel 1988 avevamo 12 macchine per turno a vigilare, adesso sono sei con il supporto di quelle dei commissariati di zona, quando è possibile. Tuttavia, l’attuale questore è riuscito a recuperare del personale impegnato nei servizi di vigilanza nelle varie strutture grazie al progressivo trasferimento della questura nella nuova sede al viale Ulisse insieme agli uffici della Squadra mobile e a quelli del viale Africa».


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