La mostra del fotografo colombiano è fruibile gratuitamente fino al 20 marzo. «Un'occasione unica, le opere sono state esposte solo una volta a Melbourne». Si aggiunge al Salvator Mundi e ad altri progetti di arte moderna e contemporanea, per far diventare il capoluogo centro artistico a tutto tondo
Agrigento, Frida Kahlo negli scatti di Leo Matiz «Polmone culturale, non più solo città dei templi»
Gli scatti che allontanano il tormento. Leo Matiz incontra di nuovo Frida Kahlo, questa volta nella città di Pirandello. Metaforica, casuale o evocativa che sia, la scelta di allestire questa mostra, e di farlo in questo momento storico ad Agrigento, pare proprio azzeccata: i venti ritratti del fotografo colombiano esposti da sabato scorso alla FAM Gallery mostrano un’immagine della pittrice libera dal dolore che contraddistinse buona parte della sua vita e sembrano invocare una rinascita anche del territorio agrigentino.
Da una parte il dolore di un’esistenza segnata da uno stato di precarietà fisica costante e il lamento di un popolo confinato nell’ultima provincia d’Italia in quanto a qualità della vita; dall’altra la cura a base di arte e creatività, che riesce a guarire le ferite, lenire la sofferenza e far emergere un’immagine positiva anche in un contesto profondamente depresso: è questo l’obiettivo raggiunto sia da Matiz che immortala Kahlo che da FAM Gallery che espone Matiz. È così, dunque, che apre i battenti un altro polmone culturale in città, dalla costola di uno spazio già esistente. «L’idea nasce dai membri dell’associazione Amici della Pittura, soci anche di Fabbriche Chiaramontane: volevamo connotare il progetto con un ulteriore germoglio – spiega Paolo Minacori – per approfondire e condurre studi e ricerche in ambiti più circoscritti, quasi di nicchia. Inoltre FAM prevede un’attività commerciale, anche se nel momento inaugurale abbiamo preferito dare un’apertura più ampia e un taglio più sociale: l’ingresso alla mostra, infatti, è totalmente gratuito».
Perché proprio Leo Matiz? «Perché ci siamo concentrati sull’arte del ‘900 e perché rappresenta un’occasione unica: queste opere sono state esposte solo una volta, nel 2005, a Melbourne e sono stampate su una carta ricreata sul modello originale. Grazie alla collaborazione con Ezio Pagano e il Museum di Bagheria siamo riusciti a portarle ad Agrigento, dove manca ancora la giusta attenzione per la fotografia». La passione di Frida – questo il titolo dell’esposizione – sarà fruibile fino al prossimo 20 marzo, ma si può già parlare di successo se si considera l’accoglienza che il pubblico ha riservato all’iniziativa. «Il riscontro, finora – continua Minacori – è andato oltre ogni aspettativa. È ovvio che ad attirare sia soprattutto il soggetto, ossia Frida Kahlo; tuttavia è stato proprio Matiz, con i suoi scatti, a offrire questa immagine più serena e armoniosa della pittrice: noi vogliamo valorizzare questo suo lavoro formidabile, anche attraverso il catalogo curato da Franco Carlisi e il nostro storico dell’arte che accoglie i visitatori e spiega loro il background di ogni fotografia». La mostra si inserisce, inoltre, nella programmazione della Sagra del Mandorlo in Fiore. «Quest’anno – prosegue il responsabile di FAM – l’evento ha un format più ampio, che va oltre il folclore tout court: l’offerta turistica è più ricca grazie all’aggiunta degli spazi dedicati al food e all’arte, con la nostra esposizione e quella del Salvator Mundi nella chiesa del Santo Spirito».
Agrigento in crescita sotto il profilo culturale. Ma con l’arte si mangia? «Se non si mangia direttamente, si mangia indirettamente, nel quadro di un ecosistema della bellezza che crea indotto economico e crescita sociale. In attesa che il settore pubblico investa di più nell’arte e nella cultura, stiamo assistendo al rafforzarsi del rapporto fiduciario pubblico-privato: Agrigento, con questa amministrazione, ne è un esempio, i cittadini stanno ricordando cosa significhi occuparsi, anche personalmente, del bene comune». Mentre per FAM Gallery i progetti in cantiere sono una mostra di Pino Pinelli e una collettiva di arte moderna e contemporanea, il capoluogo agrigentino inizia a spogliarsi dell’etichetta parziale e totalizzante di città dei templi e diventa centro artistico a tutto tondo.