Per Agrigento il suo anno da Capitale italiana della Cultura non è iniziato nel migliore dei modi. Prima gli errori in un cartello stradale, poi la pioggia dentro il teatro Pirandello, infine i lavori in fretta e furia per la visita del presidente della Repubblica Mattarella, con la conseguente asfaltatura dei tombini, poi cercati con […]
Agrigento Capitale della Cultura 2025, la Corte dei conti avvia un’indagine sulla gestione di alcune risorse
Per Agrigento il suo anno da Capitale italiana della Cultura non è iniziato nel migliore dei modi. Prima gli errori in un cartello stradale, poi la pioggia dentro il teatro Pirandello, infine i lavori in fretta e furia per la visita del presidente della Repubblica Mattarella, con la conseguente asfaltatura dei tombini, poi cercati con il metal-detector. Ora, però, ne arriva un’altra, sebbene di natura diversa. La sezione di controllo della Corte dei conti per la Regione siciliana ha deliberato di avviare un’indagine sulla gestione delle risorse destinate alle iniziative per la promozione, l’organizzazione e l’attuazione del programma Agrigento Capitale italiana della Cultura 2025.
Una decisione che fa riferimento, si legge nel testo, alla circostanza che «è in corso di deposito e pubblicazione la delibera della programmazione dell’attività di controllo per l’anno 2025 sulla sana e buona gestione sugli ambiti di amministrazione finanziaria contraddistinti dalla rilevanza degli interessi economici per la crescita e lo sviluppo socio-culturale delle comunità territoriali». I giudici contabili hanno disposto che a cura del Servizio di supporto della Sezione di controllo, copia della pronuncia – c’è scritto nella deliberazione – sia trasmessa «al presidente della Regione, all’Assemblea regionale siciliana, all’assessore regionale alla Cultura, al sindaco di Agrigento, al presidente del Consiglio comunale, al presidente della Fondazione Agrigento Capitale della Cultura italiana 2025, nonché al Collegio dei revisori del Comune di Agrigento. Copia della deliberazione è inviata, per conoscenza, al ministero della Cultura e al ministero dell’Interno».