Adrano, pizzo e voti per eleggere congiunto Arrestato il padre del consigliere Mannino

Avrebbero commesso attività estorsive con l’imposizione della cosiddetta guardiania in alcune proprietà terriere di Adrano,utilizzato mezzi illeciti per ottenere voti alle ultime elezioni. Con queste accuse, su disposizione del Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catania, a seguito delle indagini condotte dalla procura etnea, sono stati arrestati dai carabinieri di Paternò Biagio e Giuseppe Mannino. Per i due, rispettivamente fratello e zio di Alfredo Mannino, attualmente detenuto e appartenente alla locale associazione mafiosa denominata clan Scalisi, la pena è stata subito tramutata in arresti domiciliari, mentre un avviso di garanzia è stato notificato a Emanuel Bua. Le indagini partono da una serie di furti e danneggiamenti nel paese pedemontano, a seguito dei quali i carabinieri hanno appurato «che quei reati erano in realtà funzionali ad ingenerare negli agricoltori della zona un clima di insicurezza e terrore tale da indurli a rivolgersi a esponenti della criminalità locale per chiedere protezione». E non solo di questioni di pizzo si tratta, perché si è scoperta anche una condotta illecita al fine di ottenere voti per un loro congiunto, Francesco Mannino, alle scorse elezioni di giugno per il rinnovo del consiglio comunale della cittadina etnea. Francesco,  figlio dell’indagato Giuseppe e cugino dell’indagato Biagio e candidato nella lista Giovani in movimento con il candidato sindaco di centrodestra Fabio Mancuso, è in effetti stato eletto con quasi 300 preferenze tra i ranghi dell’opposizione nel gruppo consiliare Magnifica gente. Tipiche le modalità d’azione: «Limitavano la libera determinazione di votare presenziando stabilmente i luoghi di propaganda elettorale, segnatamente ove si svolgevano i comizi e presso la sede del comitato elettorale del Mannino, ovvero promettevano opere pubbliche ai rappresentanti di quartiere e istruivano gli elettori su come esprimere le loro preferenze presidiando i seggi elettorali durante le operazioni di voto», spiegano gli inquirenti. [Foto di Antonio D’Emanuele]


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Agli arresti domiciliari con l'accusa di danneggiamenti ai fini dell'induzione al pagamento del pizzo, e di condotta illecita per ottenere voti alle scorse elezioni comunali. Sono Biagio e Giuseppe Mannino, rispettivamente fratello e zio di Alfredo Mannino attualmente detenuto e appartenente alla locale associazione mafiosa denominata clan Scalisi. Con la loro condotta avrebbero «limitato la libera determinazione di votare», favorendo l'elezione del consigliere d'opposizione Francesco Mannino, figlio dell'indagato Giuseppe

Agli arresti domiciliari con l'accusa di danneggiamenti ai fini dell'induzione al pagamento del pizzo, e di condotta illecita per ottenere voti alle scorse elezioni comunali. Sono Biagio e Giuseppe Mannino, rispettivamente fratello e zio di Alfredo Mannino attualmente detenuto e appartenente alla locale associazione mafiosa denominata clan Scalisi. Con la loro condotta avrebbero «limitato la libera determinazione di votare», favorendo l'elezione del consigliere d'opposizione Francesco Mannino, figlio dell'indagato Giuseppe

Agli arresti domiciliari con l'accusa di danneggiamenti ai fini dell'induzione al pagamento del pizzo, e di condotta illecita per ottenere voti alle scorse elezioni comunali. Sono Biagio e Giuseppe Mannino, rispettivamente fratello e zio di Alfredo Mannino attualmente detenuto e appartenente alla locale associazione mafiosa denominata clan Scalisi. Con la loro condotta avrebbero «limitato la libera determinazione di votare», favorendo l'elezione del consigliere d'opposizione Francesco Mannino, figlio dell'indagato Giuseppe

Agli arresti domiciliari con l'accusa di danneggiamenti ai fini dell'induzione al pagamento del pizzo, e di condotta illecita per ottenere voti alle scorse elezioni comunali. Sono Biagio e Giuseppe Mannino, rispettivamente fratello e zio di Alfredo Mannino attualmente detenuto e appartenente alla locale associazione mafiosa denominata clan Scalisi. Con la loro condotta avrebbero «limitato la libera determinazione di votare», favorendo l'elezione del consigliere d'opposizione Francesco Mannino, figlio dell'indagato Giuseppe

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