Dopo l'arresto di 39 presunti esponenti del clan Scalisi non sono mancate le prese di posizione di associazioni e istituzioni, compresi i sindaci dei due Comuni in cui la cosca avrebbe spadroneggiato. «Siamo vicini alle vittime e ci costituiremo parte civile nel processo», spiega a MeridioNews il sindaco Pippo Ferrante
Adrano, le reazioni all’operazione Illegal duty «Denuncia? Unica scelta per i commercianti»
«Il Comune di Adrano si costituirà parte civile nel processo contro gli imputati dell’operazione Illegal duty» .A parlare è il primo cittadino Pippo Ferrante il quale si è detto soddisfatto per gli arrestati effettuati dagli agenti del commissariato locale e della Squadra mobile del capoluogo etneo : «Esprimo la mia gratitudine e stima alla magistratura e alle forze dell’ordine che ha duramente colpito il clan Scalisi. Il fenomeno delle estorsioni è un male che va assolutamente estirpato, crea sottomissione psicologica ed economica, il tutto in una situazione non certo facile dei nostri operatori economici. Le istituzioni sono vicini ai soggetti taglieggiati».
Si costituirà parte civile nell’eventuale processo anche l’associazione antiracket e antiusura Libera Impresa, presente ad Adrano con un suo sportello. Ad annunciarlo il presidente Rosario Cunsolo. «Non appena il processo avrà luogo come associazione ci costituiremo parte civile. Devo purtroppo rilevare, nonostante ci siamo stati dei progressi rispetto al recente passato, che i commercianti non hanno denunciato; tutto dipende dalla nostra cultura, sui cui l’associazione sta lavorando per poterla cambiare. Due anni addietro,scortato da polizia e da agenti della municipale, sono andato al mercato ortofrutticolo portando con me una lettera aperta, attraverso la quale invitavo i commercianti a denunciare eventuali estorsioni. Si deve lavorare sulla cultura perché i clan hanno nuova manovalanza».
Amareggiato appare il presidente dell’associazione antiracket del gruppo Confcommercio Alfredo Agosta, Ludovico Lizio: «Diciamo grazie al lavoro delle forze dell’ordine e della Procura. Purtroppo il problema reale è quello culturale. denunciare molto spesso mette in difficoltà i commercianti, perché, se lo fai prima che lo Stato attua la tua tutela non sei nelle condizioni di poter svolgere serenamente la tua attività. La burocrazia – prosegue Lizio – diventa spesso un ostacolo». Prende posizione anche Addiopizzo Catania che esprime viva soddisfazione, auspicando che «che commercianti ed imprenditori decidano di avere fiducia nello Stato poiché la denuncia è l’unica via da seguire per liberarsi dalla prepotenza mafiosa».
Sulla vicenda intervenie anche il sindaco di Santa Maria di Licodia, Salvatore Mastroianni , in quanto tra gli arrestati figurano sei licodiesi: Antonino Furnari, Agatino Leanza, Antonino Leanza, Mauro Giuliano Salamone, Agatino Perni e Alfredo Pinzone. «Un plauso alle forze dell’ordine e alla magistratura che hanno sgominato un clan attivo anche sul nostro territorio». Ricordiamo che proprio a Santa Maria di Licodia venne messa a segno una rapina da un commando legato agli Scalisi, che finì nel sangue. Il 14 dicembre del 2014 fu rapinato un commerciante cinese, con cinque persone che avevano investito, con un autocarro e una Fiat Uno, il furgone Fiat Scudo dell’uomo. L’imprenditore asiatico era stato costretto a fermarsi ed era stato minacciato con un fucile a canne mozze, col quale gli avevano poi sparato quando aveva tentato di reagire. In quell’occasione avevano portato via circa 200 mila euro .