Stavolta l'ex municipalizzata sembrerebbe intenzionata a fare sul serio e, in vista del rinnovo del contratto in scadenza a fine novembre, scopre le carte. In una lettera inviata a sindacati e curatela, chiede il licenziamento di un terzo dei lavoratori
Acque potabili siciliane, ecco l’aut aut dell’Amap L’azienda: «Via 73 dipendenti oppure tutti a casa»
O vanno via 73 dipendenti o salta l’accordo. E, questa volta, rimarrebbero a casa tutti i lavoratori di Acque Potabili Siciliane: 202 persone. È l’aut aut dell’Amap contenuto in una missiva, inviata alla curatela e ai sindacati, con la quale fissa i paletti per discutere il rinnovo dell’accordo. Una lettera dove, nero su bianco, la società sembra intenzionata a «procedere alla prosecuzione del contratto di affitto d’azienda in corso dal 18 maggio 2015» ma a condizioni diverse. I timori legati a un possibile licenziamento di una settantina di lavoratori transitati nell’ex municipalizzata, si fanno più concreti. L’Amap punta il dito contro la diminuzione del numero dei Comuni della provincia di Palermo che recentemente si sono affrancati dal servizio: dai 52 originariamente serviti da Aps agli attuali 38, in molti fuggiti in virtù della legge regionale che autorizza i singoli enti a gestire autonomamente il servizio, come nel caso di Bagheria, l’ultimo in ordine di tempo.
Una legge, tuttavia, impugnata lo scorso 20 ottobre dal Cdm perché palesemente incostituzionale, in contrasto anche con la normativa europea. Al momento, tuttavia, l’orientamento del governo regionale è di andare avanti a testa bassa, ricorrendo alla Corte costituzionale. Un percorso dall’esito incerto che, tra i suoi effetti, potrebbe contribuire al licenziamento dei lavoratori a partire dal primo dicembre. L’azienda nella lettera fa riferimento a «una condizione antieconomica della gestione del servizio alle condizioni attuali» e propone una proroga del contratto «subordinata a un riequilibrio dei costi con un intervento da effettuarsi sul numero del personale, avendo evidenziato rispetto ai lavoratori in forza un esubero di 73 unità, di cui 36 operai e 37 impiegati». Se un terzo dei Comuni è andato via creando ingenti perdite, lo stesso destino dovrebbe toccare ai lavoratori.
Al fine della salvaguardia «anche parziale» dell’occupazione, l’Amap si dice «disponibile a valutare i criteri di scelta del personale da mantenere» e la lettera, alla quale è stato allegato anche un file excel con i nominativi dei dipendenti, si conclude così: «Il nuovo contratto di affitto d’azienda avrà efficacia subordinatamente alla definizione dell’accordo collettivo del prossimo primo dicembre». In altre parole, qualora il nuovo contratto di affitto in deroga alle condizioni date non venisse accettato, probabilmente verrebbe meno anche il rinnovo per tutti i 202 lavoratori Aps.
«È una procedura inaccettabile – dice a MeridioNews Margherita Gambino, della segretaria provinciale Ugl – non sono stati resi noti i criteri di scelta e non si comprende come un’azienda già sottodimensionata possa ridurre ulteriormente il suo personale. Ad ogni modo, abbiamo programmato lo stato di agitazione e chiamato la Prefettura per essere convocati al più presto. Se la Regione avesse rispettato la normativa nazionale il numero dei Comuni non sarebbe cambiato e ora l’Amap non avrebbe nulla a cui appigliarsi. È mancata chiarezza – conclude – e ciò ha contribuito a creare un quadro drammatico per i lavoratori».
Nel frattempo, ieri il Consiglio comunale ha approvato la modifica dello statuto dell’Amap che consente, dopo il fallimento di Acque potabili siciliane, l’ingresso degli altri Comuni della provincia nell’ambito dell’operazione Aps e rinnova l’affidamento del servizio all’azienda di via Volturno per 30 anni. Un modo per garantire il servizio agli enti che già hanno deciso di affidarsi all’ex municipalizzata per la gestione del servizio idrico ma che non intacca l’intenzione dell’Amap di calibrare il numero dei dipendenti in relazione al numero effettivo dei Comuni che aderiranno al servizio.