Diga Ancipa, 8 gennaio 2025 (foto di Alfio Giachino)

La situazione della diga Ancipa: l’acqua aumenta, «ma è merito di pioggia e neve, non della politica»

Ha piovuto, ha nevicato, l’acqua è arrivata, l’emergenza sembra passata. La situazione della diga Ancipa, però, non è risolta definitivamente. Perché se è vero che la nota della Regione siciliana – diffusa lo scorso 30 dicembre – parla di sette milioni di metri cubi di acqua e se è vero che alle 12 del 7 gennaio pare siano stati raggiunti i nove milioni di metri cubi (lo riporta un monitoraggio dell’associazione Movimento per la difesa dei territori), è altrettanto vero che per ora la gran parte del lavoro l’hanno fatta gli eventi meteorologici, non gli interventi della politica e dei tecnici. Per quanto ne sappiamo, piogge e nevicate potrebbero aumentare – e in quel caso si sarebbe tutti contenti – ma anche diminuire, cosa che riporterebbe le comunità che per il loro approvvigionamento idrico dipendono unicamente dall’Ancipa alla situazione che si è verificata a cavallo tra novembre e dicembre scorsi: una diga quasi a secco e forse il ripetersi di azioni dimostrative di un certo impatto, che denunciano il disagio e provano a muovere qualcosa. (Qui e qui è possibile leggere la ricostruzione di tutta la vicenda e capirne gli elementi principali).

Dopo quasi tre giorni di occupazione e l’interruzione della fornitura idrica verso Caltanissetta e San Cataldo – provocata proprio dalle persone occupanti – l’accordo sull’acqua dell’Ancipa era stato poi trovato, il presidio di sindaci e cittadini aveva smobilitato e l’emergenza era gradualmente rientrata; il completamento del bypass dell’acquedotto Blufi, poi, ha contribuito a normalizzare la situazione. La fase emergenziale è finita, ma ora serve governare la cosa e muoversi in anticipo, perché senza un inverno di piogge e nevicate perlomeno sufficienti la situazione degli ultimi mesi potrebbe riproporsi. «Come sindaco non ho nessuna comunicazione specifica su eventuali interventi tecnici in corso o eseguiti», dice però a MeridioNews il sindaco di Troina, Alfio Giachino. Così come Cerami, Gagliano Castelferrato, Nicosia e Sperlinga, per la sua fornitura idrica il Comune amministrato dalla giunta Giachino dipende esclusivamente dall’Ancipa. «Ora la situazione è migliorata, ma è stato merito del buon Dio, per chi ci crede, o del destino – per chi non crede – che ha fatto nevicare sui Nebrodi e ci ha messo una pezza». Giachino spiega che «di solito la neve sui Nebrodi arriva dopo Natale, quest’anno eccezionalmente è arrivata prima, cosa che ha permesso questo afflusso notevole alla diga. Se non fosse andata così, oggi staremmo parlando di altro».

«A quanto pare domani dovremmo arrivare a dieci milioni di metri cubi d’acqua», dice al nostro giornale Fabio Venezia, deputato regionale del Partito democratico, ex sindaco di Troina e assessore della giunta Giachino. Assieme ai sindaci dei cinque Comuni Ancipa-dipendenti, nei giorni più intensi della crisi anche lui ha occupato l’area del potabilizzatore della diga. Anche Venezia parla di «un’emergenza idrica in parte risolta non per l’azione efficiente ed efficace della politica, ma perché a dicembre ci sono state piogge e nevicate che hanno mitigato la situazione. La politica – continua il deputato regionale – non riesce nemmeno ad affrontare la cosa, né in modo emergenziale né in modo strutturale». Anche lui, come Giachino, dice che «notizie su lavori in programma o in esecuzione non ne abbiamo». Venezia aggiunge che «all’Assemblea regionale siciliana stiamo sollecitando il governo a fare un piano straordinario di contrasto delle perdite idriche: ogni anno – dice il deputato al nostro giornale – si perdono 330 milioni di metri cubi d’acqua, cioè il 51 per cento. Siamo la seconda Regione in Italia», mentre la prima è la Sardegna. Secondo il piano proposto da Venezia e dal Pd, «si potrebbe riuscire a recuperare circa 100 milioni di metri cubi d’acqua». Quello delle cosiddette reti colabrodo non è un problema solo siciliano, ma nella nostra Regione è particolarmente grave e per molti anni è mancata un’azione politica e tecnica in questo senso.

«In Sicilia manca un piano straordinario per il contenimento delle perdite idriche – continua Venezia – e manca un piano di efficientamento delle dighe». Secondo il deputato «nella nostra Regione si opera solo in un contesto emergenziale, poi cala il sipario e si torna alla normalità: invece bisogna intervenire ora, così da programmare investimenti». Venezia fornisce un dato: «L’anno scorso il comparto agricolo siciliano ha avuto il 14 per cento di lavoratori in meno rispetto all’anno precedente: in questo la siccità ha inciso profondamente». Stando a quanto dice Venezia al nostro giornale, «il gruppo del Pd ha chiesto di rimodulare almeno un terzo delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione 2021-2027 – che per la Sicilia ammonta a 6,8 miliardi di euro – e di destinare questi fondi all’emergenza climatica e a quella idrica, che in questo momento nella nostra Regione sono le priorità».

Per il sindaco di Troina la crisi idrica nell’Ennese non è legata solo al cambiamento climatico, «che è oggettivo e del quale vediamo le conseguenze in atto», dice Giachino, ma dipenderebbe anche da altro. «Quello che diciamo è che se i razionamenti fossero iniziati prima e se ci fosse stata un’attenzione maggiore verso l’individuazione delle perdite, probabilmente avremmo avuto una fase di crisi, ma non così forte come quella che abbiamo avuto, nella quale abbiamo rischiato di arrivare a zero acqua». Il sindaco di Troina spiega che «era chiaro che i volumi della diga stavano diminuendo, quindi se a gennaio 2024 fossero iniziati sia il razionamento sia interventi grossi sulle perdite – con lavori anche 24 ore su 24 – probabilmente avremmo sofferto, ma non saremmo arrivati alla situazione di fine novembre».

Dopo alcune settimane di forte difficoltà e qualche giorno di apprensione, ora le comunità dei paesi che dipendono dall’Ancipa stanno vivendo una situazione di ritrovata, anche se non completa, serenità. L’1 gennaio, per esempio, a Troina la distribuzione idrica è passata da una volta ogni cinque giorni a una volta ogni tre giorni (nei mesi precedenti si era arrivato anche a una volta ogni sette giorni). «Le persone stanno respirando – dice Giachino – per cui in questo momento c’è ottimismo, ma abbinato a una forte cautela»; cautela sulla quale il sindaco di Troina insiste quando ci dice che «un’analisi più accurata la farei a fine marzo, quando parleremo di volumi d’acqua realmente invasati durante la fase invernale, e non di quelli che si stanno invasando. A quel punto potremo fare una valutazione più a lunga gittata, quando i volumi introitati saranno reali e non staremmo più parlando di proiezioni relative a quello che potrebbe essere da qui alle prossime settimane. È per questo che per ora invito alla cautela». Per conoscere lo stato dei lavori eventualmente in atto sulle condutture siciliane e i progetti della Regione sul tema della crisi idrica, MeridioNews ha provato a contattare Salvo Cocina – capo della Protezione civile regionale e coordinatore della cabina di regia sull’emergenza idrica – ma al momento non ha ricevuto risposta.


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