Acireale reagisce alla violenza, folla all’assemblea  «Abbiamo cercato di ristabilire il rispetto delle regole»

«Non arretreremo di un millimetro nel nostro impegno per affermare la legalità in questa città, perché è solo nella legalità che si fonda lo sviluppo». È stato con queste parole che il deputato regionale del Gruppo Misto, Nicola D’Agostino, ha chiuso stamani l’assemblea cittadina indetta dal comitato di Cambiamo Acireale come risposta agli atti intimidatori nei confronti dello stesso D’Agostino – a cui è stata recapitata una testa di capretto con un proiettile conficcato – e della moglie del sindaco di Acireale, Roberto Barbagallola cui automobile è stata colpita da una bomba carta nella notte tra giovedì e venerdì.

Circa duecento le persone che hanno affollato il cortile interno del Palazzo del Turismo, sede temporanea del Comune. Tra di essi, diversi sindaci del comprensorio e il primo cittadino di Vizzini, giunti ad Acireale per far sentire la propria vicinanza a Barbagallo. Il sindaco acese, tuttavia, è stato il principale assente della manifestazione poiché impegnato in Procura per discutere con i magistrati dei fatti di ieri che uniti all’azione incendiaria di fine febbraio – quando l’auto di Barbagallo venne data alle fiamme a pochi metri dalla sua abitazione – hanno fatto innalzare il livello di attenzione sulla città dei cento campanili.

Minacce dalla chiara simbologia mafiosa ma che, stando a quanto dichiarato fino a ora dall’amministrazione acese, non avrebbero un movente specifico se non quello di reagire alla pretesa di legalità imposta dalla giunta Barbagallo: «Dall’insediamento di questa giunta – ha detto D’Agostino – abbiamo cercato di ristabilire il rispetto delle regole. Partendo dalle cose più piccole: contrasto all’abusivismo ma anche maggiore trasparenza con la rotazione dei dirigenti. È chiaro che questo modo di agire – ha proseguito il deputato – ha infastidito qualcuno, ma noi non ci fermeremo».

Le parole dell’onorevole hanno ricalcato a grandi linee quelle pronunciate all’indomani del primo atto intimidatorio nei confronti di Barbagallo. In quell’occasione, D’Agostino parlò di «mafiosetti» che non avrebbero ottenuto alcun risultato minacciando l’amministrazione.

A prendere parola, tra gli altri, è stato anche la deputata regionale del Movimento 5 Stelle, Angela Foti, che ha portato la solidarietà dell’intero gruppo parlamentare pentastellato: «Ho deciso di venire in compagnia di mio figlio – ha dichiarato Foti – per fargli capire sin da ora quali sono le responsabilità di un primo cittadino, cosa significhi perseverare nella legalità. Il confronto e l’opposizione anche dura non devono mai trascendere i limiti della democrazia e del rispetto». Presente anche il sindaco di Catania, Enzo Bianco, che già ieri aveva comunicato la propria vicinanza a Barbagallo e D’Agostino in un momento nel quale «Acireale è nella morsa della mafia».

È proprio però intorno alla probabile matrice mafiosa che in città ci si domanda quali interessi possano essere in gioco in questi mesi, al punto da scatenare gesti così eclatanti. Tra coloro che infatti non credono al fatto che la mafia possa reagire in tale modo in risposta a un’azione di contrasto agli abusivi, vi è anche l’ex sindaco di Acireale, Nino Garozzo, che ieri rispondendo a distanza a D’Agostino ha sottolineato come l’attuale amministrazione non si sia distinta per decisioni particolarmente discontinue rispetto al passato: «Gli abusivi e i convegni sulla mafia li organizzavamo anche noi», ha dichiarato Garozzo.

Per saperne di più, quindi, non rimane che attendere lo sviluppo delle indagini che vedono in campo polizia di Stato e carabinieri. Al vaglio in queste ore le immagini dalle videocamere di sorveglianza poste nei pressi dell’abitazione di D’Agostino: le riprese confermerebbero il passaggio di due uomini a volto coperto e a bordo di uno scooter, i quali dopo aver posizionato la testa di capretto potrebbero essersi diretti verso l’abitazione di Barbagallo. Quest’ultima, però, allo stato attuale è solo un’ipotesi suffragata soltanto dalla testimonianza di alcuni vicini di casa del primo cittadino che avrebbero sentito, poco prima dello scoppio della bomba carta, un motorino rallentare.


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